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MEGLIO UNA PIZZA IN DUE…

Post n°25 pubblicato il 23 Settembre 2011 da ronin53
 

Capita spesso di leggere una notizia flash e non trovarne poi traccia sui grandi network: ci siamo ormai abituati a queste “ghost news” ma ieri sera,su televideo RAI alle 23,50, ho letto: “ARABIA, "Non finisci pasto? Ti multo". Un ristorante dell'Arabia Saudita ha deciso che multerà i clienti che non finiscono il loro pasto. Come riporta Al Arabiya, i proprietari del locale hanno fatto sapere che il ricavato delle multe sarà versato a organizzazioni umanitarie. Finora i multati non si sono ribellati, anzi:"Penso che questa nuova idea insegni come consumare il giusto pasto", ha detto uno di loro. E un altro:"Se va in opere di carità, sono d'accordo. Spero che tutti i ristoranti seguano l'idea".

 

Ho fatto un giro veloce sulle homepage dei network più noti e dei quotidiani italiani più diffusi e ho letto che a Messina è stata realizzata dall’associazione Sviluppo Pizzaioli Europei una pizza record a forma di «G» (in onore del Guinness) e tricolore (per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia). Per completare la composizione, formata da 2010 singole pizze saldate con la mozzarella, i pizzaioli hanno lavorato 4 ore 17 minuti e 16 secondi. Complessivamente, la mega pizza è lunga 603 metri: misure che l’hanno fatta entrare nel guinness mondiale come nuovo record con questa particolare forma, senza riferimenti quindi con record passati da battere.

 

E ancora, durante la riunione a Bruxelles una minoranza guidata dalla Germania - formata anche da Regno Unito, Svezia, Olanda, Danimarca e Repubblica Ceca - si è opposta al ripristino del programma di aiuti europei a favore dei "banchi alimentari", cioè del sistema che consente a centinaia di ong, come la Caritas in Italia, di distribuire cibo ai poveri Europa.

 

Notizie molto diverse tra loro ma con un unico denominatore comune: il cibo.

Il punto su cui rifletto è che un terzo del cibo prodotto nel nostro pianeta non viene mangiato, ma, secondo la FAO, più di un miliardo di persone nel mondo soffre la fame.

L’attuale sistema globale di produzione-distribuzione considera il cibo come una merce qualsiasi e non come fonte di vita: 1,3 miliardi di tonnellate di prodotti commestibili finisce in discarica, molti dei quali ancora chiusi e confezionati e non ci sono grandi differenze tra Europa, America, Asia e Africa: tutti buttano all’incirca la stessa quantità di cibo. La vera differenza tra i continenti non è la quantità ma è il “come”.

 

Negli Stati Uniti e in Europa sono i supermercati e i consumatori finali ad avere le colpe maggiori. Un prodotto appena ammaccato o che non rientra nei canoni estetici occidentali viene buttato direttamente dai negozi prima di essere messo in vendita mentre i cittadini, abituati a riempire frigo e dispensa di qualsiasi prodotto pur di averlo disponibile in casa in ogni momento, si ritrovano a comprare più di quanto riescano a consumare, mandando in scadenza moltissimi alimenti.

 

In Africa e nel sud-est asiatico invece il cibo sparisce nel nulla prima di arrivare ad essere venduto. La colpa è dei magazzini inappropriati, delle scarse tecnologie per la conservazione e delle altissime temperature che fanno si che molti alimenti si deteriorino prima ancora di essere inseriti nel mercato.

 

Ancora qualche dato per riflettere meglio: in Europa i cibi maggiormente sprecati sono le patate con il 52% della produzione totale, la frutta e la verdura con il 47%, i cereali con il 34%, il pesce con il 31% e la carne con il 22%.

 

Per tornare alla notizia che viene dall’Arabia Saudita, mi piacerebbe poter suggerire ai ristoratori italiani lo stesso provvedimento, che non ha nessun origine fondamentalista ma costituirebbe un buon modo per insegnare ai consumatori disattenti che è finito il tempo degli sprechi e comincia quello della solidarietà.

 

Sono certissimo che un invito del genere non verrebbe mai preso in considerazione ma, la prossima volta che andrete a mangiare una pizza e vedrete genitori compiacenti assecondare i capricci dei figli, fategli presente che quella pizza appena sbocconcellata che torna in cucina e finisce nell’immondizia è un ignobile schiaffo alla tragedia quotidiana più ignorata dai media.

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