"Secondo me ci sono anche più posti che strade! Basta aver voglia di muoversi!" (La strada che non porta da nessun posto, Favole al telefono, Gianni Rodari) I cambiamenti ci spaventano e inevitabilmente davanti ad essi ci mettiamo sulla difensiva o addirittura scappiamo. Spesso si fa finta di nulla e si continua a condurre come facevamo prima la propria esistenza. Un atteggiamento del genere è sintomo di mancanza di coraggio e di presa di posizione. Una delle favole che ci fa riflettere su questo concetto è "La strada che non porta in nessun posto" di Gianni Rodari. Il protagonista è Martino, soprannominato "Testadura" noto per la sua determinazione e caparbietà. Martino non si lascia influenzare dalle false credenze e dalle dicerie della gente perché la sua curiosità e la sua fame di vita sono più forti di esse. Martino Testadura decide di perseguire la strada che la gente del paese ritiene che non porti in nessun posto. E' una strada insidiosa, misteriosa che nessuno ha avuto il coraggio di esplorarare. Egli vuole capire prima di accettare ciò che gli altri ritengono inutile. Per capire deve conoscere e lasciarsi andare, osare. La storia di Martino Testadura è la storia di tutti quelli che vogliono sperimentare e spingersi oltre le proprie possiblilità e oltre la realtà limitata che soffoca le energie vitali e la creatività. Quante volte il nostro entusiasmo, la nostra vitalità trova davanti a sè mura che sembrano insormontabili e che ci fanno paura. Spesso a frenarci è l'iindifferenza, il cinismo e l'invidia della gente che crea attorno a noi un alone di negatività e sconforto. E' vero che l'ignoto è un enigma di cui conosciamo poco o quasi nulla ma Martino Testadura nella favola di Gianni Rodari, ci insegna che scappare o frenare i nostri desideri o sogni non gratifica. E' il coraggio di esplorare, la voglia di metterci in gioco e accettare la novità e il mistero come qualcosa di emozionante che ci aiuta a migliorare come Persone. Con la testa degli altri non si va da nessuna parte. Dobbiamo avere fiducia in noi stessi e imparare a capire cosa è giusto o sbagliato per noi ascoltando i nostri bisogni e le nostre esigenze. Gli altri possono fornirci informazioni, esprimere il proprio punto di vista e darci consigli. Ma siamo noi a scegliere, prendere decisioni e imbatterci lungo una strada che sembra misteriosa ma che noi vogliamo esplorare perché ci sono tanti posti che aspettano proprio noi. Sono posti adatti solo a noi e non riservati agli altri. |
Post n°96 pubblicato il 24 Marzo 2016 da maryempatika
"Io trovo i miei versi intingendo il calamaio nel cielo". Alda Merini In questi giorni si è festeggiata la Giornata Mondiale della Poesia, in concomitanza con una data importante, il compleanno di una delle più rappresentative figure di questa forma espressiva, Alda Merini. In questa Giornata si è ribadita l'importanza e il potere di questo mezzo espressivo capace di unire popoli e culture diverse. Mediante la poesia le parole assumono una musicalità speciale e un significato dal grande valore. Le parole di una poesia nascono da una dimensione profonda che eleva il nostro senso di umanità e si sintonizza con le nostre emozioni e i desideri vitali. Una poesia si ciba di vita reale o immaginaria, di sensazioni intense e sentimenti nobili e sinceri. Attraverso una poesia esploriamo un mondo inedito in cui etichette, definizioni o pregiudizi non esistono perché la Poesia attinge da un mondo nuovo. Nel Mondo Nuovo creato dalla Poesia dimora il senso della Beatitudine dei Sensi e l'Etenità. Sono aspetti vitali che non sono facilmente visibili e nè tanto meno misurabili e definibili. La Poesia ti consente di calarti in questa dimensione non ordinaria in cui spesso avrai l' impressione di perderti e di riconoscerti al tempo stesso. Ti spaventerai tentando di porre le distanze, di metterti in salvo e scappare. Il poeta deve inevitabilmente affrontare le ombre della realtà che lo circonda soprattutto partendo da quelle interiori che continuamenente lo assillano. Egli non le le rigetta, come sostiene Alda Merini, ma le affronta e soprattutto le esprime raccontandole attraverso le sue "parole tradotte in versi". La Poesia è un mezzo di comunicazione che fa da veicolo a messaggi che ci stanno a cuore o che vogliamo imporre o per i quali non ci stancheremo mai di lottare. La più bella soddisfazione per un poeta è riuscire ad emozionare il lettore coi propri versi. E' misteriosa e intrigante la "sintonizzazione" che si crea tra lettore e poesia e tra poeta e lettore. E' un qualcosa che che non si riesce a spiegare..è magia, è esplorazione di ciò che sfugge alla realtà e al quotidiano...ha il sapore dell'Eternità. Mediante le sue composizioni il poeta conquista l'immortalità e inevitabilmente lascia il segno del suo passaggio in un mondo che non gli apparterrà mai abbastanza. |
Post n°95 pubblicato il 09 Marzo 2016 da maryempatika
