Epifanie

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Messaggi del 27/08/2010

Repulsion

Post n°561 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Un film di Roman Polanski con Catherine Deneuve.
Gran Bretagna 1965. 





Carol (Deneuve), giovane manicure mentalmente disturbata e sessuofoba, coabita con sua sorella (Furneux) in un appartamento a Parigi. Quando quest'ultima parte con il suo uomo alla volta di Pisa per una decina di giorni, Carol si ritrova sola in casa con le sue paure e ossessioni che la spingeranno ad uccidere gli uomini recatisi a casa sua (un suo corteggiatore ed il proprietario di casa, che richiede il pagamento dell'affitto). Al suo primo film occidentale, lo stile inconfondibile di Roman Polanski è già pienamente maturato: pochi dialoghi, acuta indagine psicologica della protagonista, ruolo attivo della scenografia, tensione generante dal nulla, ecc. La sceneggiatura dello stesso Polanski e di Gérard Brach è grande nel tratteggiare con pochi elementi le profonde turbe della donna, inserita a sua volta in un contesto fortemente claustrofobico ed alienante (la casa con le crepe al muro, le colleghe di lavoro che non fanno che parlare di uomini), che favorisce non poco la sua mente instabile. Ne esce un ritratto di donna potentemente disturbante, fornito da una superba Deneuve che riesce a coniugare nel suo personaggio innocenza e turbamento, calma ed esplosione omicida. Grandissima fotografia in bianco e nero di Gilbert Taylor, fondamentale nell'accrescere il senso di inquietudine persistente in tutto il film. "Repulsion" vinse l'Orso d'argento al festival di Berlino. Commento di Adriano Sgarrino.





Carol Ledoux (una giovanissima e bellissima Catherine Deneuve) è una bella estetista, che per il suo grazioso aspetto esteriore potrebbe avere tanti uomini ai suoi piedi. Ma nasconde un profondo disagio verso questi ultimi, una vera e propria repulsione, anche verso gli oggetti che a loro appartengono: un semplice pennello per la barba, uno spazzolino, una cannottiera. Quando la sorella la lascia sola per dieci giorni, per una vacanza in Italia con il suo uomo, il disagio prende il sopravvento su di lei, diventando in breve vera e propria follia che la porterà a gesti estremi. Pur se non ci sono riferimenti espliciti, si intuisce che tali turbative siano dovute ad un trauma subito da piccola, forse ad opera del padre. Lo si intuisce da una casa che si anima e si trasforma fino a diventare un mostro, simbolo di un'intimità domestica che quando era bambina si è trasformata in un atroce incubo. O lo si deduce dalla foto che si vede nel finale, che ritrae la piccola Carol già guardare nel vuoto, guarda caso verso il padre...
Un thriller psicologico firmato Polanski, intenso al punto da far toccare con mano, respirare, sentire sulla propria pelle il disagio di Carol. Commento di Luca Scialò.



LINK: Catherine Deneuve  

 
 
 

Coppie Cinematografiche

Post n°562 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Françoise Dorleac e Jean Desailly 



in La Calda Amante (La peau douce) di  François Truffaut  
LINK: 
Françoise Dorléac 

 
 
 

Coppie Cinematografiche

Post n°563 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Catherine Deneuve e Michel Piccoli



in Bella di giorno di Luis Bunuel - 1967
LINK: Catherine Deneuve

 
 
 

Catherine Deneuve

Post n°564 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Cathérine Dorléac 
è nata a Parigi il 22 ottobre 1943;
è figlia degli attori Maurice Teynac e Renée Deneuve; 
è sorella della attrice Françoise Dorléac. 


