Creato da e_d_e_l_w_e_i_s_s il 16/06/2012

C'est la Vie

Il bello, il brutto ... e il così così

 

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Chatta che ti passa!

Post n°898 pubblicato il 30 Settembre 2020 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

 

La malinconia.
La solitudine.
La frustrazione.

E' questo il senso di Replika
, un'applicazione scaricata già da 7 milioni di utenti nel mondo.
Oltre il monitor però non c'è un cuore che batte, ma un'intelligenza artificiale con cui ci si illude di scambiare quattro chiacchiere proprio come all'oratorio o al bar ma  che in realtà nasconde risvolti potenzialmente pericolosi.
Basta chiedere consigli su come risolvere una controversia con chicchessia, ad esempio, per ritrovarsi di fronte ad una risposta di dubbia moralità: '' Eliminala! ''[clicca]  :

Ma se da un esperimento per quanto rischioso possa essere si passa alla realtà, allora il gioco diventa tragico.

E tragico è leggere del bambino di 11 anni  che si è lanciato dall'undicesimo piano di un palazzo a Napoli.

Avrebbe lasciato un biglietto di saluti a mamma e papà chiedendo scusa,  ma l'uomo nero gliel'aveva intimato.

Jonatan Galindo, è il nuovo gioco -successore della blue whale challenge-  che si svolge totalmente online.
Un personaggio con un cappuccio nero e l'aria sorniona alla Pippo richiede l'amicizia ai giovanissimi su ogni canale social possibile (Facebook, Instagram, Tik Tok, Twitter) e propone sfide con paure e angosce crescenti fino ad arrivare al gesto estremo.































Non sono giochi, come quelli che comunemente intendiamo ed è allucinante che vengano considerati tali.

Perché di ludico non c'è nulla.

C’è piuttosto la sfida con la violenza e con la morte.

C'è piuttosto l'identikit di una società malata.

 

Inutile colpevolizzare i ragazzini.

Ridicolo solo pensare a gioventù bruciata.

O dire *ai miei tempi…*



La rete offre, ma offre anche insidie.

Perciò per quale motivo nel web possono  trovare spazio  app  e nessun organo di controllo si attiva non solo a oscurare tali orrori , ma a denunciare e punire coloro che li pubblicano?


E ancora, le famiglie dove stanno quando non s'accorgono del disagio che sia di una settimana o di un mese  dei propri figli?

 
Rispondi al commento:
alberto.gambineri
alberto.gambineri il 01/10/20 alle 08:45 via WEB
Mi verrebbe da scrivere un fiume di parole, ma debbo reprimermi, perché anche la sintesi è una virtù e Dio solo sa quanto bisogno ci sia, ora come ora, di comportamenti virtuosi; due esempi emblematici: una mia amica (non è neppure una cretina…), nell’esternare la propria fatica di affrontare il ruolo di madre di un bimbo piccolo e vivace, mi disse una volta di benedire i cartoni animati in quanto almeno per qualche ora poteva parcheggiare (qs verbo lo uso io, non lei) il figlio davanti al televisore e pensare a se stessa; fortuna che a quei tempi non c’erano computer, smartphone e uomini neri (…e forse nemmeno un impalpabile, subdolo senso di fatalismo ad infettare il cuore dei giovanissimi); un tizio di cui non conosco neppure il volto mi confidò, anni fa su un social, di essersi innamorato talmente di quella che riteneva la sua donna ideale, incontrata in rete e (per sua stessa ammissione) mai di persona, da non dormire più la notte e non riuscire più a condurre una vita scevra dal pensiero di lei (ma, come si può immaginare, avrebbe potuto benissimo nascondersi chiunque dietro a quell’ avatar); tra le centomila parole (inutili) che mi venne da dirgli per consolarlo, ricordo che insistetti molto affinchè non si lasciasse convincere da eventuali richieste di denaro; siamo a questo, cara amica; a parlare con i fantasmi…; in un pianeta sovrapopolato, siamo a confrontarci con i robot e con gli ectoplasmi, spesso ricercando da essi rifugio alla solitudine, anziché dai nostri simili; non è triste tutto ciò? Guarda, per tirarmi su, penso al Galindo, autore di una canzone bellissima, struggente come solo le melodie ispaniche possono esserlo: “Malaguena salerosa”, ne esistono decine di versioni, dalle classiche alle pop, tutte più o meno… “salerosas”; ma ne riascolto una, mentre constato (mannaggia!) che ho scritto un… poema e volevo essere breve. Un saluto, dai.
 
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