Luce rossa

Intervista sulla vicenda dei due marò al Generale Fernando Termentini.


 Intervista sulla vicenda dei due marò al Generale Fernando Termentini. di  Alfredo d'Ecclesia Fernando Termentini è un Ufficiale Generale della Riserva dell'Esercito Italiano. Ha frequentato l'Accademia Militare di Modena. E' laureato in Scienze Strategiche e nell'arco della sua carriera si è occupato di tutte le attività connesse con i vari gradi ricoperti come Ufficiale dell'Arma del Genio. Ha acquisito particolare esperienza nazionale ed internazionale nel settore degli esplosivi e della bonifica dei territori inquinati dalla presenza di mine ed ordigni bellici non esplosi. Attualmente fornisce consulenza nel settore della bonifica, si occupa di analisi di rischio connesso alla minaccia terroristica convenzionale e non ed alle problematiche tecniche operative dell'impiego degli IED (Improvised Explosive Device). E' autore di numerose pubblicazioni e studi consultabili attraverso il suo sito www.fernandotermentini.it Egregio Generale Termentini  è quasi un anno che i nostri due fucilieri della marina Massimiliano La Torre e Salvatore Girone sono trattenuti in India ,ma come è potuto accadere un avvenimento simile? Una domanda non semplice alla quale si può rispondere solo sviluppando un'ipotesi sulla base dei pochi elementi noti che hanno caratterizzato l'intera  vicenda.A tale riguardo credo che si possa affermare che i fatti hanno avuto origine da un errore iniziale sostanziale, quello di fare rientrare la nave in acque territoriali indiane ed in particolare sul porto di Koci. Un ordine impartito, per quanto noto, dall'Armatore dell'Erica Lexie che comunque, prima di decidere, si sarebbe consultato con la Difesa.Un errore di valutazione a mio modesto avviso originato anche da una  carenza normativa in quanto - per quanto noto - la Legge 130 dell'agosto 2011 ha sancito la presenza dei nuclei di protezione militare (NPM) su navi civili a rischio di attacchi di pirateria, ma non è stata seguita da decreti sottoscritti dai Dicasteri interessati (Difesa, Esteri, Marina Mercantile ed associazione Armatori), tali da regolare nel dettaglio la gestione di una possibile emergenza anche in deroga del Diritto di Navigazione.   Un esempio fra tutti. La legge prevede che il Capo Nucleo NPM assuma la gestione delle operazioni militari conseguenti all'emergenza ma non gli assegna anche il ruolo, in deroga al Diritto Marittimo, della direzione, seppure limitata alla contingenza, delle manovre di disimpegno che  la nave dovrebbe eseguire,  in supporto all'azione di risposta militare.   Una volta accertate le vere intenzioni degli indiani e scoperto che con l'inganno avevano fatto tornare la nave come si sarebbe dovuto comportare il Governo italiano?  Avrebbe innanzi tutto dovuto "congelare" lo status della nave attraccata a Koci con un provvedimento estemporaneo quale ad esempio eleggere l'Enrica come ufficio distaccato dell'Ambasciata di Delhi conferendo alla petroliera  extraterritorialità. Un provvedimento che sicuramente avrebbe trovato ostacoli da parte indiana ma che avrebbe imposto una decisione al Governo Centrale di Delhi unico deputato a decidere nello specifico e, comunque, avrebbe consentito di guadagnare tempo e sollecitare l'interesse della Comunità internazionale. Parallelamente, si sarebbe dovuto ricorrere immediatamente alla Corte Internazionale dell'Aia sottoponendo alla valutazione del Tribunale lo scorretto comportamento dei uno Stato Federale  indiano (il Kerala), che di fatto stava esercitando diritti indebiti nei confronti di due militari di uno Stato Sovrano negando loro "l'immunità funzionale". Un riconoscimento previsto dal Diritto Internazionale e dovuto a militari che stanno difendendo gli interessi e la sicurezza dello Stato di appartenenza. Una denuncia che rappresentasse anche l'inganno perpetrato dalla Guardia Costiera del Kerala nei confronti del Comandante, attraverso false comunicazioni, reato penale grave secondo il Diritto Internazionale Marittimo.  