E' la parola della settimana. Al silenzio la letteratura, la musica e la psicologia hanno dedicato brani, accordi e saggi. I politici parlano troppo. I virologi anche e li si accusa chiedendo il silenzio . Ma se parlano è perché i giornalisti , che pure loro disquisiscono, li invitano negli innumerevoli talk show con il preciso scopo di fare audience e noi , o meglio, io, ascoltandoli, ne parlo o ne scrivo. Qualcuno non si zittisce neppure per evitare le offese; al contrario si rincarano le parole che sconfinano nell'insulto.
Se il vero dolore è muto, la rabbia e l'incertezza sono verbosi . Ci sono silenzi rigeneratori e silenzi assordanti. In alcuni ci si ritrova, in altri ci si perde. Perché le cose non dette diventano boomerang che pesano nell'anima e si fanno macigni capitalizzandosi nei giorni. Abbiamo voltato le spalle al silenzio eppure, sapendolo ascoltandolo, ci dà risposte. L’uomo vive nel rumore, nella civiltà delle parole: non sa più cos’è il silenzio. Dietrich Bonhoeffer Siete d'accordo ? O invece pensate che le parole tessano una rete di comunicazione che nessun silenzio potrà mai colmare?