elio ciccarelli

La scatola delle lettere Capitolo 5


Quelle erano le strade del peccato, strade off limits per i minorenni dell’ epoca per quanto, comunque, ci fosse sempre qualche cagnolo che riusciva a passarci sperando magari che un benevolo e complice refolo di vento giungesse a scostare le tende variopinte che assicuravano la privacy degli avventori lasciando intravedere qualcosa all’esterno. Erano certo rari casi di coraggio e di intraprendenza e chi ci provava era ben consapevole del rischio che correva di buscarsi una fraccata di legnate. Di norma c’era sempre un gran passìo di anziani che con sguardo fugace, in un attimo, riuscivano a soppesare le ” virtù” delle mature professioniste le quali, per invogliarli all’assaggio della mercanzia, abbanniavano cantilenando: “ Assa trase ca c’ a’ cuonzo!”. Quasi si trattasse di pane c’ a’ meusa! Né mancavano certi gustosi siparietti, messi in scena da quelle signore che, dialogando tra loro, sapevano persino essere autoironiche: “ Quantu l’ aiu e quantu m’ a divintare!” esordiva una e subito quella della porta accanto, fingendo di non aver capito, chiedeva: “ Ma chi?” e la vicina, col tono malizioso, rispondeva: “A’ cuscienza!”. E giù risate a crepapelle! Dimmi la verità: chi riuscirebbe più a vendere qualcosa, oggi come oggi, con simili sistemi? Lo sanno bene anche i politici che la pubblicità è l’anima del commercio. Lo è sempre stata, d’altra parte. Proprio come in quella storiella di Pierino che scriveva alla lavagna di essere superdotato ( scicchignu, per l’esattezza). Non era vero, ovviamente, ma.... intanto le compagne volevano vedere se era vero! Capito l’antifona? Sveglia, pirla!E.C.P.S. Che fine ha fatto Matapollus Noster? E’ riuscito a farla davvero quella mappa pullografica della città che aveva in mente?Porco mondo! Matapollo! E pensare che ora è un papavero del Ministero degli Interni! E come dimenticarselo? Madonna, come siamo cambiati! Il Jolly fa il professore, il “Tecnico” è funzionario di banca, “Nando sgancia” è primario ospedaliero, il “Marocchino” è docente universitario…. Accidenti! Chi l’avrebbe mai detto allora?Questa scatola è una miniera! Incredibile! Vediamo ancora che altro spunta fuori…. Una foto. E questo chi è? Leggiamo….Palermo, 14 marzoA proposito di panelle e di altre bontà nostrane… Hai notato anche tu come il tema del cibo e delle specialità gastronomiche in genere sia sempre presente nelle pagine degli scrittori isolani?Sì. Ma è una fissazione!Dalle immancabili fritture di pesce del Commissario Montalbano alla cucina dell’ “Homo panormitanus” fino alle puntigliose elencazioni della Palermo-cipolla, ancora oggi non c’è scrittore che non ne lodi le virtù. Oltre ad esserci indubbiamente del vero, ci sarà pure una spiegazione psicanalitica in questo legame viscerale tra cibo, territorio ed appartenenza. La cosa più “strana” poi è che questo legame non si scioglie neanche con l’allontanamento e riesce a resistere anche al trascorrere ineluttabile del tempo! Me lo confermi anche tu, in fondo, quando mi dici che puntualmente ti fai spedire una cassata per Pasqua.Già, è vero. E come farei altrimenti?Io, che qui ci vivo, ti confesserò, mi sforzo di resistere alle tentazioni. Almeno fin che posso. Come l’altro giorno. Passavo da Via Sant’Agostino in direzione San Domenico. Ad un tratto, in Via Bandiera, tra la musica degli ambulanti- venditori di CD e le bancarelle stracolme di sciarpe e magliette rosanero, fiuto nell’aria un profumo, un ciauro che “ intender non lo può chi non lo prova” ed una voce baritonale che intona “ Uora, uora u’ sfurnavu”. Sono stati attimi di autentico panico: da una parte la consapevolezza che sicuramente sarebbe stato, come nella migliore tradizione, “scarsu r’uogghiu e chin’i pruvulazzu”, dall’altra quel faccione gioviale con in testa il cappellino bianco che mi sorrideva e con aria diabolica recitava “S’annu a tastare sti cose belle”. Ho pensato ai miei trigliceridi, al mio consustanziale colesterolo, alla cipolla con l’acciuga che sale e scende, sale, scende e poi risale...... Niente da fare. “ Più che il dolor potè il digiuno”. Anzi, u’ pitittu! Come commentare, caro mio? Ahimè !  “ Resisto a tutto. Tranne che alle tentazioni”.E lo capisco! Bisogna essere nati a Krypton per resistere! No! È da troppo tempo che manco da Palermo! Quest’estate ci voglio tornare. O da solo o in compagnia…. Ma ci torno! Accidenti! È quasi mezzanotte! Ne leggo ancora un’altra e poi vado a letto. Domani sarà giornata campale. Vediamo .… Qui che c’è?Dimmi un po’, stellino, ma lassù, dalle tue parti, ci sono pure i mercatini? Intendo quelli rionali, dove si affollano ambulanti e mercanzie di ogni genere, quelli che vengono presi d’assalto dalla gente in cerca di occasioni d’oro? Qui, devo dirti che furoreggiano, malgrado da tanto non siano più una novità e nonostante i prezzi non siano poi così concorrenziali. Merito del clima che vi si respira o, come piuttosto penso io, colpa della crisi che non si decide a lasciarci ? Beh, comunque sia, ci sono stato proprio sabato scorso e non ti nascondo che mi sono anche divertito. Intendiamoci bene: non ho comprato niente ma stare in quella calca fluttuante, in mezzo a venditori che, in piedi sui loro sgabelli, invitavano all’acquisto, tra mamme che spingevano passeggini e ragazzotti dall’aria equivoca che se la davano a gambe alla vista dei puntunieri.... Insomma, ho provato il classico effetto del deja vu, come se per qualche istante mi fossi ritrovato molto indietro nel tempo, quand’ero bambino e con mio padre si andava a fare la spesa alla Vucciria. Non so dirti esattamente cosa abbia fatto scattare questa molla nel mio cervello: forse il venditore di verdure che mi ha riportato davanti agli occhi quel tipo che abbanniava: “ U’ riano nuovo e l’addaura!” oppure quell’altro che teneva in bella mostra il pane di Monreale che mi fatto risuonare nelle orecchie l’indimenticato “ C’è quello del pane bello!”.... Non lo so. Sta di fatto comunque che quell’aria di fiera paesana, di tampasìo spensierato, mi ha proprio rinfrancato. Pensa, c’era pure l’immancabile banchetto di un tipo che proponeva l’intramontabile gioco delle tre carte con tanto di contorno di soci e compari che s’affannavano a puntare e, naturalmente, a vincere! Chissà se c’è ancora qualcuno che ci abbocca. Probabilmente sì, almeno stando a quanto si può osservare in politica! In questo campo, caro mio, te ne sarai accorto anche tu, ci sono dei veri illusionisti di professione, dei prestigiatori straordinari che, dopo aver fatto fortuna proprio con quel giochetto, ora hanno trasferito la loro tanto redditizia abilità nel mondo della politica e.... si direbbe che ci abbiano azzeccato! Almeno finora. Mancava, purtroppo, in mezzo a questa così varia fauna, quel venditore di oggetti assolutamente futili che, consapevole della inconsistenza della sua merce, perlomeno riusciva a metterla sul piano dell’ironia urlando a squarciagola “Pettini p’i tignusi, rentiere p’i sgrangulati, portafuogghi p’i disperati! Tutto a basso prezzo!”. Peccato, perché ci sarebbe stato proprio bene! Finito il mio giro, stavo per tornarmene a casa quando, come dal nulla, si è materializzata una visione d’altri tempi, una figura che mi è parso provenisse da un’altra dimensione: un vecchietto con un banchetto attaccato a tracolla che si aggirava tra la gente abbanniando: “ U’ yo-yo l’aiu! U’ puddicinedda l’aiu! U’ scrusci- scrusci l’aiu! Chianciti picciriddi cà u’ papà v’accatta!”. Autenticamente fuori dal tempo, integro, intatto, non scalfito né dalla tecnologia né dai diktat dei cartoni animati giapponesi, quell’omino proponeva giocattoli come lo yo-yo o i sonaglini, sì proprio quei crepitacilla che già servivano a dilettare i bambini al tempo di Lucrezio! Non riuscivo a crederci! Avrei voluto chiedergli: Chi sei tu? Da dove vieni? “Chi t’ha guidato? Chi ti fu lucerna?”