   


 

   

  



  

I suoi Film che preferisco: 
L'ultimo metrò   La mia droga si chiama Julie  
Les demoiselles de Rochefort        Les parapluies de Cherbourg   
La favolosa storia di Pelle d'Asino      Tristana      
Bella di giorno   
Benjamin, ovvero le avventure di un adolescente     
L'armata sul sofà   Otto donne e un mistero      La cagna      
Repulsion   
Speriamo che sia femmina      
Miriam si sveglia a mezzanotte
  Non toccare la donna bianca       
La chamade        La ragazza con gli stivali rossi    
Anima persa       Un Gioco Estremamente Pericoloso      Mayerling
Niente di grave... suo marito è incinto       
Sento che mi sta succedendo qualcosa 

LINK: Catherine Deneuve

 
 
 

Françoise Dorleac

Post n°565 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

(Parigi, 21 marzo 1942  Nizza, 26 giugno 1967)











I suoi Film che preferisco:
Les demoiselles de Rochefort     
La calda amante     Cul de sac    

LINK: Françoise Dorléac

 
 
 

Les demoiselles de Rochefort

Post n°566 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 



Un film di Jacques Demy. Con Françoise Dorléac, Catherine Deneuve, Michel Piccoli, Danielle Darrieux, Gene Kelly, Jacques Perrin, George Chakiris
Titolo originale Les demoiselles de Rochefort. Musicale, durata 120 (86) min. - Francia 1966. 
Titolo Italiano: Josephine



 

 

Che film delizioso! Questo musical alla francese di J. Demy è un omaggio ai classici del genere: non a caso Gene Kelly è nel cast! La modesta cittadina di Rochefort, sulla costa atlantica francese, come New York o Los Angeles? Sì! La storia è tenera e carina, i numeri musicali coloratissimi e pieni di gioia, i molti interpreti in totale sintonia. La versione restaurata curata da Agnes Varda restituisce al film il suo pieno valore. E poi che gioia vedere duettare insieme C. Deneuve e F. Dorleac, sorelle sulla pellicola e nella vita. Loro aggiungono al film un quid di bellezza e grazia che brilla negli occhi e nel cuore. 
Commento di a17540
 
 




La naturalezza con cui si vive l’amore scoperto, ritrovato o perduto rappresenta il “ritornello” che caratterizza per intero la pellicola: l’emozione è vissuta non con la morbosità del lirismo amoroso, ma attraverso un sentimento di leggera malinconia venato da una pacatezza che sembra costantemente riflettersi anche nell’utilizzo della musica, ma, specialmente, nel modo di colorare il quadro, nei toni “pastellosi” che illuminano, o meglio rende dire, ovattano la bella cittadina di Rochefort e i suoi abitanti. Al centro della storia vi sono due sorelle gemelle: Delphine, insegnante di danza e Solange, compositrice, rispettivamente interpretate da Catherine Deneuve e Françoise Dorléac -sorelle anche fuori dal set- che sognano di trovare l’uomo ideale e di trasferirsi a Parigi per avere l’opportunità di una vita più movimentata rispetto a quella offerta da Rochefort. Altra protagonista è la madre delle due gemelle, proprietaria di café nel centro cittadino, dove avrà l’occasione di realizzare svariati incontri, tra i quali, quello con un marinaio artista e poeta che come le sue figlie sogna la donna ideale, già dipinta in un quadro, la quale somiglia in modo impressionante a Delphine. Tra le vicende delle tre donne s’ intreccia anche quella di Monsieur Dame (Michel Piccoli) un misterioso signore proprietario di un negozio di musica che si è appena trasferito a Rochefort, al fine di ritrovare l’amore perduto dieci anni prima a causa del proprio nome. Il secondo musical di Demy s’ inserisce nella scia de Les Parapluies de Cherbourg e al contempo se ne distacca per il buon umore, immergendosi così nel clima di spensieratezza “pop” degli anni ’60 non ancora toccati dal Maggio e lontani dal cinema qualunquisticamente definito “impegnato” (termine, a mio avviso, dal significato quantomeno effimero poiché un film, nel momento che trasmette un messaggio personale quale che sia, è già a suo modo “impegnato”) che nel periodo stava assumendo sempre più rilievo nella produzione dei “colleghi” della Nouvelle Vague. Nella pellicola si ritrova semmai la tradizione del musical americano nella scelta della spettacolarizzazione, in particolar modo nelle coreografie e nei motivetti orecchiabili cantati dai protagonisti, nonché nel chiaro omaggio alla figura di Gene Kelly (che nella pellicola presta il volto a Andy Miller) indimenticato protagonista del genere. Tuttavia l’anima stessa della pellicola rimane, come giusto che sia, permeata da un gusto tutto europeo per l’intimità che essa è capace di creare con lo spettatore, dove la commedia musicale è intrecciata a quella sentimentale e vuole prima di tutto trasportarci in un’atmosfera sognante. Ad influenzare questo clima, incide non poco la scelta della fotografia e dei giochi cromatici presenti nel maquillage dei protagonisti e della città, in grado di rendere l’atmosfera profondamente favoleggiante. Ipnotizzato, poi, dalle note di Michel Legrand, spesso molto simili tra loro, lo spettatore sedotto precipita su una nuvola, come sembra simboleggiare la splendida chiusura a iride di un azzurro cielo, dove a dominare è un clima di spensieratezza, che, grazie al favoloso tocco di Jacquot de Nantes ha però la profondità che solo l’autentica felicità sa avere.
Commento di Monia Raffi


