EREMO MISANTROPO

Kilgore Trout - da "la colazione dei campioni" Kurt Vonnegut


 Kilgore Trout possedeva un pappagallo che si chiamava Bili. Come Dwayne Hoover, anche lui era completamente solo la notte, a parte il suo parrocchetto.Ma mentre Dwayne andava cianciando d'amore al suo Labrador, al suo parrocchetto Trout sorrideva e bisbigliava cose a proposito della fine del mondo."Da un momento all'altro diceva. "E sarebbe ora, tra l'altro."Lui aveva una sua teoria: presto l'atmosfera sarebbe diventata irrespirabile.E immaginava che quando l'atmosfera sarebbe diventata velenosa, Bill se ne sarebbe andato qualche minuto prima di lui. A tal riguardo lo prendeva anche in giro: "Come andiamo con la respirazione, Bill?" diceva; oppure: "Mi pare che ti sei buscato un po' d'enfisema, Bill"; o ancora: "Non abbiamo mai parlato di che tipo di funerale ti piacerebbe, Bill. Non mi hai neppure mai detto di che religione sei". E così via.Diceva a Bill che l'umanità meritava di fare una morte orribile per essere stata tanto feroce da rovinare un pianeta così bello. "Siamo tutti degli Eliogabali, Bill" gli diceva. Così si chiamava un imperatore romano che si fece fare da uno scultore un toro di ferro, vuoto dentro e di grandezza naturale, con uno sportello che si chiudeva da fuori. 11 toro aveva la bocca spalancata, e questa era la sola altra apertura verso l'esterno.Eliogabalo faceva entrare una creatura umana per lo sportello, che poi veniva chiuso da fuori. I rumori che l'essere umano faceva all'interno del toro venivano fuori dalla bocca spalancata. L'imperatore invitava gente a una bella festa, con abbondanza di cibo e vini e belle donne e bei ragazzini, dopodiché faceva accendere della ramaglia da un servo. La ramaglia stava sotto a della legna che stava sotto al toro.(…)Trout tirò fuori dal baule lo smoking e lo indossò. Somigliava molto allo smoking che avevo visto indosso a mio padre quando era molto, molto vecchio.Aveva una patina verdognola di muffa la cui peluria in certi punti faceva pensare a rattoppi di fine pelliccia di coniglio. "Andrà benissimo per la sera," disse Trout, "ma dì un po' Bill: a Midland City cosa si porta in ottobre prima che il sole cali?" Si tirò su i pantaloni in modo da esporre gli stinchi grottescamente decorativi. "Bermuda e calzini corti, eh, Bill? Dopotutto, io sono delle Bermude."Ripassò lo smoking con uno straccio bagnato e i funghi vennero facilmente via. "Detesto far queste cose, Bill" disse, riferendosi ai funghi che stava ammazzando. "I funghi hanno diritto di vivere quanto me. Sanno quel che vogliono, Bill. Che m'accechino se ne so più di loro."Quindi pensò a quello che Bill magari voleva. Non era difficile immaginarlo. "Bill," disse, "tu mi piaci tanto e, nell'Universo, io sono un tal pezzo grosso che farò realizzare i tuoi tre più grandi desideri." Aprì lo sportellino della gabbia, ciò che Bill non sarebbe riuscito a fare neppure in mille anni.Bill volò sul davanzale della finestra e appoggiò la spalluccia al vetro. C'era dunque soltanto una lastra di vetro tra il parrocchetto e il vasto spazio esterno. Benché Trout trattasse doppie finestre, non aveva doppie finestre nel suo alloggio."Sta per realizzarsi il tuo secondo desiderio" disse Trout fece di nuovo una cosa che Bill non sarebbe mai riuscito a fare: aprì la finestra. Ma quell'apertura di finestra fu un fatto così allarmante per il parrocchetto che volò di nuovo alla gabbia e vi saltò dentro.Trout richiuse lo sportello della gabbia e ci mise il fermo. "Questo è l'uso più intelligente dei tre desideri che mi risulta sia stato mai fatto," disse poi all'uccello, "ti sei assicurato di avere ancora qualcosa che vale la pena di desiderare: uscire dalla gabbia."