E come Eat Me

il vuoto e i suoi fratelli.


partiamo una mattina da ubriachi, con l'unico scopo di finire nel burrone con la più sentimentale delle macchine rubate. poi ci deviamo e ci diciamo che: si, un cicchetto prima di morire non può farci male. e allora grattiamo le dita sulla tenda d'acciaio fino a che il primo soggiorno non appaia con tutti i suoi ospiti. c'è chi ci accompagna davanti allo specchio e ci fa attraversare la nostra immagine per andare a scoprire chi le maschere le ha lasciate in casa, e per l'occasione sfoggia un volto senza significato, così giusto per perdersi un po'.è li che gli accenti si animano e si mescolano, con grande soddisfazione divina, fino a impedirci di comunicare quando ci accorgiamo che l'accento è nel contenuto, non nella forma. ho occhi spenti, ossa annodate e muscoli verdi quando mi accorgo che ho delle macchie di muffa nel sentimento: sono le solite vecchie cose, quelle che sfrega sfrega non se ne vanno mai. e spazzole di ferro non bastano, e i bagni di candeggina non le sfiorano nemmeno. sono le radici delle piccole disperazioni, quelle forti come scarafaggi, sicure del loro perchè.ma perchè?