Codex

Post n°11 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da kalanafein

  Estratti dal Codex Elverianus

Ottenuti per gentile concessione dell’Alto Patriarca Medrianus dall’unica copia esistente,  gelosamente custodita dalla Sacra Libreria di Bassilidos, Città Dorate. Siano i lettori consci che trattasi di testo dichiarato eretico da ogni culto conosciuto, i cui contenuti devono avere interesse puramente accademico.

Qualunque interpretazione o uso non autorizzati di alcuna delle parti riportate di seguito verranno debitamente e istantaneamente portati all’attenzione delle autorità competenti.

Leggete dunque, a vostro rischio e pericolo.

                                                                                                         

                                                           Ranja Nessentas

                                                                      Docente di Mitologia Antica

presso l’Università Imperiale di Chandra

Il Mito della Creazione

Il primo passo per comprendere un’antica civiltà, risiede solitamente nelle sue leggende, e in particolare nei miti che raccontano della Creazione del Mondo. Anche in questo caso, il mito in questione ci rivela molto degli antichi popoli che abitavano queste terre prima della Civiltà Imperiale, ma al tempo stesso, paradossalmente, solleva altrettanti interrogativi: è atipico che un popolo dedichi tanta attenzione per spiegare la nascita delle altre razze, e ancor più strano quando di alcune delle razze descritte non si ha nessuna testimonianza al giorno d’oggi, né di tipo pratico, né di tipo archeologico. […]

L’Era dei Due Soli

Nessuno sa cosa vi fosse in principio. Nemmeno i più antichi tra gli dei ne serbano memoria.

I sussurri che da più lontano provengono nel grande fiume delle ere ripetono però un nome: Yaranas, il Primigenio, il Creatore di tutto, il Grande Sognatore. Agli albori del tempo, il Primigenio da solo si ergeva nella desolazione del nulla. Non si sa cosa esattamente lo spinse a farlo… Forse noia, forse solitudine…. Fatto sta che di sua mano diede inizio alla creazione. Dando fondo a tutte le sue forze, dal suo stesso corpo prese gli elementi che gli servivano: la sua carne divenne la terra stessa, le sue ossa le montagne, le lacrime gli oceani, e il suo respiro la vita.

Infine, esausto per questo grande sacrificio, il Creatore si assopì, un sonno divino che, come ogni cosa divina, si misurò in ere intere.

Ma durante questa lunga notte, un nuovo elemento si affacciò sulla scena del creato. Un altro dio, che da principio si era celato al suo gemello, nascosto tra le pieghe dell’universo a spiare con malizia le azioni del fratello, e a progettare con la sua mente ingannevole la corruzione di tutto ciò che era. Semeriel era il suo nome, il Serpente Ingannatore, Padrone dei Segreti e Signore dell’Arcano. Uscito dalla tana in cui per tanto si era costretto a risiedere, si avvicinò al mondo, e vide quale cosa meravigliosa esso fosse. Colto dall’invidia, cominciò a tessere gli incantamenti che nella sua mente aveva preparato, e lentamente, ad una ad una, iniziò a deformare le creature nate dall’alito del Creatore. Fu in quest’epoca remota che nacquero le prime creature intrise di magia: bestie quali unicorni, manticore, viverne cominciarono il loro lungo cammino sul suolo del pianeta.

