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« Genetica ed origine del caneCani e modifiche sociali umane »

L'ansia da separazione

Post n°3 pubblicato il 22 Luglio 2012 da joppijo62
 

di Giovanni Padrone – Parlando di medicina comportamentale applicata alla risoluzione dei problemi di comportamento dei cani abbiamo a livello internazionale essenzialmente due scuole di pensiero, quella francese e quella anglosassone. La prima cerca di affrontare i disturbi psichici dei cani sotto un punto di vista medico ed etologico, cercando di mettere in evidenza il grado di disorganizzazione delle finalità comportamentali. La seconda presenta invece un approccio tipicamente behaviorista e considera le alterazioni del comportamento come reazioni anomale rinforzate dall’ambiente. Risultano perciò importanti i periodi critici dello sviluppo nel cucciolo e gli atteggiamenti tenuti dal proprietario o gli stimoli ambientali veri e propri che si rinforzano nel tempo.
Questa diversità nell’affrontare i problemi comportamentali è presente anche nell’ansia da separazione. Con questo termine viene descritto quell’insieme di fenomeni ansioso-frenetici o ripetitivi che si presentano quando il cane viene lasciato solo. In presenza dell’isolamento sociale e col proprietario assente il cane inizia a manifestare comportamenti di ansia. Questo può avvenire quando il proprietario effettivamente non è presente in casa oppure quando si trova in casa ma non è visibile (ad esempio se la guida di riferimento va a farsi una doccia e chiude la porta della stanza da bagno). Riflettendo sul fatto che il cane appartiene ad una specie altamente sociale con una origine ed una evoluzione al fianco dell’uomo da decine di migliaia di anni, può risultare facilmente comprensibile quanto possa risultare alquanto scomoda una situazione di momentanea separazione e che in soggetti particolarmente predisposti tutto questo possa creare forti disagi e portare all’ansia da separazione.
La scuola francese (Pageat ed altri) definisce questa patologia come una sindrome caratterizzata da sintomi riferibili a stati ansiosi di tipo intermittente o permanente che accadono al momento in cui il cane viene separato dal proprietario o da un altro animale convivente a cui il cane è iperattaccato e, dunque, può sicuramente essere identificata come uno stato ansioso dipendente da un iperattaccamento primario.
La scuola anglosassone (Dodman ed altri) classifica questa patologia come paura o fobia situazionale riconducendo il concetto di ansia ad una condizione permanente di paura senza causa evidente. L’allontanamento del proprietario o anche solo periodi brevi di isolamento non rappresentano un problema se lo sviluppo del cane avviene in maniera equilibrata, mentre una errata fase di sviluppo nel periodo di crescita con relative cause di sensibilizzazione sembrano essere alla base dell’insorgere di questa patologia.

Insorgenza e sviluppo dell’A.d.S.
Anche in questo caso abbiamo due punti di vista differenti. La scuola francese considera il fatto che nella prima settimana di vita del cucciolo la madre inizia a produrre attraverso le ghiandole intramammarie un feromone (Apaisina) atto a rinforzare il legame di attaccamento dei cuccioli alla madre, questo per favorire l’affettività e l’attrazione nei confronti della madre per un nutrimento sicuro.
Non appena i cuccioli iniziano a sviluppare i primi denti da latte la madre inizia un processo inverso di distaccamento che viene completato al momento in cui i figli raggiungono la maturità sessuale. Durante la fase primaria di impregnazione avviene un doppio processo di socializzazione nei confronti dei conspecifici e degli esseri umani, cui il cucciolo è in grado di attaccarsi affettivamente. Il legame anomalo di iperattaccamento viene a crearsi quando il partner umano non attua tutte quelle iniziative utili ad attivare il distacco portando il cane ad una dipendenza psicologica ed affettiva che può sfociare nell’ansia da separazione.
Per quanto riguarda la scuola behaviorista i cani sono animali sociali che necessitano di interazioni frequenti col partner umano per avere sicurezza. Un comportamento che i cuccioli attuano frequentemente quando vengono separati dai fratelli e dalla madre è un aumento dell’attività motoria accompagnato da vocalizzazioni con l’unico scopo del ricongiungimento familiare. L’attaccamento affettivo nei confronti del proprietario va a sostituire i legami sociali intraspecifici. Un cucciolo dotato di omeostasi psichica impara a tollerare la separazione dal partner umano, ma un cucciolo che nel periodo sensibile ha subito qualche trauma che lo ha portato a mal tollerare la separazione, creerà nel prosieguo del tempo una profonda alterazione della sua sicurezza interiore. Secondo questa scuola il cane che soffre di Ansia da Separazione ha avuto esperienze negative per quanto riguarda l’attaccamento ai partner sociali, ipotizzando cani che hanno subito frequenti cambiamenti di proprietario o altri che hanno trascorso periodi più o meno lunghi nei canili o nei rifugi per cani.
Risulta, perciò, chiaro che per la scuola francese questa patologia ha ben determinate caratteristiche, cioè una mancanza della cessazione del legame affettivo primario in giovane età, mentre per la scuola anglosassone si tratterebbe di predisposizione ereditaria, carenza di esperienze precoci, presenza di eventi traumatici e categorie di cani a rischio come quelli che sostano nei canili per lungo tempo. Ciò che io obbietto a questa scuola è il fatto che vengano raggruppate nell’Ansia da Separazione tutta una serie di patologie che in realtà hanno poco a che fare con l’Ads stessa, come la sindrome da canile (o Sindrome da Privazione sensoriale), tant’è che i behavioristi raggruppano le patologie che hanno come base una forma di iperattaccamento nei Separation disorders con trattamenti comportamentali analoghi ed è probabilmente il motivo principale per cui medici generici ipotizzino l’Ansia da separazione di fronte a situazioni che nulla hanno a che vedere. La scuola francese ha di positivo il fatto di avere riorganizzato tutte queste problematiche a seconda dell’origine delle stesse e, perciò, avere creato un modo più sicuro per identificare l’A.d.S.; inoltre, mentre per gli anglosassoni questa patologia può essere presente a qualsiasi età, per i francesi questo può avvenire solo in giovane età.

