Epifanie

Il buio s'avvicina


di Kathryn Bigelow. Con Tim Thomerson, Jenny Wright, Lance Henriksen, Adrian Pasdar Titolo originale Near dark. Horror, durata 95 min. - USA 1987.
Oklahoma. È sera. Caleb incontra Mae, una bella ragazza che lo attrae e a cui subito offre un passaggio. I due si baciano e a quel punto lei non può fare a meno di rivelare la sua vera natura. È un vampiro e succhia il sangue di Caleb senza ucciderlo ma trasformandolo a sua volta in un ‘non vivo’. Sono immortali e il loro amore sarà eterno ma la luce del sole è loro vietata. Brucia la loro pelle fino al punto di farla esplodere e il sangue è il loro vero nutrimento. Ora Caleb entra nel gruppo di vampiri a cui Mae appartiene ma non viene ben accolto. Jesse e Diamondback (i meno giovani) il violento Severen e il malefico adolescente Homer lo vogliono subito mettere alla prova: deve uccidere se vuole rimanere. Il ragazzo tenta la fuga ma inutilmente. Mae cerca di aiutarlo nutrendolo con il suo stesso sangue mentre il padre e la sorella Sarah sono alla ricerca del ragazzo.Un caravan che corre sulle assolate strade di uno degli Stati a sud degli Usa. Cosa c’è di più legato alla famiglia tradizionale di un caravan? Ancora una volta Kathryn Bigelow rovescia le coordinate tradizionali e dietro ai vetri oscurati dell’automezzo occulta una ‘famiglia’ del tutto anomala. Il veicolo verrà ben presto dato alle fiamme ma il segnale è stato lanciato. “Guarda la notte: è così luminosa tanto da abbagliarti”. La notte, il luogo deputato per l’anomalia (vista dai ‘normali’) si trasforma agli occhi di Mae ma non riesce ad assumere del tutto una connotazione diversa per Caleb refrattario vampiro apprendista per amore. I codici del genere ‘vampiresco’ vengono riletti con uno sguardo che si lega direttamente alla profondità del disagio esistenziale dell’archetipo portato sulla scena letteraria da Bram Stoker. Mae e Caleb, nella possente scena in cui si nutrono del sangue di un camionista mentre le trivelle ‘succhiano’ materia prima dalle viscere della terra, sono vicini come non mai. La loro è la bramosia vorace della gioventù, il cercare il limite per superarlo ma con la consapevolezza di una ‘morale’ che ai vampiri della tradizione manca. La regista si muove sulla lama di rasoio di una violenza che esplode inarrestabile nella scena del bar fatiscente (mentre in sottofondo emergono progressivamente le note di “Fever”) a cui lega la solo apparentemente contraddittoria torbida innocenza di Mae. Non sempre gli happy end vengono per nuocere. Perlomeno non quando c’è una vera regista dietro la macchina da presa.Commento di Giancarlo Zappoli