FATTERELLI

BELLEZZE E DERUBATI


Miss Tibet non potrà partecipare ad un concorso di bellezza internazionale perché la Cina non vuole. Miss Taiwan ormai nemmeno ci prova più ad uscire dai confini nazionali, sono decenni che la Cina pone veti anche lì. Le gare di bellezza non sono cose importanti, anzi sono una di quelle cose frivole in cui noi occidentali ormai eccediamo, e se diminuissimo il nostro “tasso generale di frivolezza” non faremmo certo danno. Ma le gare di bellezza sono l’ennesimo settore in cui la Cina pone veti, e tutti gli altri, come se niente fosse, accettano. E proprio perché accettano su cose futili, su cose dove sarebbe facile opporre un minimo di resistenza, figuriamoci con quanta velocità cedono su tutto il resto, sulle cose serie e importanti. Il problema infatti non è la Cina, paese grande e ora anche ricco e potente, che persegue, comprensibilmente, i suoi progetti di crescita e di potere. Il problema siamo noi, tanto pronti ad infervorarci per qualsiasi gruppo di terroristi o di narcotrafficanti che si ammanti di ribellismo anticolonialista, per poi dimenticare completamente paesi come Taiwan e, appunto, il Tibet, dove il dissenso politico segue le linee della nonviolenza. Non sarà proprio questo il “difetto di comunicazione” di Taiwan e del Tibet agli occhi di noi occidentali, ossia che non uccidono nessuno? Il produttore de “Le Iene” ha partorito un nuovo programma che, sulla scia di Gabibbo e soci, cerca di rendere giustizia ai milioni di truffati italiani nei cui confronti la giustizia ufficiale ha fatto poco o niente. Il programma, “Scappati con la cassa”, ha diviso i critici sulle qualità della conduttrice, sull’insistenza o meno dei vari inviati speciali, sulla sua somiglianza con altri programmi tipo “Stranamore” o “C’è posta per te”, dove un inviato cerca di trascinare un ospite in studio perché possa litigare davanti alle telecamere con chi gli rinfaccia qualcosa. Solo Aldo Grasso, non è la prima volta, ha detto qualcosa di originale: il programma sarebbe stato più utile e interessante se invece di inseguire i maramaldi truffatori, avesse inseguito coloro che, pagati per prevenire o reprimere un reato, non lo fanno. Ossia forze dell’ordine, e soprattutto magistrati. E perché no, magari anche i politici, le cui leggi evidentemente non funzionano. Ha ragione Grasso: è troppo facile, troppo d’effetto mettere a confronto ladro e derubato. Parliamo invece di tutto il resto che sta attorno al criminale e alla sua vittima. Ci sarebbero cose molto più interessanti da raccontare.Valerio Fioravanti su L'OpinioneECCO LA MAPPA DI UNA TERRA DI MEZZO