Il Cardiopatico

Natale (25.12.2006)


Ora è sveglio. Sei e venti del mattino. Vuoto nelle orecchie. Poi pian piano sempre più forte una voce di bambino "Mamma! Mamma reagisci! Mammaaa non puoi lasciarmi ora! Mamma! Non così!". Peccato sia un uomo di cinquant'anni a tirarla fuori. Il passo della coscienza è breve: Lutto. Parola brutta ma elegante. Si tira sulla schiena, si siede al bordo del letto, pensa. Secondi. Pochi di concentrazione. Poi il subconscio ha la meglio: vestirsi; recuperare lo status di ospite. Cinico quando utile. Dolcevita, maglione, pantaloni e scarpe. Come al solito. Marroni. Come al solito. Adeguato ad un lutto. Come al solito. Si alza, si dirige verso la voce. Quello che vede non è dato saperlo. Torna in salotto, dove dormiva, apre la porta ed un frastuono di campane in festa irrompe nei suoi canali uditivi. "Buon Natale" sussurra. Si siede sul letto prova di nuovo a pensare, ma non c'è nulla da fare. Come per l'infarto in bagno. Non c'è nulla da fare. Solo una cosa gli è concesso di pensare: "Quest'anno non festeggerò il Natale".