Romanzo scientifico

Matematica e scienza: un romanzo

Creato da EdMax il 13/03/2011

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Matematica - Numeri!

Post n°66 pubblicato il 06 Maggio 2011 da EdMax
 

Numeri_2

Zero e infinito

1) Constance Reid, Da zero a infinito – Fascino e storia dei numeri (trad. di Domenico Minunni), Dedalo 2010

2) John D. Barrow, Da zero a infinito – La grande storia del nulla, Mondadori 2001

3) Robert Kaplan, Zero – Storia di una cifra, RCS 1999

A pag. 24-25 del bellissimo libro Da zero a infinito – Fascino e storia dei numeri, Constance Reid conclude il capitolo iniziale, dal titolo 0 Zero, con queste parole: ««Zero è l’unico numero che può essere diviso da ogni altro numero. Zero è l’unico numero che non può dividere nessun altro numero […] Zero è sufficientemente simile a tutti gli altri numeri per essere uno di loro, ma abbastanza diverso da essere considerato un numero singolare: l’ultima, e la prima, delle cifre.»

A pag. 30-31 del successivo capitolo, dal titolo 1 Uno, si legge: «Uno è l’unico numero che divide ogni altro numero. Uno è l’unico numero che non può essere diviso da nessun altro numero […] l’unico numero sempre collegato alla sua antitesi – zero. Mentre uno divide tutti i numeri, zero non ne divide nessuno; uno non è divisibile per nessun altro numero, mentre zero è divisibile per tutti quanti.» Il capitolo non poteva non chiudersi in questo modo: «Ogni numero è divisibile per uno. Ogni numero è divisibile per se stesso.» Gli ultimi due capitoli del libro riguardano il numero e di Eulero e l’insieme Aleph con zero, passando ovviamente per i capitoli da 3 Tre a 9 Nove.

Nel primo capitolo (pag. 7) dal titolo 0 Nullologia: volare da nessuna parte del bellissimo libro Da zero a infinito – La grande storia del nulla, John D. Barrow scrive: «[…] niente, nessuna cosa, nullità, zero… insomma c’è un nulla per ogni occasione. Vi sono zeri di tutti i tipi su cui concentrare l’attenzione, dai punti zero alle ore zero, dalle cifre nulle ai nulliversi. Vi sono concetti che sono vuoti, luoghi che sono svuotati, e vuoti di tutte le forme e le dimensioni. Passando agli umani, ci si imbatte in nichilisti, nichiliani, nullisti, nullità e “signori nessuno”».

A pag. 9 recita «un divertente enigma che gioca sul doppio significato della parola cipher: U 0 a 0, but I 0 thee. O 0 no 0, but O 0 me. O let not my 0 a mere 0 go, but 0 my 0 I 0 thee so. Che, decifrato, significa: Tu sospiri per una nullità, ma io sospiro per te. Oh, non sospirare per una nullità, ma sospira per me. Oh, non fare che il mio sospiro sia speso per una semplice nullità, ma sospira per il mio sospiro, perché io sospiro per te così.»

Un bell’esempio di zero (pag. 12): la «composizione di John Cage intitolata 4’33” – accolta in alcune sale da entusiastiche richieste di bis – consiste in quattro minuti e trentatré secondi di ininterrotto silenzio, eseguito da una brava pianista in abito da sera seduta immobile sullo sgabello di fronte a uno Steinway pronto per l’uso. Cage spiega che la sua idea è creare l’analogo musicale dello zero assoluto delle temperature». E poi «l’Essay on Silence di Elbert Hubbard contiene solo pagine bianche […], un volume vuoto intitolato The Nothing Book, fu pubblicato nel 1974 […]». E Barrow cita ancora John Cage (pag. 35): «Non ho nulla da dire… e lo sto dicendo, e questa è poesia».

Nel suo libro Zero – Storia di una cifra, Robert Kaplan inizia il capitolo 2 Per i Greci non aveva nome (pag. 30) con queste parole: «Perché è occorso tanto tempo per dire niente? Perché, in seguito, l’uso dello zero continuo a essere così esitante? E perché, dopo essere emerso, tornò a inabissarsi?» Ovviamente, Kaplan cita anche Ulisse/Nessuno e Polifemo.

E poi, a pag. 67: «È come osservare al rallentatore il formarsi di un’idea: il passaggio da un “nominato” a una notazione puramente posizionale, da un posto vuoto che qualunque cifra può occupare al “numero vuoto”: un numero a pieno titolo, che costringe gli altri nelle giusta posizioni».

Al prossimo “zero”!

EdMax

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