Ma avvenne qualcosa che l’Ingannatore non aveva previsto: in qualche modo i suoi incantesimi avevano raggiunto anche il gemello dormiente… e penetrati nella sua mente divina ne avevano estratti i sogni, dando loro una vita immortale. A migliaia vennero in essere. Alcuni avevano forza e possanza quasi pari a quelli del Serpente stesso, molti non erano che pallide fiammelle pronte a spegnersi al minimo alito di vento. Prima che Semeriel potesse approfittarne però, il clamore di queste mille giovani voci svegliò dal riposo il Grande Sognatore. Yaranas rimase sorpreso da questo miracolo imprevisto: dal nulla erano venute a crearsi altre anime a lui affini, altre creature che decise di adottare come suoi figli, ignaro di quanto reale fosse questo legame. Messo a tacere con paterna benevolenza il vociare dei suoi nuovi diletti, il Creatore si rese conto che qualcosa ancora non andava. E, come si può immaginare, quando si è nel nulla, poche sono le cose che andare non possono. Subito dunque la sua attenzione fu attratta dalla sua creazione: un’espressione di orrore gli si dipinse in volto quando vide in quale caos era caduto il mondo. Strane e potenti creature lo avevano soggiogato, spargendo morte e distruzione ovunque. Presto il pianeta intero sarebbe divenuto un’ombra dello splendore originario, ma di nuovo Yaranas decise di intervenire. Traendo ancora da sé stesso ciò che gli serviva, diede forma a delle nuove creature: degli esseri resistenti e robusti, i cui piccoli corpi racchiudevano l’essenza stessa della combattività. Col suo spirito donò loro l’intelligenza, in modo che potessero pensare e giudicare, adattarsi alle minacce per quanto nuove e diverse diventassero, e con il suo sangue donò loro una scura pelle, in grado di respingere almeno in parte gli strani poteri delle creature a cui si sarebbero opposti. In questo modo, raccontano le leggende, venne al mondo la genia dei Keron.

Nel frattempo, in disparte, i Sogni osservavano… Guardavano ed apprendevano i meravigliosi misteri della creazione. Ma ignari, non da soli erano spettatori. Dal suo rifugio oscuro anche Semeriel ancora spiava, e la sua invidia cresceva: i suoi piani venivano contrastati, e le sue creature fermate… Ma non sole erano frutto del suo ingegno. L’avido sguardo del Serpente si spostò sui Sogni… Sue creature, anche se non previste… Ma anche figli del Creatore, e come tali difficili da corrompere. Certo, i più potenti tra loro si sarebbero opposti... ma i più deboli? Come avrebbero reagito alle sue caute parole avvelenate? Lo avrebbero aiutato, sì! Con un po’ dell’inganno di cui era maestro, sarebbe riuscito anche lui a creare qualcosa di suo… Certo, non di sua mano… ma sotto la sua guida sicuramente! Così cominciò a sussurrare alle loro menti “Povere fiammelle… Non vedete come la vostra luce è eclissata dallo splendore dei vostri fratelli? Non capite come vostro padre vi consideri solo delle inutili scocciature? Ah.. ma le cose cambierebbero… Sì, cambierebbero se poteste dimostrare la vostra grandezza! Mirate come il vostro Creatore si crogiola guardando le sue ignobili creature. Mostrategli quel che sapete fare! Fategli vedere che anche voi siete in grado di creare la vita, di generare creature splendide e mortali! Mostrategli il vostro valore! Avete visto come lui ha fatto… Non sarà arduo per voi ripetere l’operazione… Anzi! Non sarà difficile per voi migliorarla addirittura! Seguite il suo esempio! Vi consiglierò io come perfezionarlo!”

Mai più parole tanto pericolose ebbero tale successo… I più deboli e numerosi tra i Sogni si lasciarono affascinare dall’orgoglio e dalla gelosia, dalla curiosità e dall’odio, ed aprirono i loro cuori al Corruttore. Terra rubarono alla creazione, e acqua da mescolare ad essa. E con il fango ottenuto, nuovi corpi essi modellarono. Corpi alti, dove le creature del Padre erano basse, ma sottili a loro confronto, per concedergli maggior agilità. Pari ingegno riuscirono ad infondere, ma capacità di usare l’arcana minaccia, laddove i tarchiati guerrieri ne erano difesi. E per ogni cosa che il Sognatore aveva fatto, essi cercarono di superarlo. E a dire il vero, per talune cose è lecito affermare che ci riuscirono. Certo, le loro creature non erano longeve, ma ben più adattabili degli indomiti guerrieri. A guardar bene, Semeriel si rese conto che non come credeva aveva ingannato le Fiammelle. Troppo radicata la natura del Primigenio in loro, e troppo fugace la sua presa sulle loro menti. Ma non tutto era perduto. Ancora all’opera erano alcune di esse, ancora prive dell’alito le ultime delle fangose statue. E così il Serpente decise di rischiare: i più vicini a lui tra i deboli Sogni mandò ad affrontare il fratello. “Siamo qui, padre crudele” Essi dissero “Guarda a noi come guardi ai tuoi figli prediletti! Non siamo forse noi degni della tua attenzione? Mira la nostra abilità, osserva le nostre creazioni! Dove le tue creature combattono, le nostre sfruttano! Dove le tue resistono cocciutamente, le nostre collaborano! Guarda il frutto del nostro ingegno! Osserva la nostra creatura chiamata Uomo!”

