Area personale
Tag
Cerca in questo Blog
Menu
I miei Blog Amici
« "Medie"! | Personaggi della matematica » |
Denis Guedj, Il teorema del pappagallo (Le théorème du perroquet, trad. di Lidia Perria), TEA 2003 Guedj continua la storia dei grandi matematici greci, ricordando quando, «centocinquant’anni prima di Euclide, Ippocrate di Chio scrisse i primi Elementi della storia della matematica. Da non confondere con Ippocrate, padre della medicina, quello del celebre giuramento. Sono vissuti tutti e due nel V secolo avanti Cristo, ma il matematico è nato nell’isola di Samo, il medico invece nell’isola di Coo». Ippocrate sarebbe colui che avrebbe inventato il “ragionamento per assurdo”, una delle armi più affilate della logica. «Predica il falso per scoprire il vero. Se vuoi dimostrare che una proposizione è vera, basta che tu supponga vera la sua negazione, tirandone le logiche conseguenze». Guedj racconta che Ippocrate era, secondo Aristotele, un tipo «sempliciotto, anzi stupido»: era stato truffato di tutto il suo denaro e si dedicò quindi alla geometria, accettando «denaro in cambio di dimostrazioni geometriche». Per questo fu espulso dalla scuola pitagorica di Crotone. La scuola venne incendiata da un certo Cilone perché non fu mai ammesso a frequentarla, e «tutti gli occupanti perirono tra le fiamme, tranne uno», Filolao, un “eliocentrista” che duemila anni prima di Copernico affermò che «non soltanto la Terra girava su se stessa, ma non occupava neppure il centro dell’universo», occupato invece da un fuoco «intorno al quale giravano la Terra, gli altri pianeti e il Sole». E poi Archita di Taranto, «l’inventore del “numero uno”», che rese cioè il numero 1 quello che è, un numero. Fu anche il «primo ingegnere» e il «primo autore di graffiti della storia», oltre che politico (difese Platone da Dionigi, tiranno di Siracusa). Guedj si sofferma anche sulla musica dei pitagorici: «un leggero colpo di martelletto sul vaso vuoto, poi un altro su quello pieno a metà; ed erano due suoni distinti. Quindi Max colpì contemporaneamente i vasi, ottenendo un suono solo, ma molto più armonioso dei due precedenti» (l’accordo di ottava, come il pappagallo Nofutur esclamò). Poi colpì il vaso vuoto e quello pieno per un terzo (l’accordo di quinta) e quindi il vaso vuoto e quello pieno per un quarto (l’accordo di quarta). Pitagora divideva i numeri interi in pari, che erano divisibili per due, e dispari, che non lo erano; inoltre, «pari più pari uguale pari. Dispari più dispari uguale pari. Pari più dispari uguale dispari […] Pari per pari uguale pari. Dispari per dispari uguale dispari, e pari per dispari uguale pari». E poi, il teorema che porta il suo nome (ma che era stato scoperto anche da egizi e babilonesi); i numeri irrazionali e Ippaso di Metaponto che, per averli divulgati, perse la vita in un naufragio, lo stesso naufragio di cui fu vittima lo stesso pensiero pitagorico «che si fondava sull’armonia e sull’onnipotenza dei rapporti razionali tra le cose del mondo […] Si risolve la questione: neppur là sul K2 troverai una frazione che al quadrato faccia due!». EdMax
|
https://blog.libero.it/EdMax/trackback.php?msg=10221507
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio: