Epifanie

Repulsion


Un film di Roman Polanski con Catherine Deneuve.Gran Bretagna 1965. 
Carol (Deneuve), giovane manicure mentalmente disturbata e sessuofoba, coabita con sua sorella (Furneux) in un appartamento a Parigi. Quando quest'ultima parte con il suo uomo alla volta di Pisa per una decina di giorni, Carol si ritrova sola in casa con le sue paure e ossessioni che la spingeranno ad uccidere gli uomini recatisi a casa sua (un suo corteggiatore ed il proprietario di casa, che richiede il pagamento dell'affitto). Al suo primo film occidentale, lo stile inconfondibile di Roman Polanski è già pienamente maturato: pochi dialoghi, acuta indagine psicologica della protagonista, ruolo attivo della scenografia, tensione generante dal nulla, ecc. La sceneggiatura dello stesso Polanski e di Gérard Brach è grande nel tratteggiare con pochi elementi le profonde turbe della donna, inserita a sua volta in un contesto fortemente claustrofobico ed alienante (la casa con le crepe al muro, le colleghe di lavoro che non fanno che parlare di uomini), che favorisce non poco la sua mente instabile. Ne esce un ritratto di donna potentemente disturbante, fornito da una superba Deneuve che riesce a coniugare nel suo personaggio innocenza e turbamento, calma ed esplosione omicida. Grandissima fotografia in bianco e nero di Gilbert Taylor, fondamentale nell'accrescere il senso di inquietudine persistente in tutto il film. "Repulsion" vinse l'Orso d'argento al festival di Berlino. Commento di Adriano Sgarrino.
Carol Ledoux (una giovanissima e bellissima Catherine Deneuve) è una bella estetista, che per il suo grazioso aspetto esteriore potrebbe avere tanti uomini ai suoi piedi. Ma nasconde un profondo disagio verso questi ultimi, una vera e propria repulsione, anche verso gli oggetti che a loro appartengono: un semplice pennello per la barba, uno spazzolino, una cannottiera. Quando la sorella la lascia sola per dieci giorni, per una vacanza in Italia con il suo uomo, il disagio prende il sopravvento su di lei, diventando in breve vera e propria follia che la porterà a gesti estremi. Pur se non ci sono riferimenti espliciti, si intuisce che tali turbative siano dovute ad un trauma subito da piccola, forse ad opera del padre. Lo si intuisce da una casa che si anima e si trasforma fino a diventare un mostro, simbolo di un'intimità domestica che quando era bambina si è trasformata in un atroce incubo. O lo si deduce dalla foto che si vede nel finale, che ritrae la piccola Carol già guardare nel vuoto, guarda caso verso il padre...Un thriller psicologico firmato Polanski, intenso al punto da far toccare con mano, respirare, sentire sulla propria pelle il disagio di Carol. Commento di Luca Scialò.
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