 

LINK:  Les demoiselles de Rochefort 
           Françoise Dorléac 
        Catherine Deneuve

 

 
 
 

Il Cinema

Post n°567 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Il Cinema è la magia della bellezza, della gioventù che vivrà per sempre, un avamposto di fronte al dissolversi di ogni altra cosa. 
Sulla pellicola scorrono vite e mondi che non potranno essere i nostri ma sono delle possibilità, l'altro da noi che avrebbe potuto essere se solo Dio o il caso l'avessero voluto.
a17540.

 
 
 

Howard Hawks

Post n°568 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Howard Winchester Hawks
(1896 - 1977 - USA)



Ogni suo film è davvero un dono.
    
I Film di Hawks che più amo:
Lo sport preferito dall'uomo  

Gli avventurieri dell'aria    
   Il grande sonno       
Acque del sud        
Hatari!      
Colpo di fulmine       Il magnifico scherzo 
Il Fiume Rosso       La signora del venerdì    
Ventesimo secolo       Un dollaro d'onore  
Il grande cielo   

 
 
 

Star Hats

Post n°569 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Ida Lupino



 
 
 

Coppie Cinematografiche

Post n°570 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Fred Astaire e Cyd Charisse







In Spettacolo di Varietà di
Vincente Minnelli - 1953

 
 
 

Coppie Cinematografiche

Post n°571 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Rita Hayworth e Gene Kelly



in Fascino di Charles Vidor - 1944

 
 
 

Les Demoiselles de Rochefort

Post n°572 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Catherine Deneuve e Françoise Dorleac

Musiche di Michel Legrand


  
 
   

 
 
 

Fango sulle stelle

Post n°573 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 



Un film di Elia Kazan con Montgomery Clift e Lee Remick . Titolo originale: Wild River  - USA 1960.









Nel 1933 Chuck, un ispettore della TVA (Tennessee Valley Authority), ente statale voluto da Roosevelt, che ha deciso l'allagamento di una valle per costruire una diga e porre fine alle inondazioni del “fiume selvaggio”, si scontra con una vecchia matriarca, l'unica che si rifiuta di vendere le sue terre, e con i notabili bianchi che pagano gli operai neri con tariffe dimezzate. Prodotto dal regista per la Fox, scritto da John Osborn sulla base dei romanzi Mud on the Stars di William Bradford Huie e Dunbar's Cove di Borden Deal, è il più umanistico tra i titoli di E. Kazan e uno dei grandi film sul tema dell'acqua, rispettosamente attento alle ragioni contrapposte di Ella Garth (il vecchio) e dello scrupoloso funzionario (il nuovo). Ma c'è l'intervento di Carol (il presente), giovane vedova e nuora di Ella, che con l'amore mette in crisi l'universo di Chuck. “Caratteristico del suo ultimo periodo, lo stile di Kazan tende verso la serenità, la contemplazione” (Jacques Lourcelles). Nonostante il preciso e concreto contesto storico-sociale, è anche un calmo, potente poema lirico che si rispecchia nella maestosa bellezza della natura (Cinemascope di Ellsworth Fredericks). Superba direzione degli attori: portano sul volto, come cicatrici, i segni del conflitto che vivono.
Commento dal dizionario "Il Morandini"

