C'est la Vie

Ai tempi del politically correct


L’abbiamo canticchiata tutti per la sua orecchiabilità e allora, nel 1981, quando Ferradini la compose insieme Herbert Pagani fu successo immediato. A detta del cantautore, parrebbe che all'epoca siano state proprio le femministe del centro sociale Leoncavallo di Milano le prime fan. Erano altri tempi, tempi in cui anche i cinepanettoni squallidi e pieni di doppi sensi  o battutacce andavano alla grande. Con buona pace di tutti. Passano i decenni, prova ad emanciparsi l'idea di donna, arriva il #metoo  e, in nome del politically correct,  si stabilisce che certi messaggi  sono sessisti e creano condizioni necessarie e  sufficienti per collezionare in fretta processi mediatici.
Credo che oggi sarebbe pericoloso come brano, probabilmente non lo riscriverei. Dice Ferradini con il suo teorema, le sue spremute di cuore e la nessuna pietà. E la reimposta così:  Fra le due versioni quale preferite? È un giusto arrangiamento  del messaggio ? O siamo cresciuti più cavillosi, attenti alla parola e sessisti che non lasciamo aperta la porta del cuore nemmeno a una canzone?