Romanzo scientifico

Lettera a Galileo Galilei


Lettera (immaginaria) a Galileo Galilei, 1641«Mio caro Galileo,Negli ultimi giorni ho visitato Padova e Venezia. In questo momento mi trovo a Firenze e intendo muovermi verso Arcetri per farti visita. A proposito, chi è ora il tuo amanuense? Il Viviani o il Torricelli? Non importa. Mi giunge voce che hai perso il senso della vista. Ma può mai Galileo perdere il senso della visione oculare?Se tu, Galileo, che hai potenziato lo sguardo verso il cielo; che hai compreso il funzionamento delle lenti; che hai fatto vedere come le cose lontane appaiono vicine; che hai compreso l'arte degl'Olandesi; che hai fatto per le cose grandi ciò che Leeuwenhoek ha fatto per le cose piccole; che hai sfidato Venezia e Roma col tuo cannocchiale: allora tu, Galileo, avresti perso il potere degli occhi?Se tu, Galileo, che hai compreso il moto dei gravi; che hai levigato lenti e piani inclinati per assoggettarli alla tua volontà; che hai misurato distanze, tempi, velocità, e accelerazioni; che hai scoperto la legge dei quadrati dei tempi; che nella stiva di quella nave mentale hai enunciato il principio di relatività con i tuoi interlocutori: allora tu, Galileo, avresti perso la capacità di osservare?Se tu, Galileo, che hai vissuto nelle città di Padova e Venezia che ti hanno dato la libertà; che hai dedicato i quattro satelliti di Giove ai Medici di Firenze; che hai butterato la Luna; che hai osservato quella miriade di stelle della nostra Galassia: allora tu, Galileo, saresti cieco?Non mi dire che hai visto il Sole in faccia?...»