TRA CIELO E TERRA

UN MONDO SENZA MEMORIA


Un mondo senza memoria? Difficile da immaginare, anche se in qualche modo ci è appartenuto. La memoria è l’etere vitale che tutto muove, forza propulsiva, contenuto e senso dell’esistenza. Nel mondo, prima che nell’uomo: memoria di Dio. Immaginiamo per un momento l’uomo odierno senza memoria storica: passa i suoi giorni nell’azione bruta, dimentico dell’ esperienza, statua di creta retta da un io inconsapevole, che guarda il mondo per la prima volta, perenne infante incantato. Cosa potrebbe condividere con il mondo? A differenza dell’animale, retto e governato dalla trasmissione dei caratteri ereditari di specie e dalla sapienza universale, si troverebbe ad avere la coscienza di essere diverso, senza tuttavia capire il perché. Lo vedo disperato chiedersi perché non cammina a quattro zampe, perché non riesce a comunicare il suo pensiero, perché i suoi sensi non lo guidano, perché non riesce a farsi capire, perché sa creare dal mondo, mentre esso si autogenera, perché...E questo ogni volta, perpetuamente. No, l’uomo è la sua memoria anche se una memoria trasfigurata, che un tempo lo voleva legato alla divinità nell’oblio ed ora lo vuole consapevole di se stesso e dei suoi mezzi per  arrivare a riconoscere che è una parte dell’eterno, una monade sempre vivente che trascende il carattere transeunte della materia: propendendo verso l’altro in un continuo moto, accoglie in sé il diverso e distinguendosi dal tutto, nella comunione diventa dio. La memoria è una sua conquista. Razionalizzando il mondo, ha potuto servirsene e trasformarlo. Sollevato dalle necessità primordiali, ha potuto ricostruire piano piano e con immenso sforzo il suo percorso: capire che è creatura e creatore, di vita, d’arte, di progettualità; mezzo di intuizioni e filosofie, di concezioni e immaginazioni, mezzo speciale e Signore dell’Amore. Figlio dell’Uomo e Figlio di Dio, dall’archetipa possibilità di morire e poi risorgere.  E questo nel perenne ricordo di un’Ultima Cena, dove il sangue dell’Agnello e la sua Carne furono immolati per la remissione dei peccati. E continua l’uomo ad elaborare le sue peculiarità rispetto al mondo. Esamina e perfeziona, conserva e sacrifica,  inventa e produce perché si ricorda di ciò che scopre, si affeziona ai suoi sforzi, sa correggersi, entusiasmarsi e farsi valere per ciò che ha la coscienza di essere e di essere stato. E soprattutto non cadono nella dimenticanza i dolori e le sofferenze: le guerre per l’autoaffermazione, gli egoismi e le perversioni, le sopraffazioni, le prigionie e tutte le forme di schiavitù. Propellenti questi, potenti, atti a farlo muovere alla conquista della libertà. Una libertà che sia innanzitutto rispetto della legge e dell’altro, ma anche una libertà più sottile: quella che riconosce nel pensiero non filtrato dalle rappresentazioni, il mezzo per comprendersi, comunicare e riconoscersi universali, parti indispensabili del tutto. Una libertà che, sviluppando l’amore reciproco e l’attenzione per l’altro, saprà un giorno fare a meno della legge, per diventare Grazia. La conquista per antonomasia, la pietra filosofale, testata d’angolo per edificare il sublime scopo finale dell’Uomo: l’Amore. Continua egli  a seppellire i suoi morti, facendone onori e conservandoli in vita con il ricordo. Lascia ciò che ha ai suoi figli attraverso i suoi beni e i suoi scritti, affinché la perenne scintilla del suo cuore possa orientare chi resta. Il mondo, l’uomo, la coscienza dell’esistenza, la coscienza di Dio: la sua Memoria.