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Gente di Cuba

Post n°76 pubblicato il 05 Gennaio 2007 da playagiron0

Gente di Cuba\n\rGente di Cuba

“Italiani eh? Juventus, Roma, Del Piero..che telefonino avete voi? Guardate il mio..” Miguel tira fuori il suo Siemens dalla tasca mentre corre veloce col taxi su quella strada piena di buche che dall’aeroporto porta a la Habana. “ Miguel è la prima persona che incontriamo a Cuba, il nostro imprinting con la cultura e la gente del luogo. Fuori dal finestrino guardiamo fuori e stringiamo gli occhi per cercare di vedere qualcosa ancora nel buio della sera. Miguel continua a parlare, ha voglia di comunicare e ci tiene a farci sapere che lui l’Italia la conosce bene e che ha pure l’antenna satellitare e che segue il nostro campionato di calcio. Ma quanto corre su quella strada piena di bici, carretti, e auto degli anni ’50, rischiando di travolgere persone e biciclette..! Ma a Cuba non ci sono i segnali stradali, e non vedo nemmeno i cartelli pubblicitari, è una delle prime domande che mi pongo quando vedo davanti a me un grande cartello inneggiare al 40°anniversario della rivoluzione.. sì la rivoluzione, a Cuba ancora quell’evento è così presente ed importante che ci viene ricordato ad ogni angolo.

Irene ha occhi scuri, qualche anno più di 40 e un volto segnato da rughe che non riescono a nascondere una bellezza forse troppo presto sfiorita. Lei viene da Pinar del Rio, una terra verde verde al nord di Cuba, famosa per le piantagioni di tabacco, la sua è una famiglia di contadini, o come dicono qui, campesinos; 9 anni fa è venuta a cercar fortuna a la Habana ed ora vive con Ruben e ‘tiene un negocio’ affitta 2 stanze e un bagno malconcio a turisti di passaggio..alla ricerca di una casa particolar. A casa di Irene stiamo 3 notti, le nostre prime tre notti di Cuba, in compagnia di un condizionatore russo che fa il rumore di un elicottero, di un gatto magrolino.. “Come si sta a Cuba, come si vive qui Irene? E Castro? è ancora così amato?” una mattina, mentre ci prepara la colazione, due uova al tegamino con tanto olio, qualche fetta di pane, succo e marmellata di Guayaba, un frutto che da queste parti è come la mela da noi.., la interroghiamo…

“ la situazione non è buona.., la gente non se la passa certo bene; la situazione è andata peggiorando negli ultimi anni, l’embargo si è fatto più rigido ed opprimente, ormai da anni non ci arriva più il petrolio, le auto e la tecnologia di cui prima l’ex URSS ci riforniva, inoltre non vendiamo più ai russi la canna da zucchero come un tempo..” Ma la sanità e la scuola ed il lavoro per tutti, un po’ i fiori all’occhiello di Castro, insomma l’esito della rivoluzione..?” incalziamo.. “ prendiamo la medicina e la situazione sanitaria.. attualmente a La Habana sei ospedali sono chiusi e tre medici su quattro sono stati spediti in Venezuela dal suo amico Chavez, chissà forse.. è un baratto in cambio del petrolio venezuelano.. e le medicine e le bende negli ospedali scarseggiano..io sono in lista d’attesa da 6 mesi per la mia gotta [ndr. Credevo che la gotta fosse una malattia ormai assolutamente scomparsa dalla faccia della terra, e invece a Cuba c’è] “ e la situazione economica, il commercio e il mercato nero, le chiediamo ancora?”. Riprende Irene: “ Come sapete lo Stato passa a tutti un minimo da vivere, abbiamo la tessera per i viveri: 5 Kg di riso al mese, un litro di latte al giorno se hai un bambino più piccolo di 7 anni, una bottiglia di olio, un sapone al mese… insomma il minimo per sopravvivere, niente di più; tutto il resto, quello che manca per finire il mese, ce lo dobbiamo comprare a prezzi di mercato, in dollari;vedete questa bottiglia di olio? Beh, costa 2 $. Sì è vero lo stato garantisce un lavoro ed una casa per tutti, a chi non l’aveva gli viene assegnato un lavoro ed un alloggio..”

Ma qual è lo stipendio medio di un lavoratore? “lo stipendio varia da 5-7 $ al mese per un operaio, fino a circa 20$ per un medico e 50$ per una guardia della polizia di stato, capite bene che da solo non può bastare, ci dobbiamo arrangiare..”.