E Yaranas guardò, e vide quel che era stato fatto. Orgoglio provò per i suoi piccoli figli, ma paura al tempo stesso. Come potevano già superarlo costoro che erano i più deboli? E come avevano osato metter mano alla sua creazione senza permesso alcuno? Questi “Uomini” erano creature interessanti, sì, ma pericolose al tempo stesso. Non puri come i suoi figli essi erano. In loro celavano un seme… Lo stesso seme oscuro che aveva corrotto la sua creazione originale… Lo stesso seme che ora riusciva a vedere in alcuni dei suoi giovani figli. Come una piaga esso si diffondeva… Dall’uno all’altro rapidamente passava, ed anneriva i cuori un tempo puri. Non poteva permetterlo… Con il pianto nel cuore, ma con voce severa, profonda e dura come il tuono, dichiarò la sua condanna per i giovani Sogni: “Voi che avete osato metter mano a ciò che è mio, lo avete corrotto! Nell’orgoglio avete pensato di rubare dove bastava chiedere, ingannare dove era sufficiente dar voce al cuore. Con velenosa invidia avete dato vita a queste creature e le avete sparse per il mondo. Bene! Se tanto vi era caro metter mano sulla creazione, questo ora vi darò! Dalle nostre dimore celesti voi siete banditi! Sulla terra condannati a vivere, privi dei corpi che avreste potuto avere, ma che avete ostinatamente rubato! Supplicare dovrete per eoni interi, penare e purificarvi nella sofferenza di poter vedere e non toccare! Solo quando ogni goccia del veleno che vi ha annerito i cuori sarà evaporata, potrete ritrovare la via del ritorno. Solo allora sarete degni di tornare al nostro fianco!” Ed ecco che sulla terra comparvero i primi del popolo degli Shelandar, spiriti in pena, divisi tra l’ardente necessità di avere corpi da abitare, e l’insaziabile desiderio di librarsi nuovamente liberi nelle celesti dimore.

E in disparte, approfittando del trambusto causato, Semeriel agiva. Prese le ultime statue rimaste prive del soffio vitale, instillò in loro il suo veleno, che le deformò esteriormente, rendendole mostruose allo sguardo, ma ancor più interiormente, rendendole venefiche quanto il Serpente Ingannatore stesso. Aguzzi divennero i canini e scagliosa la pelle, ma caldo rimase il sangue, ed agile il corpo. Infida d’ingegno, ed intrisa d’essenza arcana, nacque così dal tradimento l’oscura razza dei Vashra. Già il Padrone dei Segreti godeva del caos che questi nuovi figli avrebbero portato, quando pesantemente su di sé sentì cadere l’ira del gemello. Il Creatore finalmente aveva stracciato il velo d’inganno, e scoperto la causa di tutti i mali. Titanica fu la lotta tra queste forze primordiali, e distruttiva: alla pura forza del Primigenio, il Signore dell’Arcano contrapponeva la sua misteriosa arte, e ad ogni colpo inferto da una parte, ne rispondeva uno dall’altra. In eterno avrebbero potuto continuare, tanto le loro forze erano pari, ma Semeriel decise infine di porre termine alla battaglia, e lo fece con la sua arma più pericolosa: l’inganno.