LINK: Lee Remick
        Elia Kazan

 
 
 

Ida Lupino

Post n°574 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

(Londra, 4 febbraio 1918  Burbank, 3 agosto 1995)
è stata un'attrice,regista, sceneggiatrice, e produttrice cinematografica inglese.







Tra i suoi Film ricordo:
Strada Maestra (They Drive by Night) di Raoul Walsh - 1940
Il lupo dei mari (The sea wolf) di Michael Curtiz - 1941
Una pallottola per Roy (High Sierra) di Raoul Walsh - 1941
Neve rossa
(On Dangerous Ground) di Nicholas Ray - 1951
Il grande coltello (The big knife) di Robert Aldrich - 1955
Quando la città dorme (While the city sleeps) di Fritz Lang - 1956

L'Ultimo buscadero (Junior Bonner) di Sam Peckinpah - 1972

 
 
 

Coppie Cinematografiche

Post n°575 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Ida Lupino e Jean Gabin



in Ondata d'amore (Moontide) di Archie Mayo - 1942

 
 
 

L'amore che non muore

Post n°577 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Un film di Patrice Leconte. Con Juliette Binoche, Daniel Auteuil, Emir Kusturica. 
Titolo originale La veuve de Saint-Pierre.  - Francia 2000.















In piedi in una grande stanza, sullo sfondo luttuoso di alte tende scure, Madame La (Juliette Binoche) guarda verso l'esterno, in attesa. Così inizia L'amore che non muore, in originale La veuve de Saint-Pierre. La vedova, appunto, è il soprannome tradizionale della ghigliottina (talvolta gli uomini si compiacciono di celebrare le proprie nefandezze con un macabro senso del comico). Attorno a essa Patrice Leconte è lo sceneggiatore Claude Faraldo raccontano tre storie, che i titoli di testa hanno cura di riferire a un nucleo di fatti veri di cui resterebbero prove documentali presso il tribunale di Saint-Pierre, colonia francese al largo delle coste canadesi.
La prima storia, la più edificante ed esplicita, ha come protagonisti l'assassino Neel August (Emir Kusturica) e Madame La. La seconda, narrata per cenni e con un passato solo suggerito, riguarda invece il rapporto fra la stessa Madame La e il marito, taciturno capitano della guarnigione dell'isola (Daniel Auteuil). La terza, molto più "pubblica", oppone il capitano al piccolo gruppo di notabili di Saint-Pierre, intenti ad affermare e confermare il loro potere. A dare senso più ampio a tutte e tre le storie, è però tanto lontana che sull'isola ne giungono solo echi, c’è la Francia della Seconda Repubblica, proclamata nel febbraio del 1848 in seguito all'abdicazione di Luigi Filippo. Nel dicembre dello stesso anno Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro Napoleone III, è stato eletto presidente, dopo che il governo ha represso con l'esercito le insurrezioni operaie e socialiste. Data l'instabilità politica, nei mesi seguenti - il film è ambientato nel 1849, per quanto il fatto di cronaca cui s'ispira sia accaduto invece nel 1920 - il gruppo di notabili ha fondati motivi di temere per la tranquillità delle proprie carriere. D'altra parte, questo stesso sfondo storico illumina il poco che la sceneggiatura rivela del passato del capitano e della moglie, legati nella madrepatria a movimenti d'opinione radicali e ora costretti all'esilio. Nonostante la molteplicità dei temi narrativi, Leconte e Faraldo riescono a integrare le tre storie, dando loro una forza suggestiva talvolta non comune, insieme umana e morale. In ogni caso, la vicenda di Neel è la più debole (e comunque buona la prova di Kusturica, qui al suo