C'est la Vie

Come stelle del calcio


Cioè ingaggiati e super pagati. Non sono calciatori che vanno di quadricipite bensì medici, infermieri e fisioterapisti italiani, nello specifico veneti, con competenze e concorsi e attestati. Gigi è un affermato specialista, sua moglie Laura è un’abile tecnico di laboratorio. Hanno due figli. Una sera di qualche giorno fa ci raccontavano con entusiasmo ma con amarezza della loro scelta: lasceranno la sanità italiana e voleranno a breve lontano-lontano per mettere a frutto le loro competenze maturate in anni e anni di servizio pubblico. Lo faranno sì per lo stipendio triplicato, ma principalmente è per la grande stanchezza accumulata in anni di lavoro in ospedale, con orari e carichi di lavoro insopportabili. Ancor prima del covid. E dopo il periodo del covid duro l'alienazione è aumentata.
Ci raccontavano che in Veneto, una delle regioni in cui nell'immaginario collettivo la sanità è d’eccezione, in tre anni si sono perse 3.000 figure specialistiche; che le dimissioni volontarie verso il privato sono raddoppiate; che gli infermieri mica si trovano, addirittura vengono ripescati fra le liste di chi non ha superato il concorso; che nelle case di riposo si ricorre a operatori o presunti tali extra comunitari; che a Belluno viene dato un incentivo ai medici che prescrivono meno esami e visite urgenti. In barba alla prevenzione e in nome delle lunghissime liste d’attesa. Sorvolavano non senza sarcasmo sulle promesse mai mantenute e sull'assenza di fondi per ricerca e innovazione. Non è ancora chiaro se i figli li seguiranno. Ma loro la scelta l’hanno fatta a prescindere. Ci va, dicono, della loro dignità di medici.Non si sentono affatto medici in fuga.Con loro partiranno specialisti e infermieri lombardi. Coraggio, esosità, professionalità, amore per il loro lavoro, come leggete la scelta dei tanti dipendenti della sanità che partiranno verso altri lidi?