Il Cardiopatico

Ero io...


Ero io.. lo sapevo, ma non volevo ammetterlo.. Fu difficile trovare il coraggio di farlo, difficile come immergere la testa sott’acqua ed immaginarsi come un pesce, specialmente per uno che sapeva nuotare ancor meno di quant’era ittico. Nei sogni ricorrevano immagini di feste e di festoni.. di cibarie varie e di mufloni con la muffa.. (In fin dei conti erano sogni) ed io in ogni sogno cercavo di trovare il non invitato.. la persona che avrebbe portato il regalo sbagliato.. oppure il festeggiato che dichiarava meno anni di quelli che in realtà stava compiendo. In ogni sogno cercavo la variabile giusta.. cercavo la variabile, perché erano sogni perfetti. Era tutto sempre e comunque tale (perfetto) in quei sogni. Anche la muffa dei mufloni. Ed io avevo paura. Avevo paura di un ordine che penetrava per osmosi anche il mio risveglio. Il momento in cui aprivo gli occhi era sempre il peggiore.. perché mi rendevo conto che quello che avevo cercato per tutto il sogno mi era nuovamente sfuggito. La mia vita era stranamente piena in quel periodo.. amori.. mancati amori.. non amori.. ed amori finti.. ma tutti straordinariamente accavallati gli uni agli altri.. come in una giostra dei cavalli con cavalli a cavalcare altri cavalli.. cavalli. Passai davanti alla panchina.. ma non vidi niente.. -cosa vuoi tu in realtà da me?- chiese lei -nulla- rispose lui -allora perché ogni giorno. Sempre su questa panchina. Tu aspetti il mio arrivo. Mi saluti. Mi guardi le mani sussurrando qualcosa e poi te ne vai?- chiese nuovamente lei -perché hai le mani bianche- -cosa c’entra che ho le mani bianche.. è un problema di circolazione.. e la cosa mi imbarazza anche se è per questo!- -tu quelle mani le hai rubate ad una Venere.. per la precisione a quella di Milo..- -……………….- lei rimase immobile a fissarlo, anche abbastanza spaventata dallo sguardo vacuo che aveva preso il sopravvento negli occhi di lui -sono la sua fortuna e la tua salvezza- -…………….- -buona giornata!- e lui si incamminò senza proferire parola Scacciavo il pensiero.. andavo in bagno.. mi sciacquavo la faccia ed uscivo in strada. Prendevo il solito autobus. Pagavo il solito biglietto. Ed andavo sulla solita panchina ad aspettare il suo arrivo. E lei puntualmente ogni giorno arrivava. Ormai si era abituata a me. Ai miei occhi.. e ai miei sguardi altalenanti tra l’aria e la cruna di un ago. Ebbi paura di affogare.. lo ammetto. Quando me ne accorsi sentì il fiato che fuggiva.. e i polmoni rimanere stoici alla ricerca delle ultime particelle di ossigeno.. ero io.. ero stato io.. potevo solo a quel punto sollevarmi con l’idea di aver posto la mia attenzione a due nobili piume di donna. -non andartene!- intimò lei -……….-questa volta era lui ad essere intimorito dallo sguardo deciso di lei -dimmi cosa sussurri ogni volta che mi saluti!- -ma…….- -dimmelo!- urlò lei -due piume di donna.. due uccisioni di Dio..- rispose lui -le mie mani non possono uccidere Dio..- -le tue mani uccidono Dio ogni volta che si muovono.. Gli angeli si assopiscono ogni volta che si muovono..- -..?- -vieni con me- disse lui.. e lei incautamente lo seguì. Non fui sorpreso di non vederla sulla panchina.. anzi ne fui sollevato: non avrei saputo cosa dirgli. Passavano le notti e diventavo sempre più bravo nella ricerca della variabile giusta.. mi allenavo.. più mi allenavo più arrivavo vicino al mio obbiettivo.. più volte fui sul punto di afferrare l’invitato con il regalo sbagliato.. una notte ci riuscì.. nel sogno lo uccisi.. Scartai il suo regalo.. ed al suo interno trovai due piume.. poi vidi lui morto in terra: ero io.. -non mi aspetto che tu capisca- disse lui. Ma lei ormai era riversa sul pavimento priva di vita senza mani.. che erano poste in una scatola poco distante dal suo corpo. E lui in quel momento ebbe paura di affogare. ..due nobili piume di donna.. l’unica mia giustificazione.. decisi di uscire. E decisi di dirigermi verso la panchina...