Infondo mi drogo...

Gli esami...


Scusate per questa lunga assenza…Credo che saprete che gli esami uccidono chiunque e le tesine più che mai. Ma non sono qui per questi vittimismi gratuiti. Avrei senza dubbio voluto scrivere qualcosa di più interessante, ma proprio non ce l’ho fatta, la ricerca su Notre-Dame di Parigi che sto facendo occupa tutta la mia memoria. Prometto a me stessa di scrivere qualcosa di più interessante durante il fine settimana, da pubblicare lunedì.Però voglio lasciarvi questa poesia, perché la trovo una delle più belle che siano mai state scritte. La VoceLa culla ove giacevo s’appoggiavacontro la biblioteca, malinconicaBabele, ove poesia, novella, scienza,la cenere latina con la polveregreca, tutto appariva mescolato.Avevo la statura d’un in-folio.Due voci mi parlavano. La prima,decisa e insidiosa, mi diceva:“La Terra è un dolce ricco di sapore;posso farti (ed allora il tuo piacere sarebbe senza fine) un appetitoche in volume lo eguaglia. E l’altra: “Vieni!Vieni a viaggiare in mezzo ai sogni, oltre il possibile, oltre il conosciuto!”E questa, come il vento delle spiagge,cantava, spettro che vagiva, giuntochissà da dove, che carezza e insiemeatterrisce l’orecchio. Io ti risposi:“Si dolce voce!” Ed è da allora chedata, ahimè, quella che si può chiamarela mia piaga e la mia fatalità.Dietro le quinte dell’immensa vita,nel più profondo dell’abisso, io vedodistintamente mondi singolari,ed estatica vittima di questachiaroveggenza, mi trascino dietroserpenti che mi mordono le scarpe.E’ da quel tempo che, come i profeti,tanto teneramente amo il desertoe il mare; che nel lutto rido, e piangonelle feste, e che apprezzo per soaveil vino più amaro; che spessissimoprendo fatti concreti per finzioni,e che, con gli occhi al cielo, cado in buche.Però la Voce mi consola e dice:“Tienti i tuoi sogni; i saggi non ne hanno di così belli come ne hanno i pazzi!”                                          C. Baudelaire.