Sintomi presenti nell’A.d.S.
Per la scuola francese parliamo di pochi ben identificati sintomi: eliminazioni emotive casalinghe (solitamente le urinazioni avvengono sul pavimento e non in verticale nemmeno nel maschio, le defecazioni sono molli e sparse per la casa perché vengono effettuate mentre il cane è in movimento), comportamento esploratorio esacerbato alla ricerca di oggetti con l’odore del partner umano (gli oggetti presi ‘di mira’ solitamente sono scarpe, libri, maglie, biancheria intima) che vengono distrutti,
vocalizzazioni di tipo infantile (guaiti, pigolii e gemiti in genere); nei casi più gravi può presentarsi anche attività di sostituzione tipiche dell’ansia permanente (leccamento degli arti).
Per la scuola anglosassone, invece, i comportamenti sintomatici dell’ansia da separazione sono molti di più. I principali sono:
• Seguire il proprietario in casa
• Presenza di ansia non appena il proprietario si prepara all’uscita
• Vocalizzazioni brevi quando il proprietario è uscito
• Panico e tentativi di fuga (distruzione di stipiti e porta d’ingresso)
• Ipersalivazione
• Inibizione motoria
• Anoressia ansiogena
• Eliminazioni inappropriate
• Rituali di accoglienza esacerbati al rientro del proprietario.
Non sono sempre tutti presenti, ma bastano 5 di questi per sospettare l’ansia da separazione.

Considerazioni. Sono state fatte varie riprese video dai sostenitori di entrambe le scuole tramite le quali si è arrivati a stabilire uno schema delle manifestazioni comportamentali presenti nei cani affetti da ansia da separazione. Un punto di incontro fra le due scuole. In effetti, entrambe hanno verificato che avviene un picco di intensità poco dopo la partenza del proprietario (entro i 5 minuti) e cessano intorno alla mezz’ora, anche se spesso il cane mantiene per tutto il periodo di separazione le manifestazioni verbali. L’attività di esplorazione ambientale può essere ripresa a cicli temporali di durata fra i 20 ed i 30 minuti, a meno che non vi siano ulteriori stimolazioni dall’esterno per cui la stessa può riprendere precedentemente.
Un altro punto di incontro fra le due scuole è la presenza di rituali di uscita e di rientro da parte del proprietario che rinforzano e peggiorano la patologia. A seguito dei rituali di uscita i cani che soffrono di ansia da separazione possono presentare uno stato d’ansia che porta alla produzione di sequenze comportamentali come inseguire nella casa ‘francobollati’ il proprietario, ansimare o tremare (a volte convulsioni), abbassamento di orecchie e coda in posizione fissa visualizzando una espressione di depressione, frapporsi fra porta e proprietario per impedire l’uscita esibendo spesso comportamenti aggressivi. Al rientro del proprietario, invece, il cane può presentare rituali di accoglienza eccesivi come saltare addosso, scodinzolare esageratamente, guaire ed abbaiare, invito al gioco portando anche oggetti. Questi comportamenti vengono ripetuti ogni qual volta il proprietario mostra attenzione nei confronti del cane.
Se però il proprietario agisce in maniera aggressiva (soprattutto in presenza di distruzione di oggetti) il cane emette tutta una serie di comportamenti anticipatori come mostrare il ventre, nascondersi, abbassamento di orecchie e coda fra le gambe, perdita emotiva di urina. Solitamente questo comportamento viene interpretato erroneamente dal proprietario come una sorta di ammissione di colpa al quale spesso seguono ulteriori punizioni portando il cane all’interno di un circolo vizioso da cui non riuscirà ad uscire.

