C'est la Vie

1 su 5 se la fa


Nicola è un 29enne che sta ultimando il suo tirocinio per diventare radiologo. La sua storia inizia più di  anni fa quando si iscrive al test di Medicina perché il suo sogno è quello di diventare dottore. Non ce la fa.  E si piazza il primo degli esclusi. Per uno strano caso del destino uno dei selezionati a frequentare la facoltà cambia idea e la graduatoria slitta. Così Nicola viene ripescato.  E con orgoglio e determinazione diventa studente di Medicina. Frequenta, dà esami e si laurea. Non va fuori corso.  Poi intraprende la specializzazione. Nel frattempo diventa anche papà e mentre lui studia la sua compagna va a lavorare per mantenere la famiglia ma le entrate non sono sufficienti e di qui l'aiuto dei genitori. Oggi Nicola è contento: ha realizzato quasi del tutto il suo grande sogno. Perché diventare medico radiologo, per lui, ancor prima di un lavoro è una missione.
E oggi ci sono più sessantaseimila Nicola a cimentarsi nel test per l'accesso alla facoltà di Medicina. 100 minuti fra domande aperte che spaziano dalla robotica, alla chimica, dalla logica alla cultura generale, dalla fisica alla filosofia a definire i futuri medici. Che saranno poco più di 13.000. Quindi uno su cinque ce la farà. E gli altri? Ogni anno ricorre la stessa domanda: è giusto imporre il numero chiuso  per l'accesso a Medicina? E' inaccettabile che uno studente non possa scegliere liberamente il suo percorso di studi? O è semplicemente un'utopia lodevole certamente intraprendere una strada che ben che vada durerà 10 anni?