Creato da Filottete3 il 16/11/2005
Echi di mercanti, frutti che secernono secreti, crepe di profumi, rotture e bisbigli origliati, specchi di liquidi e materie in zattere traghettanti, "cancarineddj" piccanti come cuori vulnerabili non esposti
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QUESTA OPERA GODE DI UNA LICENZA CREATIVE COMMONS

Queste sono le mie volontà sui diritti d'autore! 

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Questo è un blog di terrazze di arrosti e tempeste cerebrali di stagioni

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ORIGINI DEL MONDO NASCOSTE NELLE STAGIONI

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campagna permanente ed augurale di più patata per tutti.

 

Segnali essoterici, come a cercar tartufi o far pipì vagando nella notte, rilievi archeologici di vecchie monete. Cornice di un blog dove vivono fantasmi di pugili cinefili in scandalosi vecchi tempi anteguerra.

Queste sono le porte di chi non è colui che si crede, come il metafisico dell'uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.

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Prospettive espressioniste e citazioni geometriche di sguardi

 

SPECCHI RIFLESSI DI MIE EMOZIONI

I poeti sono brutte creature, sognatori. Ogni volta che parlano, è una truffa. Per questo non voglio che mi si descriva come sembra. Non sono colui che mi si crede.

Gli sguardi inascoltati e i silenzi visti sono sul nostro volto. In questo blog vi auguro di domandarvi e rispondervi sui misteri di frutti proibiti e della verità, che stà in quale tipo di anfratti vulvari? Nessuno lo sa.

"Svennero ad uno ad uno, svanirono nel fondo

pallide secche tranciate dalla poppa

e gli occhi perle, e le labbra coralli

e sale macinato al fondo le loro ossa.

Lui le piangeva, smemorando i volti

e mi pregò, mi nominò per loro,

e io, bianca spuma, per lui ruppi lo specchio:

sillabò i loro nomi uno per uno,

e al capo dell'elenco trovò il suo,

per lo spirito divino che gli avevo infuso,

che è animo, e memoria pietosa,

e il cuore pompò brezza nuova alle tempie,

e due sorgenti sciolsero il sale degli occhi.

A nulla valsero Circe, Calipso, altre maghe,

effimere come sogni o secche sottoprua.

Il mare, lei controluce, al tramonto,

e poi, nel sonno, lui seduto accanto,

-Tu non dissolverti, non morire,

non fare tutto finto di nuovo e per sempre-.

Il buio, le lacrime e il singhiozzo trattenuto,

fiume che nutre il mare per non svegliarla."(R.M.)

 

COME SI MIMA LA QUINTA STAGIONE?

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« quel mostro di ragazza c...w l'amore!!! innocente ... »

piccolo regalino dal mio cuore concetto immacolato 

Post n°120 pubblicato il 14 Dicembre 2006 da Filottete3
 

- Che cos'è quella sensazione quando ci si allontana dalle persone e loro restano indietro sulla pianura finché le si vede appena come macchioline che si disperdono? ...E' il mondo troppo vasto che ci sovrasta, ed è l'addio. Ma noi puntiamo avanti verso la prossima pazzesca avventura sotto i cieli.

Non sapevo nemmeno se proprio sopra di me ci fossero rami o il cielo aperto, e tanto non faceva nessuna differenza. Aprii la bocca verso di esso e aspirai profonde boccate dell'atmosfera della giungla. Non era aria, ma l'emanazione palpabile e vivente di alberi e paludi. Rimasi sveglio. Galli cominciarono ad annunciare l'alba in qualche punto di là dai cespugli. Ancora niente aria, niente brezza, niente rugiada, ma sempre quella pesantezza del Tropico del Cancro che ci teneva tutti agganciati alla terra, alla quale appartenevamo e che ci faceva rabbrividire. Non c'era segno d'alba nel cielo. A un tratto sentii i cani abbaiare furiosamente nel buio, e poi il debole clip-clop degli zoccoli di un cavallo. Si avvicinava sempre di più. Che genere di pazzo cavalcatore notturno poteva essere quello?

Là attorno c'era aria di mistero. La macchina correva su una strada fangosa elevata sulle paludi che strapiombava da entrambi i lati e lasciava pendere dei viticci. Oltrepassammo un'apparizione: un negro con una camicia bianca che camminava con le braccia levate verso il cielo d'inchiostro. Poteva essere che pregasse oppure invocasse una maledizione. Noi gli saettammo proprio accanto; mi voltai a guardare dal finestrino posteriore per vedere i suoi occhi bianchi-  Sulla strada. J.Kerouac

Oh spegniti, lampada ingannatrice: la vita altro non è che un'ombra incerta, vagante, che offusca brev'ora gli oggetti, poi si dilegua. E' una favola narrata da un idiota, un attore, con enfasi di gesti e di suoni, e che alla fine non significa nulla.

Come la mia vita.

 
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