“Ma Fidel che fa? Come pensa di arginare questa deriva davvero pericolosa? “Qualche anno fa, durante il famoso periodo especial, quando per tirar su l’economia, lo stato ha dichiarato il dollaro valuta ufficiale al posto del peso, Fidel ha permesso a chi, come me, aveva una casa un po’ più grande, di affittare qualche camera ai turisti e cucinare per loro..; ma noi ogni mese per ogni camera dobbiamo pagare allo Stato 200$, anche durante la stagione morta, così a noi arrendadores rimane ben poco..” “e il commercio, il mercato nero..?” Esiste eccome, chi ha accesso al dollaro perché ha contatti con i turisti riesce ad avere e a permettersi qualcosa in più, il frigo grande, il forno a microonde, anche il cellulare o la parabola..ma il campesino che vive nelle campagne e che non ha questi contatti, vive una vita molto difficile” Noi non possiamo vendere o acquistare l’auto o la casa; possiamo solo “permutare” la nostra casa con un’altra equivalente, questo per evitare la speculazione o la creazione di dislivelli..l” E Fidel? Insistiamo.. “Fidel ha fatto tanto e bene per il popolo cubano, noi tutti lo amiamo, lui ha fatto la rivoluzione e quando morirà tutto il popolo piangerà e lo rimpiangerà ma ora forse…” e qui Irene tace ma con la mano si tocca la testa, come per dire che forse Fidel non è più in sé e forse se togliesse il disturbo e lasciasse il testimone, per Cuba e per il popolo non sarebbe poi così male..questo Irene forse vuol farci intendere..

Irene ora tace, questo slancio di sincerità, quest’eccesso di confidenza forse le ha arrecato qualche imbarazzo dentro..

“Irene, come ti immagini il dopo-Fidel, come pensi che sarà il futuro prossimo venturo?, le chiediamo infine..- “I primi tempi saranno difficili, io temo, come in tutte le fasi di cambiamento, e forse per un po’ staremo ancora peggio di ora; bisognerà vedere se chi, o coloro, che lo sostituiranno riuscirà a riportare Cuba ad una situazione economica decorosa, più aperta, in cui Cuba sia capace di negoziare con gli altri paesi, di acquistare quello che ci serve e di vendere quello che abbiamo; qualcuno che riesca a superare il Blocheo, il famigerato embargo e gli altri problemi..”

Irene che ci raccontò la sua storia fumando al balcone una fresca serata d’agosto, ad Habana centro, e se ti affacci da lì vedi Animas, la strada di Irene che a me fa venire in mente la nostra Italia degli anni ‘50, il neorealismo e ladri di biciclette, coi suoi palazzi sgarrupatissimi, piena di vecchi alla finestra, di cani rumorosi e di bambini in mezzo alla strada che giocano a nascondino tra vecchie ed enormi auto americane

Maximo lavora come cameriere all’Hotel di Vignale, vicino a Pinar del Rio, a nord di Cuba; arriviamo lì dopo un’affannosa ricerca di una casa particolar, mentre fuori il temporale si abbatte violentemente su case e cristiani.

Entrati nella camera dell’hotel comincia a dirci tutto quello che possiamo fare: escursioni a vedere i Mogotes, delle colline a forma di panettone davvero originali, gite nelle campagne circostanti, visita e percorso fino alla grotta o alle cascate, ed anche andare la sera ad un paladar [un ristorante autorizzato] che conosce lui in paese a 5 minuti da lì a mangiare l’aragosta a 10$..

Decidiamo per il paladar la sera (un po’ come se il cameriere di un hotel in Italia ci consigliasse di lasciar perdere la cena, perché il ristorante dell’hotel esta muy caro mentre sua cugina maria fa un ragù che è la fine del mondo e esta mas barato.. J) e fissiamo con lui l’escursione per la mattina seguente, 8$ a testa.

Durante l’escursione parliamo con Massimo, lui non si è mai mosso da Vignales, lavora per la Cubana, una sorta di agenzia di collocamento che si preoccupa di trovargli il lavoro, la mattina le escursioni, il giorno all’hotel..

Massimo parla molto bene, sua madre è un medico, ci tiene a dirci, e ci stende con una raffica di domande sull’Italia.. “Come si vive in Italia? Tutti hanno da mangiare? Quanto costa il cibo, e il latte? Ma le aziende in Italia sono private, qual e’ l’età della vita media da voi? “da noi non si sta male, ma niente è davvero privato; il campesino possiede la terra che coltiva ma non può disporre liberamente dei frutti del proprio lavoro; lo stato gli compra i prodotti della terra al prezzo che dice lui, e che è molto basso; il campesino può tenere una piccola parte per uso e consumo personale e per venderla ai mercati locali..” Camminiamo tra le campagne tra maiali e buoi rinsecchiti ed entriamo in un capanno che serve per l’essiccazione delle foglie di tabacco, ora vuoto perché non è stagione.. “Vedete quel trattore, -ci indica- non s’ usa più, il petrolio che ci passa lo stato è pequeno- pequeno, ma non importa.. usiamo i buoi e l’aratro..” e ci mostra un aratro che sembra uscito fuori pari pari da un quadro di Giovanni Fattori, ed io mi sento male per loro.. ma come pensano di puntare tutto sull’economia, il tabacco e la canna da zucchero ed il turismo quando qui siamo ancora ad un età preindustriale ed per i turisti tutto è infinitamente più caro che per loro, ma nonostante questo..riescono ad andare avanti?

