EREMO MISANTROPO
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Post n°1411 pubblicato il 24 Ottobre 2017 da Pitagora_Stonato
6 - Il sogno di Duvalier
Il suo nome non ha importanza, e nemmeno il suo aspetto. Quel che importa è che lei esistette, che Trager provò ancora una volta, e che si forzò di farlo, di crederci e di non mollare Ci provò.
Ma mancava qualcosa. Di magico?
Le parole erano le medesime.
Quante volte si può dirle, si chiese Trager, dirle credendoci, come la prima volta, in cui si sono pronunciate? Una volta, due, tre forse? Oppure un centinaio? E quelli che le dicono cento volte, sono davvero più bravi ad amare? Oppure solo a mentire a se stessi? Non sono piuttosto persone che hanno rinunciato molto tempo prima al sogno, che ne usano il nome per qualcos’altro?
Disse le parole, tenendola stretta, cullandola e baciandola. Disse le parole con esperienza, maggiore e più incisiva, e più morta di ogni convinzione.
Disse le parole e tentò, ma ormai non riusciva più a dar loro un significato.
E lei le disse a lui, e Trager si rese conto che non avevano più alcun significato. Si dissero un'infinità di volte le cose che ciascuno dei due voleva sentirsi dire, ed entrambi seppero che stavano fingendo.
Ci provarono veramente. Ma quando lui allungò la mano, come un attore prigioniero del proprio ruolo e destinato a recitare in eterno la stessa parte, quando allungò la mano e le toccò la guancia... la pelle era liscia, dolce e piacevole. E bagnata di lacrime.
(…)
Di tutte le belle e crudeli bugie che ti raccontano, la più cattiva è quella chiamata amore. Meathouse Man - G.R.R. Martin (da Splatter Punk - Paul M. Sammon - Arnoldo mondadori editore)
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