FATTERELLI

FU L'ALTRO GIORNO CHE...NON SQUILL0' NESSUNA TROMBA DI FIABA


CLICK La favola dell'uomo senz'i' cazzoDura la vita dei pendolari Trenitalia. Quel treno come un lento coltello fendente nella nebbia, come una mente che non mente e l'ama -quel viaggio mattutino- che non taglia, portava una giovane nerovestita lasciata a piedi dalla sua auto rettorale (non del retto), e si era seduta accanto a Ludovica. Ludovica che non aveva biglietto, perché figlia di una dipendente e che, come tutti invidiano, i chilometri a disposizione durano una vita. Che le  biciclette di razze in estinzione  sanno che la vita ha altri cammini bukowskjani di provincia e che ce ne voglion di pedalate di giovani maschi che in coro verdoniano saltellino a prendi una donna, rendila bella, tu credi che si ricordi di te, non c'è una donna che ti perdona se tu la rendi più importante di te, una donna lo sa, sa già cosa di un uomo sa come si fa...Di tutto questo chiacchieravano la giovane nerovestita e Ludovica. Fecero amicizia subito. Perché quando si tratta di uomini e donne, di classifiche, di tessere a club non scelti, tra l'una e l'altra erano delle esperte. E si erano incontrate per fato, direbbe un pessimo scrittore. Tant'è che la giovane nerovestita le raccontò di un'amica di sua mamma che... ma questa è un'altra storia. Passò intanto il controllore, Candida, la mamma di Ludovica che si fermò ad ascoltarla, la storia di quest'amica di sua mamma, ma non se ne conosce il motivo come in tutte le pedalate, i chilometri, le api che pungono e che pagano un bollo di circolazione molto basso e che le lumache vanno ghiotte per la birra e che tutto è traballante e momentaneo come i premolari e il letto Ikea e... che le chiacchiere sociali erano il suo pane quotidiano. Ma non aveva fatto in tempo ad origliar la fine di un racconto come dentro un vaso di Pandora e quelle fiabe che la giovane nerovestita tutt'un tratto iniettò già negli occhi di Ludovica appena era salita nella nebbia dei ritardi di Trenitalia, e non appena appunto la vide triste e sola su quella poltroncina, di ritorno dall'Università. Aveva capito, la giovane nerovestita, che Ludovica aveva bisogno di fiabe, che i suoi fratellini non conoscevano. Perché? Dicesi dunque Flashback.Raccontale questa: C'era una volta un bambino di nome Davide. Un giorno si svegliò e sua madre gli disse -In casa non c'è più niente da mangiare, farai meglio a uscire e a trovare dei soldi-. Davide uscì e aveva fame. Mentre stava camminando, vide una bambina che attraversava di corsa la strada proprio quando stava sopraggiungendo una Ferrari. Davide fece uno scatto e salvò la vita della bambina. La tata della bimba disse -Oh, hai salvato la vita della bambina, suo padre è ricco e ti ricompenserà-. Così Davide andò con lei alla villa della bambina e la tata disse al papà che Davide aveva salvato la vita della figlioletta. E il papà disse a Davide -Hai salvato la vita di mia figlia e io ti ricompenserò. Eccoti 4000 euro-. E Davide disse -Oh benissimo, adesso potrò comprarmi da mangiare. O Anche pagare le ultime bollette del telefono Fastweb o del gas, invece che aprirne i rubinetti. Non mangio niente da giorni-. E il papà disse -Aspetta un attimo, eccoti dei biscotti e un bicchiere di latte-. Così Davide bevve tutto il latte e mangiò tutti i biscotti. Era davvero affamato. Quando ebbe finito, il papà disse -Adesso sarà meglio che te ne torni a casa. Ecco qua i tuoi soldi. 3500 euro-. Ci aveva ripensato.Dicesi dunque FlashForward. Diego di 5 anni, al ritorno a casa di Ludovica, esclamò -BELLAAAA!!!-Vincenzo di 13 anni: -Ma cosa significa? E' probabile non ci sia nemmeno nel mio ultimo volume del Reader's Digest! Me ne sarei accorto.-Nessuno sa della sua fine, come si racconterebbe in una novella da quattro soldi, o della sua bella ombra solare forse rivista in altre occasioni trasformiste e nessunò più incontrò quella bella giovane nerovestita che scendendo dal treno e salutando Ludovica implorante sul significato della fiaba le rispose: -Non ti preoccupare, un giorno i tuoi fratellini capiranno-.p.s. Il metateatro di questo racconto è frutto di una mescolanza di incazzature e di fantasie. Ogni riferimento a fatti accaduti è puramente non casuale.