Maximo sembra contento di cosa fa e di come vive, a Cuba la vita media è 76 anni, quasi come in Italia, molto elevata per un paese come questo se confrontato con gli altri paesi del centro e sud america, anche se è un po’ preoccupato per il futuro di Cuba e per l’embargo che ultimamente è diventato ancor più pressante. Anche lui, come tutti i cubani, tiene un amico fraterno che tiene una casa particular e, se non ci fosse più posto all’hotel, potrebbe portarci da lui..; naturalmente quando torniamo all’albergo ci rispondono che le camere sono tutte occupate. “esta lleno lleno lleno” [sta tutto pieno pieno applicabile ad ogni contesto turistico:..non c’è più una camera, un posto sull’aereo, o un auto da noleggiare], questo è il motto di Cuba per il turista fai-da-te.

“Solo per due notti ve la posso dare la camera, poi arrivano dei turisti americani da Santiago che hanno prenotato.. comunque ora ve le mostro, una è vicino al patio l’altra è sopra..” attraversiamo l’enorme ingresso, superiamo il patio e sere ed io ci sistemiamo nella stanza di sopra, che per me rimarrà la più bella stanza di Cuba. Eloisa è alta, un po’ grossa, dai capelli vagamente rameici, e coi denti radi. Deve aver superato da poco i 50. Lei medico, e Aurelio, suo marito ingegnere, vivono in una delle case coloniali più belle di Trinidad. “Come sono riusciti a sopravvivere alla rivoluzione? All’esproprio delle terre dei latifondisti da parte dei rivoluzionari, o forse un vero esproprio non c’è mai stato o forse quel che rimane loro di un’enorme ricchezza è solo quell’enorme casa un po’ decadente con la muffa alle pareti? Come sono scampati all’impeto travolgente della rivoluzione?” Queste ed altre domande ora affollano la mia mente. A Trinidad si respira un’aria diversa, coloniale e pre o contro-rivoluzionaria, qui si annidarono effettivamente i covi di rivolta contro Fidel e il Che.

Cerchiamo di chiedere qualcosa ad Eloisa, cominciando dalla storia della casa… “apparteneva alla famiglia di lui, un casato nobile e proprietario terriero.. “ ci dice in breve.. ma non riusciamo a strapparle nemmeno una parola su Cuba, Castro o la rivoluzione. Davanti alla sua casa c’è un circolo massonico che stride coi CDR (i famosi Comitati per la Difesa della Revolucion) disseminati in ogni strada di La Habana. Solo alcune parole le scappano - “sono momenti difficili, la casa è grande e richiede soldi per la manutenzione” Eloisa ha pure la domestica che serve in tavola e spazza via le foglie ed i fiori dal patio, ultimo retaggio di un passato che fu. Mi aggiro per la casa, avido di conoscere la storia pre-rivoluzionaria o forse la storia d’amore di Aurelio ed Eloisa, quasi fossero due personaggi dannunziani. Passo al setaccio i libri sugli scaffali, medicina, ingegneria ma anche poesia e letteratura, i CD e le cassette, musica classica e latino-americana. Alla parete onoreficienze ed attestati di laurea. Come è lontano e silenzioso questo mondo dal rumore e dai colori di Animas! Qui non ci sono bambini dalla pancia nuda che ti chiedono stilos, savon o magliette, qui c’è la figlia di Aurelio ed Eloisa che sembra anche lei una turista americana o una svizzera, mentre la sorella studia negli Stati Uniti e un giorno, forse presto, quando Castro non ci sarà più, ritornerà in quella casa coloniale da mamma e papà. Eloisa passa il tempo a dondolarsi, a guardare la Tv ed ascoltare musica a basso volume, forse è troppo giovane per ricordarsi una vita prima della rivoluzione che non ha realmente vissuto, forse lei spera nella restauracion! Eloisa con la domestica, gli americani in casa e forse nel cuore e gli ottimi minestroni con le verdure ed il brodo di pollo che ci ha preparato.

