FATTERELLI

Post N° 163


«Se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso,ma penserei a tutto ciò che dico. Valuterei le cose, non per il loro valore ma per ciò che significano. Dormirei poco e sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei quando gli altri dormono. Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato. Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice e, prima di tutto, butterei me stesso in fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima. Dio mio se avessi un un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l'arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna. Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali. Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell'amore. Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi! A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo. Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza. Ho imparato così tanto da voi, Uomini... Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata. Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l'ha catturato per sempre. Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall'alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi. Da voi ho imparato così tante cose, ma in verità non saranno granché utili, perché quando mi metteranno in questa valigia, starò purtroppo per morire.>>Chi ha scritto queste parole è uno spagnolo? Un matto che grida -Me ne vado da questa Roma-? Un operaio edile? Un impiegato? Un personaggio del romanzo seriale in questa cucina metateatrale? Un bambino o un fantasma? I nonni che non arrivano mai? L'annunciatore della radio diffusore di notizie nelle camere nascoste? Oppure uno che è stanco di equivoci, di abulìe, di società editrici che gli rispondano con lettere chiamandolo dottore seppur non lo è e si denota visibilmente dal curriculum spedito, di quel tipo che è stanco di gente che non si fida di lui perché non lo guarda in faccia, e che ama la gente che senza dirgli né ai né bai si offre di pagargli il conto di uno stage per animatori e coltiva l'amicizia meglio di chi crede di esigerla, e che snobba la donna che non ha amato gli anelli di Saturno solo perché aveva paura dei legami e della poesia eppoi invidia il potere che ha il vero cuore che si dona.Se è genetliaca la mia cuginetta romana, allora cosa sarà mai il sentimento del contrario che ci appartiene e che ci fa essere e non essere né puttana né cattolica come Ludovica o Marianna, né secchiona e genio incompreso né disegnatrice di treni in orario, né saggia contadina vinificatrice di operai della terra? E senza foto, il silenzio deve essere in grado di amare e messo nelle condizioni di non saper cosa giudicare ma solo dipingere e comprare quando ancora le persone, al passaggio di questo blocco note creativo, saranno 15000 in pellegrinaggio.