. Mi è tornato in mente quel tipo che stazionava di solito al Politeama, proprio davanti l’indimenticato Dagnino quasi a fargli una sorta di concorrenza proletaria, che si proponeva ai passanti ripetendo: “ U’ piccolo bar”. Possibile che fosse proprio lui? Ancora lui, dopo tanti anni? Non ho fatto a tempo a darmi una risposta che, nel volgere di un istante, l’ho perduto di vista. L’ho cercato tra i banchi delle stoffe e delle tende, tra jeans e mutande multicolori sospesi a mezz’aria.... Niente da fare. “ La vista mia, che tanto lo seguìo / quanto possibil fu, poi che lo perse, volsesi al segno di maggior disìo” cioè... all’automobile che non ricordavo più dove avevo posteggiato. Mi aggiravo straniato cercandola mentre intanto continuavo a sentire in petto una sorta di sottile languore. Saranno stati, credo, solo pochi minuti di stordimento ma poi mi sono consolato al pensiero che, per fortuna, non c’era mia figlia con me: avrebbe saputo resistere all’invito del vecchietto oppure lo avrebbe preso alla lettera versando magari qualche lacrimuccia? Ed io, a quel punto.... avrei saputo resisterle? Ti abbraccio. NEL SONNOFinalmente è domenica! E non piove!. Ho voglia di cantare “Here comes the sun”. Mi affaccio alla finestra per vedere se, per caso, anche stavolta il cielo si è impegnato per farmi rimanere in casa davanti alla TV. Invece no! Non ci sono nuvole, non piove! C’è persino un pallido sole! Devo approfittarne, devo uscire. Dove vado? La meta ce l’ho in mente già da tanto: Villa d’Orleans, con i suoi giardini, con le enormi voliere, i daini, le oche, le papere, i pappagalli… Ho la sensazione che tutto sia rimasto come prima, tutto come sempre. Persino il cartello all’ingresso, quello che proibisce l’ingresso ai bambini non accompagnati. Quanto l’ho odiato quel cartello e quel custode, severissimo, intransigente, che lasciava passare solo i bambini accompagnati! Quante volte ci ho provato con la “zita” a superare quello sbarramento: niente da fare. Peggio del muro di Berlino era quel cancello! Certo non era un nobile intento quello che mi spingeva ad entrarci di mattina, quando con lei marinavamo la scuola, anzi “facevamo l’ora”, come si diceva a quel tempo. Ma, d’altra parte, in quale altro posto si poteva sperare di infrattarsi per avere “ un attimino” di intimità? Al Giardino Inglese forse? No, perché era infestato dai mommi! A Villa Giulia forse? No, perchè c’erano troppi passeggini in giro! Alla Favorita? Neanche a parlarne. Troppo lontano, troppo pericoloso. L’ideale sarebbe stato Bellolampo, il poligono di tiro per la precisione, ma…come arrivarci non avendo a disposizione né l’automobile né, tantomeno, la patente! L’unica soluzione era proprio Villa d’Orleans, con la sua pace, col canto degli uccellini, con i suoi anfratti naturali….. Maledetto custode! Non c’era proprio verso! Era un vero un dramma, un dramma collettivo. Altrimenti…. Che ci sarebbero stati a fare quegli scanazzati, quei cagnoli che puntualmente si facevano trovare davanti all’ingresso e per qualche soldo erano disponibili a far finta di essere i tuoi figli o i tuoi nipoti? Giusto il tempo di superare lo sbarramento e poi…ognuno per la sua strada. Una volta ci ho pure provato ma evidentemente non avevo l’aria del ragazzo-padre né quella dello zio affettuoso che si prende cura dei nipotini. Alla fine, non restava altro che tampasiare e, se pioveva e c’erano pure compiti per l’indomani, era inevitabile infilarsi in qualche bar sperando che per un paio di caffè ci avrebbero dato asilo paziente per tutta la mattinata. Villa d’Orleans. Paradiso in terra….. è ancora tutto come allora! Il tempo deve essersi fermato... Ma… se il tempo vissuto è unico, irripetibile ed immutabile, perché ce lo ricordiamo ciascuno a modo proprio? Perché nella memoria di ognuno di noi certe parti restano ed altre scompaiono e, neanche a farlo apposta, le parti sopravvissute dei nostri ricordi quasi mai coincidono con quelle di chi ha condiviso con noi quelle identiche situazioni, quegli identici, unici, irripetibili momenti? Domenica mattina a Villa d’Orleans…..