Quale doveva e poteva essere il ruolo dell'ambasciatore e del console italiani una volta che la nave era giunta a Kochi ? Sarò più chiaro Generale Termentini non dovevano cercare di tutelare i due cittadini italiani con tutti i mezzi che avevano a disposizione? E si può dare un ordine di consegnarsi alla polizia indiana a due militari che stavano in missione per conto del loro paese e della comunità internazionale?   Rispondo dalla fine della sua domanda. Credo che al momento dei fatti i rappresentanti ufficiali italiani presenti sul posto avessero l'obbligo prioritario di garantire a qualunque costo la massima tutela ai nostri militari. Quindi sono del parere che le Autorità diplomatiche italiane avrebbero dovuto porre in essere qualsiasi provvedimento anche eclatante per impedire o almeno ritardare la consegna dei due nostri cittadini.Forse potevano essere compiuti atti formali di una certa rilevanza come interdire l'ingresso delle Forze di Polizia indiana sulla nave, anche interponendo la propria persona la cui sicurezza era peraltro garantita dall'immunità diplomatica propria del Console e dell'Addetto Militare i primi ad essere sul posto.Sicuramente azioni destinate ad avere una limitata efficacia oggettiva ma utili per richiamare l'interesse dei media internazionali, l'attenzione della NATO (articolo 4 della carta dell'Alleanza) e delle stesse Nazioni Unite.Un esempio fra tutti. Qualcuno a livello istituzionale nel corso di questi 11 mesi ha affermato che l'accesso alla nave fu consentito perche gli indiani minacciavano una vera e propria azione militare con l'impiego delle forze di Polizia. Forse se sulla nave si fosse insediato tutto  il vertice politico / militare della nostra rappresentanza diplomatica a Delhi,  gli indiani avrebbero dimostrato maggiore cautela con una maggiore rispetto dei diritti di salvaguardia che le Convenzioni Internazionali garantiscono alle rappresentanze diplomaticheHa sorpreso il silenzio della stampa,ha sorpreso il silenzio del Presidente del Consiglio ,ha sorpreso il silenzio del Presidente della Repubblica e Capo delle forze armate Giorgio Napolitano,come se lo spiega Generale Termentini ? Come cittadino e come ex Comandante mi sarei aspettato una conferenza stampa del Capo dell'Esecutivo che spiegasse alla Nazione cosa stesse accadendo e parole incisive e concrete del Capo delle Forze Armate non limitate a  modeste e sporadiche espressioni di solidarietà espresse in occasione di ricorrenze nazionali importanti.Il Presidente della Repubblica ha, peraltro, in un'occasione lamentato le critiche di parte dei cittadini e poca azione propositiva. Personalmente, ma credo anche altri, ho fatto un'azione propositiva scrivendo due lettere. Non  c'è stato alcun seguito né tantomeno risposta. Se poi  questo silenzio fosse invece motivato per la scelta di una  "ragion di Stato di mantenere il low profile" nei confronti dell'India, non credo che Delhi si sarebbe adirata se il Presidente del Consiglio avesse dimostrato un certo interesse almeno formale per due cittadini in ostaggio di uno Stato Estero, né tantomeno se lo avesse fatto il Capo dello Stato e delle Forze Armate italiane nel pieno rispetto dei compiti a lui attribuiti dalla Costituzione. .   Un altro gesto a sorpresa fuori da ogni logica è stata la visita natalizia dei nostri marò,e oltre a sorprendere ha sorpreso che nessuno si sia posto il problema di trattenerli in Italia,considerando le prerogative della Nostra Costituzione. Cosa ne pensa Generale?  La licenza natalizia, seppure comprensibilmente auspicata dai famigliari, personalmente non la condivido in quanto a mio modesto avviso ha presentato al mondo un'immagine dei nostri militari  che non rispecchia la realtà. Personalmente non avrei accettato il beneficio e non lo dico "solo per parlare",  ma sapendo di cosa sto dissertando  avendo trascorso dopo mesi di assenza da casa  più di una festività di fine anno lontano dalla mia famiglia e dai miei figli e vivendo in aree ad alto rischio in quanto teatro di eventi bellici.Ciò premesso aver mantenuto la parola data credo sia stato pagante per riscattare un minimo di credibilità italiana in ambito internazionale. Forse sarebbe stato auspicabile un provvedimento di tutela nei confronti dei nostri militari richiamando i disposti Costituzionali che proibiscono la consegna di cittadini italiani ed anche non italiani presenti in Italia  a Paesi che prevedono la pena capitale per i possibili reati contestati. Oppure una presa di posizione della magistratura italiana avocando a se il diritto di precedenza rispetto alla giustizia indiana, nell'accertare la responsabilità di due cittadini italiani nei confronti dei quali è aperto un fascicolo penale.Peraltro l'accordo di far rientrare i due Marò in India era stato sottoscritto con un atto formale dell'Ambasciatore e del Ministro, quasi un impegno privato considerando i vincoli costituzionali  e l'assoluta assenza di decretazioni o deleghe parlamentari.    