FATTERELLI

AMORE CANE


Alex, in arte Rex e la sua cagnetta Lady, sono lieti di invitarla alla cerimonia di nozze ad Altopascio in provincia di Lucca. Recava questa dicitura, il foglietto inviato alla mamma in bicicletta, (una bicicletta comprata da una vecchia pazza chiamata Lilì Marlene come nella canzone «Alice» di DeGregori) una mamma che sul prato raccontava una fiaba d’amore al figlioletto per distoglierlo dal pianto di latte. Era sdraiata su quel prato, nell’allevamento "Turboland" dove nacque Alex, cane pastore tedesco di 8 anni e protagonista di 46 episodi del telefilm Rex e presente anche nel telefilm «Don Matteo». Quella domenica 1 ottobre si era sposato alla presenza del sindaco del paese. Lo scenario dello sposalizio era stata la sontuosa villa La Reggia, ristorante e hotel a 4 stelle. Al cospetto di una cinquantina di invitati, tra i quali l’annoiata mamma in bicicletta, moglie del petroliere Lorenzetti; che scandalo eclissarsi come una mondina sull’«acquatina» degli steli d’erba! Alex intanto era arrivato a bordo di una Bmw station wagon, vestito con bavaglio simile a un frac e papillon legato al collare. La sposa cagnetta Lady di 4 anni invece indossava un velo di pizzo bianco tenuto fermo da una coroncina di fiori rosa. Come segno di imperituro amore i cani indossarono bracciali identici. Dopo le foto di rito, il banchetto nuziale (due ciotole di croccantini per gli sposi) con tanto di torta a forma di osso. A conclusione, uno spettacolo teatrale contro Berlusconi con fuochi d’artificio e la consegna delle bomboniere (foto degli sposi incorniciate) agli invitati. Più in là nel prato il ragno del dorso rosso australiano si faceva intanto avanti al pianto di latte del figlio del petroliere. Il Latrodectus hasselti aveva dedicato quella domenica anche otto ore a corteggiare la femmina porgendole fili della propria ragnatela. Quando era iniziato l’accoppiamento, il maschio era rotolato sulle pinze di lei e quella aveva cominciato a mangiarlo: l’unione era andata avanti, anche se la femmina lo stava divorando. A volte il maschio ragno si era allontanato di poco, poi aveva ripreso a corteggiarla e si era accoppiato con lei una seconda volta, rotolando di nuovo sulle sue pinze: quando il secondo accoppiamento finì, il maschio era già morto. La mamma cullava il figlio del petroliere già dormiente, noncurante dell’omicidio avvenuta nella ragnatela. Perché le aveva raccontato una fiaba, durante tutto l’assordante silenzio dei fili d’erba. Una fiaba che aveva sentito in Colombia. Forse figlia a sua volta di una leggenda che tanto tempo fa, i Vizi e le Virtù, sulla Terra, vivevano separate le une dalle altre. In virtù di questa netta separazione, frequenti e violenti erano gli scontri e le lotte che sorgevano tra le due fazioni. Un giorno, la Pazzia propose ad entrambi di mescolarsi tra loro, di porre fine a queste guerre sanguinose, al fine di riuscire a convivere e collaborare in un clima di serenità ed armonia reciproca, mantenendo ognuno il proprio ruolo nei confronti degli esseri umani. Era un inutile spreco mantenere vivo il contrasto intestino, rischiando di distogliere lo sguardo dalle umane vicende…sarebbe stato molto più divertente, per entrambi, far diventare «matti» i comuni mortali! Fu così che la Pazzia propose loro di giocare a nascondino…essa cominciò a contare fino a cento…nel frattempo i Vizi e le Virtù iniziarono a cercare gli anfratti più reconditi per non farsi trovare. Solo l’amore non pensava a sé stesso, ma aiutava tutti gli altri a nascondersi. Quasi allo scadere del tempo, dopo aver pensato ad aiutare tutti i Vizi e tutte le Virtù, si trovò senza un nascondiglio per sé…l’unico posto rimasto era un roseto poco distante. Vi entrò, malgrado il dolore che gli producevano le spine delle rose, e rimase lì ad attendere che la Pazzia lo trovasse. La Pazzia riuscì a trovare TUTTI, ma qualcosa non gli tornava, non riusciva a capire chi mancasse…Ma sì! Certo! Non aveva ancora trovato l’Amore! Ma dov’era? Anche i Vizi e le Virtù non riuscivano a capire! Tutti l’avevano visto, tutti erano stati aiutati da Lui…ed ecco che la Pazzia scorge il roseto, era l’unico posto dove non aveva cercato…era così pieno di spine! Pareva impossibile nascondersi lì dentro! E per guardare meglio, senza pungersi, si armò di un forcone per dividere i rami.Ahimé, cercando, inavvertitamente accecò l’Amore e i suoi occhi iniziarono a sanguinare. La Pazzia, contrita dal dolore, sorresse l’Amore sanguinante e gli promise che da lì all’Eternità, non l’avrebbe mai lasciato solo.Ma il figlioletto del petroliere Lorenzetti intanto era stato rapito. Perché la mamma in bicicletta si era assopita anche davanti allo spettacolo dell’attore comico, buffonesco giullare e maestro della commedia dell’Arte nonché Premio Nobel della Letteratura Dario Fo accorso anche lui al conformismo della cerimonia. S’era assopita la mamma, e non era fuggita con loro, perché tutto era morto quella domenica d’ottobre.