Ferito si finse, alla mercé del Creatore, e quando questi gli si avvicinò per finirlo, il Serpente lo morse, e nel suo sangue penetrò egli stesso, conscio che questa sarebbe potuta essere anche la sua fine. I due spiriti, ora tanto vicini, i due poteri, tanto compressi, trovarono il loro sfogo ultimo in una terribile esplosione, in quella che nelle più antiche leggende viene ricordata come “La Fine dei Due Soli”, la fine di un’era, e la fine dei creatori stessi… o almeno così sembrò a tutti….

E il vuoto lasciato dai due padri, venne lentamente occupato dai sogni maggiori, i più potenti tra loro, che fedeli erano rimasti al Primigenio: e vennero così in essere gli Dei, pallide copie di ciò che era, ma rapidi allievi, e determinati. Ma non tutti mantennero la loro promessa di fedeltà: alcuni, delusi dalla dura punizione che il padre aveva inflitto ai loro fratelli, e dalla sua inaspettata caduta, si allontanarono dalla via segnata, cercandone una propria. Altri ancora, presi da qualche oscura follia, cominciarono a maturare sentimenti di odio, vendetta e sete di potere, ammaliati dal sacrificio ultimo del Padrone dei Segreti, e da quella che percepivano come sete di libertà e desiderio di rivalsa. Così, anche senza la sua presenza, il veleno del Serpente esigeva il suo tributo.

E indistintamente, nei cuori di tutti loro, si fece strada una grande verità, fonte di paura: anche gli dei immortali potevano avere fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Post n°6 pubblicato il 22 Novembre 2006 da kalanafein
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inizio

Post n°5 pubblicato il 22 Novembre 2006 da kalanafein

La locazione:

Sulla strada tra il villaggio di Mayen e la cittadina di Daxos, nei pressi di un santuario dedicato a Sarias, la Sacra Lacrima, che sorge nelle vicinanze di terme naturali ma molto calde.

Territorio prevalentemente boscoso e collinare, distante dal mare. Da nord fino a ovest la zona è attorniata da una catena di montagne nelle altre direzioni ci sono colline boscose che poi degradano in pianure fredde verso est e in campagne fertili a sud. Il torrente Mayen sgorga tra le montagne, passa per il villaggio omonimo per poi scendere fino a Daxos dove si immette nel fiume più grande. Non è navigabile.

La montagna più alta è il monte Tilas. Altri monti nelle vicinanze sono l’Ordein e l’Elden, che racchiudono tra loro un grande ghiacciaio (da cui scende appunto il torrente Mayen).

Zona molto isolata, il cui commercio principale è quello di pellame, anche se ci sono alcuni minatori che recuperano sale dal ghiacciaio a volte (ma è rischioso per la morfologia della zona, e cmq nn è mai molto).

 

I PG:

 

- Aron Noland: giovane cacciatore, allevato dal padre adottivo di nome Edward (Ed), guardiacaccia di Lord Dalavan. Fin da giovane ha avuto un trattamento di riguardo a corte, facendo anche amicizia col figlio minore del lord. Grande è stata la sua sorpresa quando il Lord qualche giorno fa lo ha chiamato a sé per chiedergli di accompagnare il figlio minore nei suoi viaggi nel mondo esterno e di proteggerlo, rivelandogli che anche lui è suo figlio, e che se torneranno entrambi sani e salvi lo riconoscerà come tale.

- Dalavan: ultimo figlio di lord Sevar Dalavan. Il padre lo ha affidato a Ogoma, un vecchio e saggio filosofo seguace dell’arte pentateatica, perché glie la insegnasse. Ogni suo passo è stato progettato strettamente dal padre, affinché un giorno lui fosse pronto ad appoggiare il fratello maggiore nel governo. Le cose ultimamente però nn gli sono + state bene e si è ribellato. Dopo una discussione del padre, è riuscito a convincerlo a lasciarlo partire per Daxos in cerca della sua vita, magari in uan delle compagnie mercenarie che si dice siano semplici da trovare in quel luogo. La famiglia intera si è opposta fermamente, ma il padre alla fine ha accettato, segretamente orgoglioso del figlio.

