C'est la Vie

Una profezia diventata (quasi) realtà


I cellulari del futuro saranno impiantati sotto la pelle delle orecchie e si ricaricheranno con l'energia del corpo. Martin Cooper Una profezia, la frase dell'oggi 94enne ingegnere della Motorola, che sembra una metafora della realtà. Perché sfido chiunque a trovare un altro oggetto di uso quotidiano  così connesso a noi. Uscire senza? Impossibile! Perderlo anche solo di vista? Ansia assicurata: in fondo lui contiene parte della nostra vita.Il beep del nuovo messaggio? Ahh, dopamina al cervello a cui segue agilità di polpastrelli.Era il 3 aprile 1973 quando Martin Cooper fece la prima chiamata con un cellulare in una strada di New York. Pesava un chilo, non stava acceso per più di mezz’ora e impiegava dieci ore per ricaricarsi.   Se in cinquant’anni abbiamo attraversato due generazioni, loro, i telefonini, ne hanno accumulato decine tant’è che oggi nel mondo esistono più modelli di cellulari che esseri umani.
Mai avrebbe però immaginato Cooper che il telefonare sarebbe diventata una funzione secondaria. Infatti con quell'oggetto versatile oggi facciamo tutto, o quasi. Ed è, che ci piaccia o meno, il simbolo e lo status della vita contemporanea. Se il cellulare ci abbia reso migliori è irrilevante. È innegabileche ci ha cambiato abitudini e quotidianità. Che vita oggi sarebbe senza cellulare?