E siamo arrivati al colpo di scena di questi giorni La Corte Suprema decide che la competenza non spetta alla Alta Corte del Kerala in quanto l'incidente è avvenuto in acque contigue a quelle indiane( uso il termine indicato dalla corte per parlare di acque internazionali) e decide che sarà nominato un tribunale speciale. Perché questo continuo palleggiamento Generale ,cosa nasconde questa storia che non si può dire? In tutta onestà affermare categoricamente cosa può nascondere o quali siano gli scopi reconditi che girano intorno a questa storia sarebbe un atto arbitrario privo di contenuti oggettivi e comunque azzardato. Si sta infatti parlando della vita e del destino di due servitori dello Stato e delle loro famiglie , per cui qualsiasi motivo rappresenterebbe il nulla assoluto.Credo piuttosto che l'assenza di una voce europea, delle Nazioni Unite e della stessa Alleanza Atlantica abbiano indotto l'India a considerare l'Italia come un'entità sovrana di poco conto, molto meno importante rispetto alla influenza interna dello Stato del Kerala che ha sempre condizionato il Governo centrale di Delhi. Una situazione che reputo sia anche pregiudicata dall'influenza esterna di altri Stati molto legati all'India, come ad esempio l'Iran.In questi undici mesi si  è varie volte anche parlato di interessi commerciali Italia / India che potrebbero aver influito negativamente sulla rapida soluzione della vicenda, non in ultimo quella in corso di 12 elicotteri dell'AugustaBell, offuscata da possibili tangenti in parte anche accertate, ma non credo che non sia un fattore dominante,  ma solo forse condizionante la stampa nazionale.Credo, invece,  che il silenzio europeo ed in particolare quello della stampa estera possa essere in parte connesso ad interessi commerciali francesi. Una Francia che non vuole "innervosire" Delhi alla quale è in procinto di vendere aerei militari di ultima generazione .   Generale Termentini se fosse stato lei al Governo come avrebbe affrontato questa vicenda ? E se dovesse affrontarla ora cosa farebbe?Nel corso delle mie attività professionali ho sempre portato  avanti con coerenza le mie scelte e non ho cercato mai a vantaggio dell'affermazione delle mie posizioni,  di immedesimarmi in compiti non miei. Non lo farò nemmeno ora ma mi limito a dire con molta modestia che se avessi dovuto decidere io mi sarei esposto in prima persona denunciando al mondo l'atto arbitrario dell'India nei  confronti dell'Italia, dimostrando la vicinanza morale a miei due concittadini in difficoltà e non limitandomi a poche, modeste sterili ed inconcludenti parole di circostanza come invece è avvenuto da parte di chi per mandato istituzionale avrebbe dovuto essere più incisivo. Cosa farei ora a giochi fatti e con una situazione incancrenita è difficile dirlo. Allo stato attuale ogni soluzione avrebbe il 50% di probabilità di essere vincente piuttosto che perdente.  Sicuramente cercherei di recuperare il terreno perduto sollecitando la Comunità internazionale ad impegnarsi insieme all'Italia e per l'Italia perché l'India concretizzi decisioni immediate per risolvere in tempi rapidissimi la vicenda.Sicuramente eserciterei anche un pressing su 360 gradi sulla Comunità internazionale affinché prenda posizione contro la palese disattenzione indiana nell'applicare il diritto internazionale anche centellinando ogni possibile concessione sul piano dei concorsi militari nelle Missioni Internazionali e soprattutto  per quanto attiene al supporto logistico chiesto recentemente all'Italia per agevolare le operazioni militari in corso nell'Africa Sub Sahariana  contro le nuove cellule di Al Qaeda in Mali, nel Corno d'Africa ed in Libia.