Se siete a corto di idee, se avete bisogno di confrontarvi con i vostri colleghi, compagni e amici nell'affrontare una specifica questione e tematica o per risolvere un problema, il "brainstorming" è una tecnica che permette di alimentare il pensiero creativo. Questa tecnica è stata ideata da A. F. Osborn nel 1926 ma, nel mondo orientale esiste già da quattrocento anni col nome di Prai- Barshana. Il termine "Prai" significa "fuori di te stesso", invece, "Barshana" significa "questione". Le metodologie di questa tecnica valorizzano le persone, attivano risorse creative per ricercare nuove soluzioni. La traduzione inglese del termine "brainstorming" significa "tempesta di cervelli" e mi fa immaginare tanti cervelli sintonizzati tra loro che si attivano per produrre qualcosa di nuovo e sperimentale. Il brainstormig è costituito da: - una fase divergente: si ha quando le parti si incontrano e, dopo aver stabilito la tematica o il problema da risolvere, producono delle idee senza limiti e vincoli; - una fase convergente: dopo aver selezionato le idee più vantaggiose e realizzabili si passa alla fase di analisi in cui l'esperienza e le conosenze tecniche assumono un ruolo fondamentale. Quando si decide di attivare una sessione di brainstorming, innanzitutto, occorre sospendere il giudizio e lasciarsi andare alle idee più disparate, anche quelle più bizzarre. Non bisogna temere le critiche o i giudizi. A questo proprosito è necessario che il gruppo sia condotto da uno che sia capace di gestire il gruppo e stimolarlo. Il gruppo di lavoro non deve essere troppo numeroso ma deve comprendere massimo dieci persone altrimenti sarebbe difficile gestirlo e lavorarci. Sarebbe d'aiuto lavorare in un posto infromale per creare un clima rilassato che facilita il dialogo e il confronto. Durante il brainstorming si possono sperimentare tecniche diverse. I partecipanti si sistemano a semicerchio di fronte ad una lavagna. Una volta stabilite le regole occorre dare sfogo all'immaginazione elaborando idee creaive in grado di affrontare il problema e la tematica da punti di vista diversi. Si può partire da un'immagine, da una parola o un link su internet. Si può persino attivare un "gioco di ruolo" mettendoci nei panni di un'altra persona e cercare di affrontare un problema come farebbe lei. E' nella fase convergente che si redige la lista delle idee raccolte per analizzarle e discuterle. In questa fase viene stimolato il confronto e la rielaborazione del problema da affrontare. Ogni partecipante fornisce una visione diversa del problema e ciò può essere utile per dar vita a soluzioni nuove e stimoli inediti. Grazie al braistorming ci si mette in gioco e si impara a conoscere meglio l'Altro. La creatività si ciba di incontri e confronti con persone come noi che attingono dall'immaginazione. Anche la persona che credevamo non ci potesse essere utile nel nostro atto creativo può apportarci delle novità e fornirci stimoli e idee creative. |
Post n°94 pubblicato il 17 Febbraio 2016 da maryempatika
Sono sempre stata un'appassionata di psicologia. filosofia e tutto ciò che concerne l'"essere umano". Grazie agli studi universitari intrapresi ho avuto la possibilità di approfondire tematiche significative per questo ambito. Non mi sono bastati gli studi e mi sono lasciata andare ad esperienze di volontariato che mi hanno formata personalmente e professionalmente. Il sociale e il Terzo Settore sono ambiti che mi hanno fatto acquisire nuove competenze e abilità. Ciò che mi è sempre piaciuto in queste esperienze è la possibilità di mettermi in gioco, analizzare un mondo fatto di persone e rivolto alle persone per soddisfare la mia continua fame di vita e la mia curiosità. Sono una grande sostenitrice dei lavori definiti "white jobs": i lavori che riguardano l'assistenza e la cura della persona, l'educazione/formazione e animazione rivolta all'infanzia e alla popolazione anziana, i servizi di mediazione interculturale. Ricordo ancora il giorno in cui il treno assistetti ad una conversazione tra due studenti universitari tra i quali c'era uno studente di ingegneria che criticava la sua amica iscritta alla facoltà di scienze dell'educazione. Il ragazzo in questione definiva il corso di studi della sua amica "scienze delle merendine" sostenendo che era facile e non aveva senso d'esistere un percorso di studi del genere perché professioni nel sociale e nell'ambito educativo per questi sono "una passeggiata". Io provo rispetto per tutte le professioni e mestieri di questo mondo. Con questo espisodio voglio indurvi a riflettere su quanto i "white jobs" vengano sottovalutati. Eppure l'ultimo rapporto di Italia Lavoro (risale a circa un anno e mezzo fa), dimostra che quello dei !white jobs"è un settore in forte crescita e in grado di dare un apporto significativo al bilancio statale. Si prevede addirittura un aumento di circa tre milioni di occupati in questo settore nel 2020, soprattutto grazie all'apporto della componente femmnile, capace in questo settore di conciliare vita familiare e vita professionale. E' un settore sul quale le politiche di welfare territoriale dovrebbe puntare per poter sfruttare al meglio quelle risorse che il Fondo Sociale Europeo mette a disposizione delle regioni ma che risultano sprecate o spese in maniera incongrua e inefficace. Quello dei "white jobs" è un settore capace di ristrutturare il mondo del lavoro per i giovani dando vita a nuove e qualificate figure professionali. E' un ambito che richiede innanzitutto una forte motivazione accompagnata da una mentalità aperta, una certa passione e molta curiosità. Lavorare con le persone per le persone è una sorta di "missione" in cui impari a gestire le emozioni, la sensibilità e vulnerabilità propria e di chi interagisce con te. Ogni giorno è una "giornata nuova" in cui nulla è programmato fino in fondo e nulla va dato per scontato. Alleate sono doti personali come l'empatia, lo spirito di iniziativa e il problem solving.
