Alessandro Fantini

I veri segreti dei falsi ricordi


"La mia vita segreta" rappresenta di per sè il capisaldo teorico e mitopoietico dell'intera cosmologia creativa daliniana, oltre a costituire la controparte letteraria della produzione pittorica improntata all'applicazione del metodo paranoico-critico. Sebbene la versione italiana che viene riproposta con lievi modifiche dalla casa editrice Abscondita altro non sia che la traduzione approntata per la Longanesi nel 1982 da Irene Brin, anno della sua prima pubblicazione in Italia, ossia del testo dato alle stampe nel 1942 dalla Dial Press di New York con le correzioni e i tagli operati dallo stesso autore, il libro viene tuttavia a colmare nel panorama editoriale italiano la più che ventennnale lacuna del titolo di maggiore rilievo partorito dal magistero letterario dell'artista catalano. Nel 1993 la Dover Publications ne reintegrava le censure apportate nel 1942 restituendo al pubblico l'interezza della "pseudo-autobiografia" alla quale negli anni dell'esibizionismo mass-mediatico l'artista aveva continuato ad attingere per alimentare il repertorio delle sue performances ed happenings. Tacciato di immoralismo e di ostentazione del cattivo gusto da parte di un indignato George Orwell, venefica miniera di segreti fatali per un Luis Bunuel che vi veniva ritratto come un ateo accanito (tanto da fargli perdere il lavoro nell'america maccartista), mirabolante pirotecnia di invenzioni narrative plasmate sulla scorta degli stilemi del "Divino Marchese" e del proto-surrealista "enfant prodige" Lautreamont, di falsi e veri ricordi in cui le raffinate digressioni proustiane vengono piegate nella sistematica dimostrazione dell'appartenenza dell'autore alla categoria del perverso polimorfo freudiano (Dalì che si diverte a calciare la testa della sorella, sfascia un violino su quella di un musicista per dimostrare la superiorità della pittura sulla musica,  cade deliberatamente giù per le scale ogni volta che c'è un pubblico da sbalordire,  urla terrorizzato alla vista delle cavallette) dalla prima all'ultima pagina La Vita Segreta si propone di "uccidere quanti più segreti possibili", lasciandone in realtà intatta quell'ambigua quanto astuta evanescenza che li annette a pieno titolo alla schiera delle immagini doppie di quadri come "L'enigma senza fine". Il romanzo del Narciso che risorge dal proprio riflesso.