C'est la Vie

Arial VS Corsivo


 "Questo articolo è stato scritto a mano, solo successivamente ribattuto al computer. " Comincia così l'articolo pubblicato su La Stampa e firmato Andrea Conci. Riporta una serie di considerazioni sull'importanza del corsivo per lo sviluppo cognitivo. Ricordo che nonna scriveva in corsivo arzigogolato, inclinato a destra e con le *z* dall' asolina all'ingiù. Che mamma scriveva meno baroccheggiante ma la *M* pareva un ricamo. Lei custodiva gelosamente il quaderno di bella grafia perfetto nei caratteri: pareva uno stampato. Papà per firmare usa ancora la penna stilografica. Vennero gli anni '70  e io iniziai a scoprire la scrittura. Imparai copiando miei fratelli. Alle elementari e la maestra mi insegno il corsivo. Un corsivo molto lineare. Rotondo e senza riccioli. Dritto. Ma quello fu anche il tempo in cui la calligrafia fu ritenuta mortificante per la libera creatività. Passarono anni in cui gli appunti  abbreviati e con simboli li prendevo a mano.Con la bic. Abitudine che non ho perso. Oggi, guardando la mia scrivania, a parte il pc e il casino, vedo block notes, qualche bic, qualche matita e qualche evidenziatore.Qualche nota sparsa qua e là.
Divenni mamma e le maestre insegnarono a mie figlie prima lo stampatello minuscolo e maiuscolo per agevolare la lettura. Poi arrivò il tempo del corsivo: senza schemi.Fogli bianchi senza righe e a volte senza quadri. Per loro oggi non c'è differenza tra foglio e penna o l'appunto digitale che battono velocissime e senza refusi. Generazioni a confronto. I tempi cambiano e ad essi ci si omologa. Più o meno tutti. In un flash ho pensato all'ultima volta in cui ho scritto - non la lista della spesa eh! -  a mano anziché su Word. Non lo ricordo. E voi?