C'est la Vie

Come non ci fosse domani


Gli brillavano gli occhi ieri mentre "pociava" nel pinzimonio ovi e sparasi, una delle tradizioni venete da rispettare a Pasquetta. Già s'era gustato due porzioni di lasagnette con punte d’asparago di campo, ancor prima  un antipasto di quinoa, funghi, zafferano e verdurine. Non sazio, masticava con lussurioso piacere quel che era rimasto delle colombe, del cioccolato e delle portate esibite a Pasqua. Piluccava lei: qualche boccone di colomba da confrontare con la fuassa, una focaccia tipica veneta e morbida, alcuni  involtini salati, delle costine di carne, due forchettate di lasagne. Il tutto intervallato da bocconi di  uova e asparagi. Quell’altra non sapeva rinunciare ai tortini di quinoa a cui aveva sciolto sopra una quantità lodevole di formaggi fusi da farci la scarpetta con polenta e sugo d’arrosto. *Mai sia gettare il cibo!*  Dicevano tra un deglutire e l’altro. Nessun problema alimentare, il loro, ma solo la ferma convinzione che il cibo – e il buon vino- facciano buon sangue perciò non si curavano dello stomaco che reclamava spazio e neppure della cinta dei pantaloni che stringeva quasi volesse scoppiare. Abbuffarsi, come non ci fosse domani,  vuol dire fare festa, sentenziavano.
E considerando che gli italiani hanno speso complessivamente oltre 1,2 miliardi di euro per imbandire le tavole a Pasqua non è un'eresia il loro pensiero. Perché il cibo è un piacere. Quasi un orgasmo dei sensi. E a tavola, come a letto,  non s’ha mai da fare i conti … a nessuno. Ognuno fa e mangia secondo le proprie voglie. E mentre, esausti da tanto bendiddio, speravano in un amaro digestivo lei chiede: *Ma voi mangiate per vivere o vivete per mangiare?* ... e io lo chiedo a voi…