- Paladino di Seaddus: appartiene a una delle poche famiglie Irannath (gente che discende da corpi occupati dai Manalaendra). Non è consapevole di esserlo, e d’altra parte si distingue di poco da un umano normale.

- Sacerdotessa di Sarias, la dea del martirio e del dovere.

 

 

Aron, Edward e Dalavan sono al secondo giorno di viaggio dopo essere partiti da Mayen. Fino ad ora non ci sono stati intoppi, la strada tranquillissima. Quando però comincia a farsi sera, con sentore di tempesta in lontananza, cominciano a sentire ululati di lupi. Da principio nn sembra cosa strana, ma mano a mano questi ululati si fanno sempre più vicini e forti. In quel momento Edward realizza che si tratta di una delle cosiddette “Cacce di Lycaen”, e che la loro sola speranza è cercare un luogo sicuro. Sa che qui vicino c’è un santuario dedicato alla Signora del Dovere.

 
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Post n°4 pubblicato il 22 Novembre 2006 da kalanafein

Sono passati per Illora (città depressa a causa di un embargo da parte dei mercanti imperiali, ormai da qualche decennio), quindi passati per la parte meridionale della Foresta dei Sospiri arrivando alle rovine di un tempio della creazione dei Manalaendra (rimasto intero solo grazie alla forte concentrazione di magia). Ritrovata la strada proseguono verso sud est fino a Corenne. La strada dalla foresta a Corenne è piuttosto dissestata in quanto non molto utilizzata anch’essa. Vi sono tuttavia delle fattorie una volta usciti dalla foresta. Uscendo dalla foresta potrebbero imbattersi in una vecchia catapecchia contenete campane arrugginite e diversi trucchi per far credere alla gente che il bosco fosse stregato (opera dei Mercanti Imperiali per rafforzare l’embargo alla città… prima hanno addotto scuse di ipotetici briganti (in realtà appoggiati da loro), poi una volta che praticamente solo gli Illorani entravano nel bosco hanno organizzato la messa in scena dei fantasmi per allontanarli definitivamente e rendere totale la sconfitta della cittadina.

Corenne è una piccola cittadina di provincia. Anche lei ha risentito dell’embargo di Illora, ma per fortuna da lei si diramano altre strade (una verso nord che costeggia il bosco, verso la città fluviale di Tartas, una verso sud est verso la capitale (Chandra), passando per delle dolci colline coperte di vigneti fino a Dalatta (famosa appunto per i suoi vini, compete per il titolo con Corenne), quella verso nord ovest che portava a Illora, e una verso sud che porta a Seldra (e da lì anche a Marag, e poi al confine), che l’hanno mantenuta viva a livello commerciale, anche se non pienamente fiorente.

Sorge su una delle prime colline, e in cima ad essa sorge il monastero di Marcan (dea dei Guardiani, dei cancelli, del governo e delle città assediate), il cui Guardiano è Padre Igerione. Alcuni dei monaci sono andati verso le città meridionali per proteggerle per la guerra (qui finalmente sentono parlare del nemico in maniera più dettagliata (anche se comunque piuttosto vaga). Alcuni dicono che dal deserto siano arrivati i Keron infuriati per qualcosa (falso), altri dicono che siano i Medyeh (loro pronunciano Medira), un popolo che viene da ancora più a sud dei Keron (parzialmente falso.. fanno solo parte della forza di invasione), altri invece dicono che si tratti dei Deshat – pronunciano Dessatti - (regno che occupa la parte a sud della penisola di Khnathis - Canattis, notoriamente aggressivi e intolleranti).

Il monastero di Marcan è stato costruito secondo la leggenda per fare la guardia ad un passaggio per le terre del Pianto (in realtà sono delle rovine Shelandar, dove ci sono ancora zone magiche con delle aree di teletrasporto che portano ai monti dove gli shelandar scorporati vagano senza tregua.. .Ancora a desso capita di sentire i loro lamenti venire dalla profondità del monastero.

 
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Post n°3 pubblicato il 24 Novembre 2005 da kalanafein
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