FATTERELLI

NOTE A MARGINE


Una volta, quando anche la generazione degli anni Settanta era piccola piccola, la fantascienza raccontava di un futuro pulito, navi spaziali, spazio 1999, tute azzimatissime, scafandri, esplorazioni, megalopoli immaginate come sterminati incroci tra Hollywood e Disneyland, colonizzazioni di pianeti, marziani tanto simpatici da imbastirci una bella sinfonia per gli incontri ravvicinati del terzo tipo, tanto ottimismo che è il sale della vita e, per gli scrittori di tendenza asimoviana, anche del futuro. E, scendendo dalle astronavi sulla terra, si trovava anche qualche urbanista disposto a scommettere che il nuovo millennio ci avrebbe regalato città tanto enormi quanto pulite ed ecocompatibili. Oggi, se volete misurare il cambio di passo del nostro immaginario globale, comprate un libro qualsiasi di fantascienza, di science fiction: i più speranzosi profetizzano che, suvvia, non lamentiamoci troppo, la catastrofe non è all’orizzonte, almeno non per i nostri figli. Spostate il Giorno del giudizio un po’ più in là e campate in pace. Quelli che invece si autodefiniscono i “realisti” anticipano di parecchio il momento in cui qualche asteroide piomberà sul Colosseo, una malattia inguaribile si impadronirà di noi zombizzandoci tutti, la sovrappopolazione trasformerà il pianeta in un pollaio da batteria, le riserve di materie prime scompariranno e torneremo a sfregare pietre focaie, o al contrario diventeremo tutti grigi come i vecchi omini inquinati dei cartoni di Barbapapà o, per arrivare all’horror puro, il campionato di Serie A sarà sospeso causando suicidi di massa davanti agli schermi che al posto del derby trasmetteranno qualche fiction pedagogica per tutta la famiglia. I realisti autoproclamati quasi ci godono a terrorizzarci, e noi godiamo a farci terrorizzare. È come se il nostro pensiero avesse eliminato qualsiasi possibilità di cambiamento migliorativo della nostra vita collettiva. Può solo andare peggio. Sfogliate un romanzo come si deve, Cinacittà di Tommaso Pincio (Einaudi), in cui di qui a poco si immagina una Roma surriscaldata svuotata di romani e completamente in mano ai cinesi. Non ci resta che metterci a studiare gli ideogrammi in tutta fretta, arriva il futurschifo.(Angelo Mellone) IMMAGINI DA FANTASYLANDIAGiugno 1940. Mussolini sceglie la neutralità e non entra in guerra a fianco di Hitler. Il 28 aprile 1945, nove mesi dopo la caduta del nazismo, scoppia un nuovo, terribile conflitto. L’Armata Rossa sconfina oltre il fiume Oder, ma, grazie all’intervento delle truppe italiane, viene fermata e respinta. E’ la Terza Guerra Mondiale.Gli eserciti dei paesi occidentali dilagano attraverso le steppe russe. I Battaglioni delle "Camicie Nere" di Mussolini entrano per primi a Mosca dopo la vittoriosa battaglia di Smolensk. L’Unione Sovietica si dissolve.Ottobre 1972. Dopo mezzo secolo di potere incontrastato, Mussolini, quasi novantenne, sta per celebrare il Cinquantenario dell’Era Fascista. L’Italia è padrona di un territorio immenso che va dalla Somalia alle steppe della Russia.Forze occulte e palesi, complottano però con lo scopo di annientare l’Impero che Mussolini ha modellato sull’immagine di quello di Roma. Qual è l’enigmatico tesoro donato al Duce da Pio XI nel 1928? Perché il giovane re d’Italia Carlo Alberto II vuole impadronirsene? Per quale motivo un misterioso scienziato nazista gli dà la caccia da quasi trent’anni? Cercherà d’indagare un agente dell’OVRA, il tribuno Romano Tebaldi, cui Mussolini affida un pericoloso incarico.