Epifanie

Jan Vermeer (Delft 1632 – 1675)


I dipinti di Vermeer si possono indubbiamente definire come le più perfette nature morte dell'arte europea, nature morte nel senso originale della parola, e cioè 'vie silencieuse', 'still-life', 'Stilleben', sogno di una realtà perfetta, in cui la calma che avvolge le cose e gli esseri umani diviene quasi una sostanza, in cui gli oggetti e i personaggi (trattati a loro volta come oggetti) lasciano trasparire un loro segreto legame. In questi dipinti la durata sembra sospesa, la vita quotidiana appare sotto l'aspetto dell'eternità. - da Ch. de Tolnay, L'Atelier de Vermeer, in "Gazette des Beaux-Arts", 1953
Quando Proust si trova davanti la veduta di Delft di Vermeer al Mauritshuis all'Aja, lo considera "il più bel quadro del mondo".
Nella Recherche, Vermeer è il pittore preferito di Swann, che su di lui vuole scrivere un saggio, e lo scrittore Bergotte muore davanti al quadro perchè, se pur molto malato, non sa rinunciare a recarsi al museo per vedere un piccolo particolare (una "piccola ala di muro gialla") di cui un critico ha parlato e da lui mai notato fino ad allora. Proust scrive: "il piccolo lembo di muro giallo (...) era dipinto così bene da far pensare, se lo si guardava isolatamente, a una preziosa opera d'arte cinese, d'una bellezza che poteva bastare a se stessa".
Guardate i dipinti di Vermeer. Si è incerti se attribuire la qualità della luce all' intrinseca pennellata che esalta il gioco lieve e virtuoso di colori o immaginare che quella luce sia già presso di noi, nello sguardo che si poggia sulla Lattaia, o sulla più celebre Fanciulla con una perla all' orecchio. Non sapremo decidere se è all' esterno che si compie il miracolo o dentro di noi. - DA ANTONIO GNOLI