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Mentre viviamo le nostre esistenze, dinanzi a noi si aprono mondi immensi ricchi di tante possibilità. Davanti ad essi è facile smarrirsi, perdere il controllo di quella che fino ad un momento fa era la nostra "quotidianità" e avere paura... La "quotidianità" spesso è la "coperta di Linus" che ci dà sollievo, ci protegge, ci fa sentire comodi. A volte la "quotidianità" che ci costruiamo senza accorgercene è solo un'illusione, una finzione di stabilità alla quale aspiriamo per sentirci meno esposti al rischio e al "caos" che inevitabimente fanno parte della nostra dimensione umana. Ci rifugiamo in realtà quotidiane e costruiamo una sorta di "comfort zone" escludendo il "nuovo", il "dubbio", il "caos" e il "rischio". Eleviamo mura incontrastate che nel corso del tempo si stratificano e si cibano di convinzioni, pregiudizi ed etichette. Sono illusioni di stabilità che crollano al primo vento di novità perché come sostiene Andrea De carlo, noto scrittore milanese, in uno dei suoi romanzi, Yucatan, chiunque spera di trovare oltre il muro uno spiraglio di novità capace di sorprenderlo. C'è chi ha una predisposizione naturale verso la novità e l'esplorazione di mondi inediti. Io credo che faccia parte del nostro essere umani l'essere curiosi, il voler sperimentare, imparare cose nuove, il mettersi in gioco. C'è chi coltiva questa indole nel corso della sua esistenza e la esprime in atti creativi attraverso diverse forme artistiche. C'è chi invece tende a reprimere questa parte di sé per conquistare un'illusione di stabilità perché non è capace di affrontare tutti i turbamenti che "uscire dalla comfort zone" può comportare. Appartengono a questa tipologia di persone quelli che non possono fare a meno di esercitare una forma di controllo a tutto ciò che accade attorno e dentro di loro. spesso sono persone razionali che devono trovare in una maniera forsennata una spiegazione a tutto quello che accade loro. Se non riescono nel loro intento vanno in tilt, entrano in crisi specie se hanno a che fare col mondo delle emozioni e dei sentimenti che non conosce logica, razionalità e definizione. Ho visto questo tipo di persone elevare un muro all'apparenza incontrastato quando nelle loro vite un sentimento sconvolgeva il loro ordine e le loro "illsioni di stabilità". Queste persone che nella quotidianità sono uomini o donne "tutte d'un pezzo" improvvisamente diventano vulnerabili. ho visto oltre quel muro un bisogno vitale di affetto, calore, autenticità perché siamo tutti esseri umani e rinnegare la nostra dimensione umana significherebbe perdere la nostra identità. Il mondo si apre a noi ogni giorno con le sue sfaccettature e mille possibilità. ognuno sceglie liberamente di condurre la propria esistenza nel modo più coerente con quello che è. Spetta a noi decidere di elevare mura tra noi o le mille realtà al di là di esso oppure andare oltre. Oltre il muro ci sono colori delle sfumature inedite ed energie vitali difficili da etichettare che vanno solo ed unicamente vissute. |
Inviato da: cassetta2
il 30/10/2023 alle 18:41
Inviato da: coluci
il 17/10/2019 alle 12:10
Inviato da: coluci
il 19/10/2017 alle 19:09
Inviato da: coluci
il 10/07/2017 alle 17:17
Inviato da: coluci
il 27/01/2017 alle 17:39