Epifanie

Samarcanda - Roberto Vecchioni


 Ridere, ridere, ridere ancora, Ora la guerra paura non fa, brucian nel fuoco le divise la sera, brucia nella gola vino a sazietà, musica di tamburelli fino all'aurora, il soldato che tutta la notte ballò vide tra la folla quella nera signora, vide che cercava lui e si spaventò. "Salvami, salvami, grande sovrano, fammi fuggire, fuggire di qua, alla parata lei mi stava vicino, e mi guardava con malignità" "Dategli, dategli un animale, figlio del lampo, degno di un re, presto, più presto perché possa scappare, dategli la bestia più veloce che c'è "corri cavallo, corri ti prego fino a Samarcanda io ti guiderò, non ti fermare, vola ti prego corri come il vento che mi salverò oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh Fiumi poi campi, poi l'alba era viola, bianche le torri che infine toccò, ma c'era su la porta quella nera signora stanco di fuggire la sua testa chinò: "Eri fra la gente nella capitale, so che mi guardavi con malignità, son scappato in mezzo ai grillie alle cicale, son scappato via ma ti ritrovo qua!" "Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato io non ti guardavo con malignità, era solamente uno sguardo stupito, cosa ci facevi l'altro ieri là? T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda eri lontanissimo due giorni fa, ho temuto che per ascoltar la banda non facessi in tempo ad arrivare qua. Non è poi così lontana Samarcanda, corri cavallo, corri di là... ho cantato insieme a te tutta la notte corri come il vento che ci arriverà oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh Nella capitale del regno si tenevano i festeggiamenti per la guerra appena conclusa e tra balli e canti un soldato vide una donna che lo guardava con occhi minacciosi. Spaventato il soldato si recò dal suo re e lo pregò di dargli un cavallo per fuggire dallo sguardo di quella donna malvagia. Il re lo accontentò, ordinò di dargli il cavallo più veloce e lui fuggì come il vento verso Samarcanda dove giunse dopo due giorni. Convinto di essere in salvo, entrò in città ma attonito tra la gente vide di nuovo quella donna. Rassegnato le chiese spiegazioni e per quale motivo due giorni prima lo guardava minacciosa. La donna, che a questo punto si rivela come la morte, gli spiega che alla festa non lo guardava con malignità ma con stupore perché lei doveva cogliere la sua anima oggi e a Samarcanda e quindi non capiva come avrebbe potuto arrivare tanto lontano e in così poco tempo. In pratica proprio fuggendo per salvarsi, il soldato stava andando incontro alla sua fine. Samarcanda è ispirata (stando allo stesso Vecchioni) ad una favola orientale presente nell'incipit nel romanzo:Appuntamento a Samarra di John O'Hara - 1934È la vigilia di Natale del 1930; nei circoli più esclusivi di Gibbsville, una piccola cittadina della Pennsylvania, si festeggia fino a tardi, ballando tra fiumi di alcol. Al centro della scena ci sono Julian e Caroline English, la coppia più invidiata dell’alta società locale. Ma un gesto impulsivo di Julian contro un altro membro del club dà inizio alla rottura di English con il mondo di cui fa parte e a una rapida e ineluttabile discesa verso l’autodistruzione. Nel breve spazio di tre giorni, sullo sfondo magistralmente dipinto della provincia americana negli anni del proibizionismo, si compie un drammatico destino cui nessuno sembra potersi né volersi opporre.Romanzo appassionante e intenso, scritto da una penna precisa e inesorabile come quella di O’Hara, Appuntamento a Samarra è considerato da grandi maestri come Hemingway e Updike una pietra miliare della narrativa americana.La storia dell'emblematico Julian English, che danza verso l'autodistruzione trova spunto in una vecchia leggenda mediorientale già raccontata da William Somerset  Maugham nel suo ultimo lavoro teatrale del 1933 intitolato Sheppey.Un giorno un mercante di Bagdad ordinò al servitore d’andare al mercato per fare delle compere. Poco dopo vide tornare il servitore tutto tremante e sconvolto. Chiestane la causa, si sentì rispondere: «Padrone, ero al mercato, quando mi sono trovato faccia a faccia con la morte che mi ha fatto un gesto di minaccia. Oh, padrone! Prestatemi il vostro cavallo che voglio fuggirmene a Samarra, dove la morte non mi potrà trovare!». Il mercante diede il cavallo al servitore che non attese tempo e partì con le briglie al vento. Poco tempo dopo, il mercante si recò al mercato e, incontrata la morte, così l’apostrofò: «Come avete osato questa mattina fare un gesto di minaccia al mio servitore?». «Ma che gesto di minaccia!», rispose la morte. «Il mio era un gesto di sorpresa, perché non credevo di trovare il vostro servitore a Bagdad. Infatti ho con lui un appuntamento questa sera a Samarra!».