FATTERELLI

CRONACA DI UN AMORE SBIADITO?


Vicino casa mia, Silvia aveva 24 anni. Il suo sogno di diventare psicologa per aiutare i bambini infelici, due mesi prima della laurea morì sul colpo in un incidente stradale. La mamma Lidia, casalinga di anni 39, si presentò alla segreteria dell'Università per chiedere se era possibile assegnare alla figlia morta la laurea, scopo principale della sua vita. Le risposero di no, che si può solo in caso di guerra. Lei chiese aiuto a tutti. Ottenne dalla relatrice di discutere la tesi al posto della figlia. Raccontò di "Watson e dello studio dell'ottimismo" seduta anziché in piedi, perché tremava tutta, il presidente della commissione la congedò trattenendo le lacrime: "Complimenti signora, oggi sua figlia si è laureata". La madre uscì dall'aula con una forza da leone, sentiva Silvia dentro di lei, si incamminò verso la tomba bianca e sparse con i parenti confetti rossi.Più lontano da casa mia, un fabbro di 31 anni aspettava che suo fratello passasse a prenderlo con la macchina per andare nella piccola bottega di proprietà. In cucina va a fargli compagnia la moglie di 28 anni, incinta. In pochi minuti iniziano a litigare, strillano sempre di più, lui afferra un coltello da cucina e comincia a colpire la moglie alla schiena, all'addome, alla gola. Il fracasso sveglia i figli di 4 e 8 anni. Corrono in cucina dal loro lettino per vedere cosa stia succedendo, si mette davanti al papà per difendere la mamma e si prende qualche coltellata pure lei. A questo punto il marito si accorge di ciò che sta facendo, telefona ai carabinieri, all'ambulanza e aspetta. Tutti se li ricordano come una coppia felice. In un appartamento al primo piano di via della Pace, nella periferia. Un lunedì all'alba.O quella ragazza che per guadagnare qualcosa lavorava come proiezionista in un cinema, non ad inscatolare pomodori. Il suo ex ragazzo la rincorre dopo anni, la segue, la tartassa, la tampona, la sperona, la telefona, lui non si rassegna da quando si erano lasciati, una vita da adolescenti passata insieme e i carabinieri che avevano ricevuto la di lei denuncia, dov'erano?...bla bla bla...E dov'ero io? Quando ieri sera, in una pizzeria a ritrovarsi fra teatranti dileguanti per strade diverse, lei era ritornata da Londra dopo nove mesi, senza più un dialogo, solo una telefonata e una mail veloce per annunciare il suo arrivo, una freddezza e un'indifferenza, frasi formali e di circostanza, cosa farai ora? dove ti iscriverai? sono contento di vederti e risentirti, io. Ma tutti e due una volta visti, non abbiamo più riconosciuto la nostra bellezza. Lei anche incapace di apprezzare il mio linguaggio, a tratti. Io sicuro ma dispiaciuto di questa polvere, pulviscolo di attrazione che non si rivede nel volto e nello sguardo, nella non ricerca delle nostre parole, né più cos'hai fatto in tutto questo tempo, né curiosità, solo imbarazzo. Solo un saluto iniziale e finale. Come un colore stinto, dev'essere?Eppure nove mesi fa le dedicai queste luci: (ma ora soffro, solo MT che avevo accanto ha capito, lo so. Per questo l'amo.)NE’ MAESTRI, NE’ RISPOSTE IMPROVVISATE.Il Dio del sonno aveva un dente in mano,ne ho messo uno di latte nella crepa d’un muroaspettando un topolino lasci in cambio il prezzo dei sogni.E ho masticato, graffiato, ingabbiato, in anni interdetti,nei giorni, contandocome quel bambino che conserva i suoi segreti più vividentro frantoi di carezze,così i miei curiosi secreti premuti e maceratinella salamoia d’un senosolleticano, stringono e mordono rimpianti;e i tuoi? Cosa il mio tempo vuole darti?I miei lottano, avversano, stridono ancora,digrignano, imprigionano…non è farneticare alle pareti o a tortuose impalcature,ma pietruzze o minerali che troverai scalfiti anche tusono solo il controllo delle nascite degli appetiti,ascolta ti prego il lento tango del becco dei volatiliche cambiano stagione,che carichi strappano rimorsi al vento,vedrai…non ci sono maestri né risposte improvvisate…perché capire quel latte? Perché far esistere il dolore?Casanova andava solo per il mondoinsegnando a difendersi dagli uomini!Non è mai stato un inganno il cercare.Le tue cosce, colonne che mordono il cielo,balleranno non più smarrite, lo so,perché la vita quando è felice corre via distratta.I sentimenti, lunghe pause di maschere teatralichiuse negli armadi e nei cassetti profumatidi camicette leggere,per quell’amore che sia brividi, partenze di lavoro,arrivi,bacerai rabbia passata come su pelle arata dagli incisivi,i granelli nati o le briciole dure sui cuori avranno avuto intantoi loro templi,proprio come quel dio greco del sonnoche aveva un dente in mano,ed il mio di latte è ancora in quella fessura,aspettando quel piccolo topolinoci lasci in cambio il prezzo dei sogni.