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IL RE E’ NUDO: TRIONFA L’ITALIA DEL “ME NE FREGO” E DEL “CHI SE NE FOTTE”

Post n°20 pubblicato il 04 Dicembre 2010 da ronin53
 

Il presidente Napolitano richiama la politica: "Vanno rispettate le prerogative del Quirinale"  e Verdini commenta: "Ce ne freghiamo". Poi la smentita, ma è bufera dirompente sull'atteggiamento del coordinatore berlusconista, platealmente sopra le righe e in aperto scontro istituzionale.

Questa è l'Italia dei politici, sosterrebbe il qualunquista di turno, senza rendersi conto del significato più importante e clamoroso che sta dietro la battutaccia del braccio destro di Berlusconi.

C'è ben altro, al di là del puro, semplice e diretto significato della frase: c'è il ritorno prepotente e ufficiale di un principio che, ahinoi, credevamo scomparso insieme ad altri con la nascita della Repubblica e l'avvento della democrazia parlamentare.

Per decenni, l'espressione "me ne frego" era stata relegata nell'angolo buio della più bieca retorica fascista, salvo riapparire in qualche estemporanea manifestazione di vecchi nostalgici e, ingenuamente, si è ritenuto che alla arroganza violenta di un potere monocratico si fosse sostituita la possibilità di un civile dibattito tra le parti in campo.

Accadde nel corso della stesura della nostra Costituzione, quando politici di fede e opinioni ben più che contrapposte decisero di accantonare personalismi e ideologie per definire i principi fondamentali della Repubblica e furono talmente coraggiosi e onesti che, ancora oggi, quel documento regge benissimo il passare del tempo e resta il più forte baluardo contro gli attacchi di chi ha, sinora invano, tentato di sovvertire la democrazia italiana.

Sarebbe però falso, oltre che ingenuo, credere che quei valori siano poi stati infusi nella società e abbiano preso corpo e vita; al contrario, mentre i padri costituenti si stavano ancora congratulando tra di loro per il buon lavoro svolto, i primi sintomi del peggior menefreghismo cominciavano a propagarsi nuovamente.

Nessuno riuscì a porre un argine agli speculatori che da subito cominciarono a curarsi solo dei propri esclusivi interessi, "fregandosene" della società, dei cittadini e della legge.

Non sono certo di ieri le devastazioni compiute nel secondo dopoguerra, in nome di una "ricostruzione" che in realtà si occupò di tutelare e promuovere solo il benessere privato di una fascia molto limitata della società italiana. E a nulla sono valsi gli anni di tangentopoli, che solo inizialmente lasciarono sperare in un sussulto di coscienza civile e di rinascita collettiva.

Da Nord a Sud, senza esclusioni, il "chi se ne frega" e il "chi se ne fotte" si sono talmente ben comperdnetrati nella società che finiamo con il sorprenderci se c'è notizia di un qualche isolato altruista che lavora per il bene comune anziché per il proprio portafoglio.

Ce si tratti di grandi temi che dovrebbero interessare la politica o della apparentemente banale emissione dello scontrino fiscale, il menefreghismo domina sovrano e ben accetto in ogni strato della società italiana.

Indifferenza, ignoranza, menefreghismo sembrano essere gli elementi decisivi nel comportamento dei cittadini, persino di fronte a episodi che, in qualunque altro stato occidentale, scatenerebbero indignazione e ribellione.

Il tal ministro ha favorito l'azienda di famiglia in un appalto milionario? Chi se ne frega!

Il tal sindaco viene eletto con i voti della mafia? Chi se ne fotte!

Il presidente del consiglio frequenta minorenni e prostitute? Chi se ne frega!

Il tal deputato o senatore è inquisito dalla magistratura? Chi se ne fotte!

E' tutta una litania che percorre senza sosta la spina dorsale della nazione e che, probabilmente, si è radicata nel DNA degli italiani fino al punto di non fare più notizia.

Scriveva Franco Battiato nel 1991: "Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene."

Alla vigilia di una crisi epocale della nostra Repubblica, servirebbe a qualcosa ricordare il sacrificio di quanti hanno speso la propria esistenza per fare dell'Italia un Paese civile?

Servirebbe a qualcosa ricordare lo spirito di servizio in nome del quale tanti onesti galantuomini hanno agito in nome dei principi costituzionali?

Oggi "il re è nudo" e Dennis Verdini è come il bambino che non riesce a mentire  affermando ad voce alta quello che tutti sanno e pensano nel silenzio delle loro coscienze ipocrite e, purtroppo, non esiste alcun deus ex machina che possa risolvere la situazione.

Il lavoro che attende i cittadini onesti è gravoso ma ineludibile: o si riprende in mano la Costituzione e si fa in modo che, con una capillare opera di diffusione e istruzione, venga applicata in ogni sua singola parte, oppure i menefreghisti continueranno indisturbati a fare carne di porco di questo Paese, così come hanno già fatto e stanno continuando a fare.

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