VERTIGO

DIFESA ..DA CANI


  "Via Tasso, 23...non devo dimenticarlo,  VIA...TASSO...23!"Andava ripetendolo sottovoce, mentre alla guida della sua utilitaria faceva slalom tra le auto in fila, bloccate nel traffico cittadino del pomeriggio."Cavolo, quanto sono in ritardo...(Via Tasso 23)...!"Il suo avvocato, donna nota in città, anche per la sua scarsa simpatia, la stava attendendo da più di un'ora; e lei, non era solita tardare agli appuntamenti, soprattutto a quelli importanti!Ma quello si era profilato fin da subito come un pomeriggio infuocato.Appena due ore prima aveva vissuto il suo primo confronto "all'americana" con sua figlia, dinanzi la psicologa di quest'ultima:proprio lei, il sangue del suo sangue, che chiedeva la sua testa; novella Nerone con un pollice puntato contro all'indirizzo dell'instancabile gladiatore...Una mamma rigida, colma di regole antipatiche: una madre sempre in corsa, che non la rendeva felice,  che non avrebbe soprattutto potuto competere con un padre  accondiscendente ad ogni suo desiderio.....Da quell'incontro Martina ne era uscita distrutta, annichilita, eppur correva: correva ancora all'indirizzo del suo avvocato, che già l'attendeva da un 'ora..."Via Tasso, 23...eccolo!"..Parcheggiò alla meno peggio nelle vicinanze e si diresse trafelata al portone. Al quinto piano della palazzina Liberty, salutò gli astanti e senza più voce per poter addurre delle scuse, si diresse subito verso l'unica potroncina libera.All'ingresso del corridoio fece capolino un musetto maculato di bianco e di marrone: era il vecchio setter inglese dell'avvocato, abituato a controllare chi entrasse nell'appartamento. Diede uno sguardo panoramico, poi semplicemente si avvicinò a lei, l'unica che tentava a malapena di nascondere fiatone e lacrime dietro un atteggiamento simil-composto: e la salutò a suo modo, annusandola, mentre in cambio riceveva mille carezze.Fu amore a prima vista:Un quarto d'ora dopo, con un cenno di intesa, l'avvocato invitò Martina a sedersi dinanzi la sua scrivania, scavalcando il turno infinito di persone: il cane le seguì, quasi ritenesse che la sua presenza in quel momento fosse indispensabile, come ad un'importante riunione di società.Inspiegabilmente, approfittò della breve assenza del legale, che si soffermò a parlare con i suoi collaboratori; si accucciò tra le gambe di Martina, agitando la coda e accogliendo tutte le carezze che la donna potè regalargli."Stai sentendo il mio dolore, vero?....Allora non tutti i cuccioli mi odiano: tu sei in sintonia con me!"Mormorava lei e tracimava l'emozione, così che le lacrime cominciavano a rigarle le guance, ma in silenzio continuava a dargli coccole, come in un tacito dialogo tra due anime sole.L'avvocato si accomodò finalmente alla sua sedia e osservò stupita quell'idillio: mai aveva assistito ad una scena simile, il suo cane si era fidato di una completa sconosciuta...."Bingo, che fai?..Su, lascia in pace la signora!"Il cane obbedì, lasciando a malincuore quell'atmosfera di incanto e ritornando ad assumere l'aria gelida di sempre: si ritirò nelle sue stanze, ma non prima di avere lanciato un ultimo sguardo di intesa a Martina.La commozione raggiunse l'apice: un brivido di empatia attraversò gli occhi delle due donne, che si sorrisero a lungo."Mi racconti, signora: cosa è successo?" ..e Martina iniziò il suo viaggio verso la Speranza.