Trattamenti terapeutici
Tralasciando la parte farmacologica, non di mia competenza, passo a trattare delle tecniche comportamentali utilizzate per aiutare il cane ad uscire dallo stato ansioso. La scuola francese propone una terapia del distacco in due fasi. Nella prima il proprietario limita la durata dei contatti e del gioco, trova un luogo in cui il cane deve riposare (e per tale ragione lo deve addestrare a starci), utilizza una sorta di rituale del pasto nel quale simula di mangiare prima del cane. Nella seconda fase il proprietario assume ogni iniziativa su qualsiasi interazione col cane e quando deve riposare lo fa vicino al cane ma non a diretto contatto. Nei 20 minuti precedenti l’uscita non deve avvenire alcuna forma di contatto fisico o vocale, così come al ritorno. Il cane non va punito per le distruzioni di oggetti.
Per quanto riguarda la scuola behaviorista i comportamenti che il proprietario deve attuare sono i seguenti:
• Cambiamento dei rituali di uscita e di ritorno, utilizzando anche tecniche di riduzione dei comportamenti come il contro-condizionamento;
• Modifica della relazione fra proprietario e cane, nella quale è previsto ignorare il cane quando richiede l’attenzione o il contatto fisico; al cane si presta attenzione solo quando è calmo;
• Estinzione dei comportamenti eccessivi tramite controcondizionamento o desensibilizzazione;
• Assunzione delle iniziative esclusivamente da parte del proprietario;
• Lasciare tv, stereo o radio accesi in modo che una voce umana possa tranquillizzare il cane;
• Abituare il cane a star solo pianificando delle uscite ad aumento graduale di durata, partendo da pochi minuti ed arrivando ad alcune ore.

Esito

L’esito finale può essere un successo, con una certa normalizzazione dei comportamenti del cane, o un autentico fallimento. Il tutto dipende innanzitutto dalla capacità del proprietario di voler collaborare ed attuare tutte quelle tecniche che vengono indicate per aiutare il cane ad uscire dal suo stato ansioso. Spesso agiscono negativamente i suoi sensi di colpa.

Il mio punto di vista

Fin qui ho trattato degli aspetti teorici che riguardano le due ‘scuole’ comportamentali internazionali principali. Naturalmente ne esistono altre che qui non trattiamo per mancanza di tempo. Qualche precisazione, però, vorrei farla per quanto riguarda la mia esperienza. Rispettando le statistiche che dicono trattarsi di una patologia molto rara, guardando il mio personale archivio posso dire di avere avuto nel corso degli anni di lavoro con svariate centinaia di cani problematici pochi, pochissimi casi (4 certi ed uno probabile ma con presenza di altri problemi). Molti casi di quelli che ho trattato in cui era stata diagnosticata da parte di un veterinario generico o un addestratore/istruttore cinofilo come ansia da separazione nella realtà erano altre patologie (si spazia dalla sindrome da canile alla sindrome da ipersensibiliz-zazione/iperattività). Solo nel primo caso presentatomi dal veterinario compor-tamentista con cui tuttora collaboro (dr. Massimo Franceschetti Picard) ho lavorato inizialmente secondo i canoni imposti dalla scuola francese (anche per la mia allora poca esperienza), ma non essendo molto soddisfatto dei risultati ho cercato altre vie. Sinceramente le tecniche che vanno sotto il nome di Regressione Sociale Guidata, come far mangiare il cane dopo il proprietario o gestire i contatti sociali, mi davano l’impressione che rendessero il cane più insicuro e depresso. Cambiando completamente strada provai ad utilizzare la tecnica delle uscite simulate per abituare il cane a star solo in casa ho trovato efficace l’affiancamento di giochi di attività olfattivo – mentale ed esercizi vari di cooperazione fra cane e proprietario a partire dai semplici esercizi di base fino ad arrivare all’apprendimento sociale interspecifico (il range è molto ampio e perciò è possibile variare di molto le iniziative); in tal modo il cane acquisisce una maggior fiducia in se stesso (autostima) e nel proprio partner umano e si attua una forma di distacco dal proprietario sotto molti punti di vista più equilibrato. Alla fine ciò che può portare al successo della terapia comportamentale è sì la cooperazione del proprietario ma anche l’ecletticità dell’educatore cinofilo, la sua capacità cioè di mutare le tecniche qualora le stesse non convincano o non portino ai risultati sperati. Del resto, come gli accademici del comportamento ricordano, quando una tecnica non porta in breve tempo ad un minimo risultato è giusto cercare altre vie.

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