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Concita de Gregorio non si tocca

Post n°115 pubblicato il 18 Giugno 2011 da alfredo.decclesia

Diciamo subito che togliere Concita de Gregorio dalla Direzione dell’Unità è una vera porcata,una porcata sotto ogni punto di vista. Da un punto di vista editoriale,Concita ha trasformato un giornale decadente ristretto limitato in un giornale snello ,fluido ricco di contenuti ,aperto leggibile ho ripreso a leggere l’Unità dopo trentanni,grazie a Concita,e non si riesce a capire una scelta del genere e per caso a libertà che da fastidio,la paura che i cittadini si possano scegliere i loro interlocutori,l’illusione che basta utilizzare gli errori degli altri per poter governare ,ma governare per fare che? Con la scusa del bene comune utilizzare  i cittadini per fare i propri affari…Certo tutti credono che meglio dei partiti dell’amore si può governare ma c’è un piccolo particolare che proprio non riuscite a capire i cittadini si sono stancati e parteciperanno non delegheranno più a nessuno il loro ruolo,voi dovreste sintonizzarvi su questa realtà e non il contrario ora se toccate Concita toccate la libertà,i meriti,la partecipazione e l’Unità da ora in poi leggetevelo voi.

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La verità e il fango editoriale di Concita de Gregorio.

 

Non avevo dubbi che, orfano del faccendiere piduista di stanza a Palazzo Chigi, il sito Dagospia – moderna versione di antiche veline dei Servizi – sostituisse la sua principale fonte, Luigi Bisignani oggi agli arresti, coi due o tre fra le migliaia di aspiranti sottopancia che quotidianamente fanno “filtrare”, come si dice in gergo, quattro menzogne miste a un dettaglio reale che dia credibilità all'insieme nella speranza di ottenere – gli aspiranti servi – qualche credenziale che assicuri loro quel che non può dargli la credibilità e il talento che non hanno.

 

L'Italia, i palazzi del Potere, le aziende sono piene purtroppo di persone che ancora non hanno capito che quel tempo è finito, sta finendo, basterebbe vivere nella realtà per capirlo, osservare i dati che vengono dai risultati elettorali per saperlo con certezza: verrà il giorno, è vicinissimo, in cui la 'fedeltà' acritica e cieca, interessata al potente di riferimento non sarà più sufficiente a garantire un posto, uno stipendio, un potere. Sta arrivando il giorno in cui ciascuno sarà misurato sulla sua capacità, la lealtà, la cura per l'interesse collettivo e non per il proprio, il coraggio.

 

Vale per il presidente del Consiglio come per i presidenti del proprio condominio, per gli esponenti di partito e per i rappresentanti sindacali, per la destra e la sinistra, per tutti. Sarà un processo lungo, perché in molti hanno moltissimo – tutto – da perdere, ma è irreversibile. E' il verso della storia.

 

Dunque, non vale la pena che ci mettiamo qui a esaminare i veleni esalati da Dagospia e senz'altro utilizzati come fonte, oggi o domani, da giornali e tv organiche al sistema in agonia. E' quella roba lì, quel potere marcescente e in parte già in galera. Voi che leggete queste righe avete già tutte le risposte, le avete avute nei giorni, in diretta, avete saputo quel che accadeva mentre stava arrivando. Vengo dunque piuttosto alle notizie cosiddette ufficiali, alle agenzie di stampa che rilanciano rielaborandole certe fonti anonime per dare per certo il passaggio di mano alla direzione di questo giornale. Il mio contratto non è 'in scadenza', come direttore non ho ricevuto comunicazione alcuna, l'unico titolato a darmi indicazioni in questo senso è il mio editore esattamente come è avvenuto all'atto della mia nomina. Lui e non altri.

 

L'editore è naturalmente libero di affidare il giornale a chi crede in qualunque momento e se questo dovesse avvenire, al contrario di quel che abitualmente vedo ed ho visto accadere in passato, non griderei al sopruso né al martirio, lo troverei l'esercizio di un diritto. Chiederei come ho sempre chiesto per tutti in questi anni il rispetto delle regole: abbiamo attraversato lo stato di crisi aziendale rispettando con coscienza i patti che avevamo firmato, abbiamo combattuto le rendite di posizione, abbiamo messo in sicurezza i precari di antica gestione, non ne abbiamo creati di nuovi, abbiamo sostituito le maternità, abbiamo osservato con rigore la legge.

 

I contratti e le leggi valgono per tutti. Detto questo la mia vicenda personale non ha alcun interesse se non fosse per le voci a cui in questi anni il giornale che ho diretto ha dato voce. Una moltitudine di persone che abbiamo lasciato sempre completamente libere di esprimersi nella convinzione che il dialogo e non la censura avrebbero contribuito a fare più forte l'opposizione al regime mediatico affaristico di B.

 

Il confronto e non l'ortodossia. La critica e non la piaggeria. Abbiamo parlato a mondi diversi e sconosciuti ai giornali e alle segreterie di partito, abbiamo avuto risposta. E' a loro che mi rivolgo oggi. Questo giornale è vostro, finché io sarò qui sarà il luogo aperto del confronto. Mi auguro che continui ad esserlo comunque, qualunque cosa accada. Diciamo pure che sono fiduciosa. In ogni caso, come sapete e come noi sappiamo, il tempo dei diktat è finito: ci sarà sempre un posto dove trovarsi, sapremo sempre come e dove far valere i nostri diritti, reclamare la nostra dignità, esercitare la nostra passione. 18 giugno 2011

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