'Racconti' precari

Post N° 3


Qualche sabato fa, dopo la scuola, sono andata a fare una passeggiata nel ridente quartiere del Pigneto, che pare vada molto di moda ultimamente ed è popolato da radical chic. Prima di parlarvi dei radical chic, vorrei raccontare un aneddoto. Quando mi sono trasferita a Roma, abitavo a San Giovanni e mi piaceva molto, perché venendo da un piccolo paese del sud e, da perfetta provinciale, mi sembrava entusiasmante poter raggiungere il CENTRO della città in pochi minuti. A un certo punto, ho dovuto cambiare casa e visto che le mie risorse non erano infinite, ho trovato insieme a una mia amica un appartamento proprio al Pigneto. Questo succedeva nel 1999. La cosa inquietante è che quando qualcuno mi chiedeva dove ero andata ad abitare, rispondevo con innocenza:"Sulla Prenestina". E sempre, giuro, davanti a questa affermazione, vedevo  che la gente si incupiva e anzi mi guardava con un atteggiamento simile quasi alla commiserazione e alla pietà. E spesso, soprattutto gli studenti universitari fuori sede, ma a volte anche gli stessi romani, davanti alle mie indicazioni un po' più precise, non sapevano di quale luogo stessi parlando. Mi stupivo. E allo stesso tempo, mi sono goduta la scoperta di questo meraviglioso quartiere, dove c'era il cornettaro 'Apu', che ho trovato seguendo l'odore dei cornetti che saliva fino al mio balcone, perché allora non aveva l'insegna luminosa come adesso ed era un po' nascosto; poi, gli gnocchi di Domenico, le pizzerie, il mercatino, la videoteca, il ristorante cinese, e via dicendo. Poi, in un batter d'occhio il Pigneto è diventato FIGO, FIGO per le villette (le villette sono FIGHE in generale), FIGO per l'isola pedonale , che sembra la scena di un film (l'avete mai vista la scena di un film?), FIGO perché è multi-etnico (anche Tor Pignattara, anche l'Alessandrino sono multi-etnici), FIGO per i cinesi che fanno i massaggi (eh, vabbè questa ci può stare), FIGO, perché è vicino al centro (si, per chi ha il motorino! Provate a prendere l'autobus o il tram alle 8 di mattina), insommma FIGHISSIMO. E fin qui non ci sarebbe niente di male, se non fosse che nel giro di qualche anno i prezzi degli affitti sono saliti in maniera esponenziale, e quando ho dovuto cambiare un'altra volta casa, sono stata costretta a girare a piedi tutto il quartiere cercando disperatamente un affitto sostenibile. E poi, sono fioriti vinerie, parrucchieri (la gente ci viene da viale Marconi a farsi i capelli al Pigneto!), ristoranti e pizzerie. E sono aumentati anche i radical chic, che -attenzione-non abitano solo al Pigneto. E chi sono? Loro sono quelli che quando gli chiedi cosa fai nella vita, rispondono:"Lavoro nell'arte, lavoro nel cinema, lavoro nella moda, lavoro nell'editoria." Io non capisco. Se viene fatta la stessa domanda a me, io so che cosa rispondere; forse ho troppa poca fantasia, ma dico:"Sono insegnante precaria, sto scrivendo una tesi di dottorato in storia dell'arte, e sto facendo una scuola per l'insegnamento". E forse allora potrei rispondere:"Lavoro con la scuola, con l'arte e con l'università". Un altro aspetto che li caratterizza è poi l'arredamento della casa. Noi andiamo da IKEA e cerchiamo di creare una casa decente, perché non possiamo permetterci altro, e loro, invece, si sono fatti costruire il letto da un artigiano novantenne che vive nella Tuscia, pagato dieci volte di più di quello che noi abbiamo dato ad IKEA. Loro si sono fatti decorare una parete del salotto da un artista ungherese molto bravo che vive tra Roma, Londra e New York (ma come cavolo fa?) che ha fatto anche un happening con finger food e un site-specific work (senza nulla togliere all'artista, quella parete è un po' anonima). Loro comprano sempre lo zucchero di canna equo e solidale, noi lo zucchero al Todis a 20 centesimi. Loro ascoltano solo le composizioni di Dorfmeister, e noi ci emozioniamo ancora ascoltando una canzone di De Andrè. I loro genitori vivono anche loro come l'artista ungherese tra Roma (al centro e quando dico centro, intendo proprio un attico su piazza Venezia), un piccolo villaggio del Marocco, dove hanno comprato una villa a un prezzo davvero irrisorio (UN'OCCASIONE!) e New York (New York non manca mai). Loro parlano benissimo l'inglese, perché da piccoli sono andati al liceo inglese (lo stesso vale per il francese) ed erano in classe con Paris Hilton, non si sa come. Loro spesso non hanno soldi per pagarsi o pagarti una birra, perché 'devono fare bancomat'. Loro non fumano, ma ti SCROCCANO le sigarette, sempre perché devono fare bancomat. Loro non sanno che in Italia esiste anche la Basilicata. Loro che, come ho detto, lavorano spesso con l'arte o nell'arte (non so se è meglio un complemento di compagnia o di stato in luogo figurato, sta di fatto che quando mi dicono "nell'arte" io mi immagino sempre una persona collocata nel taglio di un quadro di Lucio Fontana), pensano che il medioevo è un'epoca di barbari, ma che la storia dell'arte medievale è meravigliosa, perché è misteriosa. L'altro giorno, comunque, sono andata in un negozio equo e solidale con una mia amica, e siamo state guardate malissimo dalla commessa, perché abbiamo chiesto due buste invece che una. Allora io mi chiedo: ma se io sono equo e solidale con la città e il sabato pomeriggio vengo a piedi qui o prendo l'autobus e abito in una zona diversa dalla mia amica, anche lei con l'autobus, mi dici perchè non posso pretendere due buste per portare a casa i miei oggetti equo e solidali? Credo perché sia uno spreco. E va bè. Adesso chiudo e ancora una volta vado a cucinare, anche per il mio lui che è stato catturato dalla forza nera del computer. Non ho mai capito (ne parlavo qualche giorno fa con mia cugina), perché gli uomini quando stanno al PC diventano INTOCCABILI e AUTISTICI. Io comunque non disturbo il can che dorme.