C'est la Vie

aspettando il to be continued


Tra una chiacchiera e una bugia il discorso si faceva tristemente reale. Di una realtà che quando colpisce annienta. Quasi la rifiuti e ti dici che no, a te non può toccare. Meglio la fiction guardata dal divano di casa tua, magari con il fazzoletto fra le mani e una lacrima che scende, ma con la certezza  che i Rocco di turno sono attori che recitata la scena sul set ritornano ad essere bambini sani che giocano, corrono,  studiano, mangiano, dormono, sognano.  Camminano verso il loro futuro. E ti va di credere che  i tempi di attesa siano brevi, le cure adeguate al limite del miracolo,  il medico sempre efficiente, l’ambiente ameno o perlomeno sopportabile. Ti va di credere  i braccialetti rossi  leghino una sorta di speranza che lenisce il dolore. Di questo si parlava domandandoci se sia corretto quel messaggio che passa attraverso i fotogrammi di una serie TV tanto seguita. Qualcuno sostiene che sensibilizzare sull’argomento sia già di per sé un successo. Altri invece penalizzano perché, dicono, edulcorare una sofferenza così  atroce equivale a una mancanza di rispetto per chi ogni giorno si trova inerte e inerme a viverla. E per loro tifano alzandosi dal divano di casa. E intanto stasera l’ultima puntata vedrà un cospicuo numero di telespettatori che domani avrà già dimenticato…e aspetterà il  * to be continued * della prossima stagione.