Torniamo a la Habana esausti, dopo un viaggio rocambolesco da Santiago, dove abbiamo dovuto dare mance a destra e a manca per salire su un aereo locale, perché, al solito, “sta tutto lleno, lleno.. ed è un po’ come ritornare a casa, dalla mamma, in un posto dove abbiamo imparato a vivere, a destreggiarci con cortesia tra chi ti offre un coco-taxi o un sigaro dalla finestra, o chi ti chiede di accompagnarla a fare la spesa ed a comprare il latte per la sua bambina che ormai i 7 anni gli ha fatti da un pezzo..o chi ti si attacca e non ti molla fino a quando non gli hai scucito un Euro per la sua collezione di monete da mostrare a scuola.. salvo poi dopo 5 minuti proporti di ribattare lo stesso euro per 1 ben più commerciale dollaro.

Habana in un certo senso rimane per me il più bel posto di Cuba. Sarà per la cattedrale, per i palazzi stupendi e coloniali di Habana Veja restaurati coi finanziamenti dell’UNESCO (Habana è infatti stata dichiarata patrimonio dell’umanità), sarà per i mohitos, per il mercatino, per i colori della vecchie Pontiac e Oldsmobile, per il Paseo, la passeggiata che si riempie di giovani artisti e pittori. Sarà perché io alla fine sono un cittadino nell’anima, sarà anche perché sono stato ad Animas e perché ho conosciuto i cubani veri.

“Volete visitare il palazzo? Costa 1 $ e poi c’è il “por biber”… come dite voi? Ah la mancia..” George fa il custode del Palazzo del libro in Plaza de Armas, ad Habana Vieja. Di cognome fa Milano, forse tra i suoi italiani vi è un milanese, e sorride mentre ce lo dice..intanto ha capito che da 4 turisti come noi ci può scappare una lauta mancia e una sana bevuta.

George è un fiume di parole, dopo pochi minuti smette di parlare del barocco spagnolo che sposa l’architettura europea per far nascere il barocco cubano, per parlarci di Cuba, di MCDonald che a Cuba non attecchirà mai, perché la globalizzazione deve fare i conti con la localizzazione ed ogni paese ha la sua cucina che fa uso dei prodotti della sua terra e che si adatta al proprio clima, anche se i fagioli cubani proprio leggeri e così tropical non sono ma questo è un altro discorso..

“George, Come si vive a Cuba?” – non possiamo fare a meno di chiedergli ad uno espansivo così..“la situazione è muy difficil. Castro ormai non appare quasi più in pubblico, si limita a qualche discorso di facciata, si è creata una sorta di tetrarchia [conosce pure questa parola, George Milano da Cuba] e ci cita nomi e cariche; tra questi quattro uscirà il successore di Fidel, forse quello che attualmente segue la politica estera, certo non Ruiz, il fratello di Fidel che era al suo fianco durante la rivoluzione. Ma nessuno di loro potrà mai avere il carisma, il magnetismo, la forza che esprime Fidel. Fidel è come un Dio, lui è stato in carcere ha rischiato la vita ha combattuto per la liberazione di Cuba. Gli altri no, sono persone normali.. George odia gli americani, la loro prepotenza ed arroganza..”Gli americani non tengono rispetto, non ti considerano come una persona, io li servo.. c’è chi mi chiede un favore, un ristorante per il pesce o una chica per la sera, ma io li disprezzo, loro se potessero si comprerebbero tutta Cuba, i nostri terreni e le nostre case, per poi restaurarli e rivendercele 10 volte tanto”. George, se fosse nato in Italia sarebbe ora magari il direttore vendite di una grande azienda del Nord, invece racconta ai turisti la storia di Cuba e della sua architettura con grande estro e maestria. Ci diamo appuntamento per bere insieme una Bucanero, la birra muy fuerte, la sua preferita di Cuba.

Difficile dare un giudizio, comprendere le ragioni o immaginare il futuro di Cuba. Facile ora pensare che alla morte di Fidel qualcosa succederà. Forse scompariranno dalle strade le frasi, i cartelli e gli striscioni inneggianti ai valori della rivoluzione, al Che, a Fidel, a Jose Martì ed agli altri eroi della guerra d’indipendenza, alla modestia, alla trasparenza, all’umiltà dei lavoratori; forse cesserà un giorno l’embargo, forse un giorno arriverà qui di nuovo il consumismo, il libero commercio, le marche e le TV commerciali. Rimarranno senz’altro i colori. Il verde intenso di quelle piantagioni di palme e banani, il nero degli occhi dei bambini, il colore marrone dei cohiba e il giallo trasparente del Ron [rhum] Havana Club, invecchiato 15 anos, il rum più buono di Cuba, ve lo assicura George Milano da Cuba, e di lui vi potete fidare.

Leonardo Bellini

Milano, 6 sett. 2004

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Articolo scritto da leonardobellini ( http://www.farebusinessconilweb.com ) - tratto da FastPopularity.com

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