C'est la Vie

Presupposti di reato o reato a fin di bene?


Vi è capitato di entrare in un canile? Indipendentemente dall’impegno di molti volontari nell’accudire gli ospiti spesso abbandonati e randagi, te ne esci con un groppo in gola. E di visitare un allevamento certificato con tanto di esemplari degni di pedigree? Nati, svezzati e fatti vivere con un unico scopo: riprodursi perché  i loro accoppiamenti selezionati frutteranno al titolare un cospicuo ricavo.
Succede che una coppia vicentina avrebbe preso al canile dei  meticci  e venduti poi on-line  come  se si trattasse di cuccioli di razza ad almeno una decina di veneti che si sono visti recapitare *pacchi-cane* senza pedigree e non sempre cuccioli. Da qui la denuncia di truffa. Il ricavato dell'operazione truffaldina si aggirerebbe su alcune migliaia di euro. Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da cinquantuno euro a milletrentadue euro. Art. 640 Codice Penale Dunque, secondo la legge i presupposti di reato ci sono. Qualcuno ne è convintissimo: nessuna deroga. La truffa è truffa. Il reato è reato. I due vicentini devono pagare tanto più che il loro agire è avvenuto a scopo di lucro. Altri pensano che il raggiro, cioè il promettere pedigree e offrire invece un bastardino e magari neppure cucciolo, sia motivo sufficiente per denunciare. La giustizia ha da fare il suo corso. C'è chi invece, pur considerando l'atto ignobile, pensa al cane.Perciò,  sostiene,  è truffa sì, ma truffa a fin di bene.E fregandosene di cavilli, di principi, della coppia imbrogliona e di pedigree, si appresterebbe a preparare la cuccia al nuovo arrivato.  Voi come la pensate?