esordio come attore). Madame La "verifica" nell'assassino di buon cuore le proprie teorie umanitarie. Un uomo, dice, può essere criminale in un momento della sua vita, e poi non esserlo più. Che si condivida - come può sembrare auspicabile - questa sua prospettiva, o che si propenda per un'antropologia più pessimista o più cinica, in ogni caso il suo ravvedimento e il suo recupero sono raccontati per così dire dall'esterno. La sceneggiatura ne descrive l’evoluzione attraverso episodi esemplari, edificanti, che non riescono da soli a rendere sempre anche l’evoluzione interiore di Neel. Ben più intenso il film è quando mette a confronto il "non detto" dell'amore e della formazione etica e politica di Madame La e del marito con la realtà psicologica è, anch'essa, politica del ristretto gruppo dominante di Saint-Pierre. Quelli, testimoni e vittime del naufragio di speranze civili, sono "imprigionati" senza più illusioni nei ghiacci e nelle brume di un mondo che pare esso stesso esiliato dal mondo. Questi, dal governatore al funzionario delle dogane, sono invece "prigionieri" delle loro piccole vite, intenti a difendere con misera solerzia il loro potere, per quanto minimo sia. E appunto la "vedova" (insieme con il boia, suo triste accessorio) che misura gli uni e misura gli altri. Caricata nella stiva d'un grande veliero bianco - bianco come un fantasma -, solca il mare e arriva a Saint-Pierre, lenta e inesorabile come la burocrazia che amministra la morte. Per i notabili è lo strumento necessario non tanto a uccidere un uomo (cosa che, in sé, stimano di ben scarso rilievo), quanto a tener pubblica fede a una loro decisione, e dunque a confermare il loro ruolo. Per il capitano, anzi per lui e per Madame La insieme, è lo strumento e il simbolo della barbarie che vince. In questo senso, le tre storie diL'amore che non muore possono essere raccontate come una sola storia: quella di un uomo e di una donna tanto fedeli l'uno all'altra, tanto decisi a nutrire i propri ideali della propria passione, da accettare il rischio della morte pur di non tradire questa tradendo quelli. E siamo così, alla fine del film, di nuovo all'inquadratura che l’ha aperto. Al di là delle tende luttuose, un plotone d'esecuzione spara. Al di qua, Madame La ha motivi per tenere ben vivo il suo amore.
di Roberto Escobar - Da Il Sole 24-Ore, 15 ottobre 2000

 
 
 

Coppie Cinematografiche

Post n°578 pubblicato il 27 Agosto 2010 da a17540
 

Ava Gardner e Clark Gable  



in Mogambo di John Ford - 1953

LINK :   Ava Gardner  

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: a17540
Data di creazione: 14/06/2010
 

AREA PERSONALE

 
 

Epifania, dal greco
επιφάνεια,
epifaneia, che significa
manifestazione.

 

LEE WILEY - THE MAN I LOVE



 

Un’epifania è un momento
speciale in cui un qualsiasi
oggetto della vita comune,

una persona, un episodio
diventa "rivelatore"
del vero significato
della vita a chi
ne percepisce il valore
simbolico.

 

KATE HUDSON - CINEMA ITALIANO




 


Lo stream of consciousness
o flusso di coscienza
è espressione di  quell'area della mente umana che sta al di là della comunicazione e che non è controllata razionalmente né logicamente ordinata.
Applicato in ambito artistico permette di travalicare le consuete strutture sintattiche e arriva a toccare il fondo oscuro e inconfessato dell'animo umano. 

L’esempio più celebre e valido in ambito letterario è forse il monologo di Molly Bloom con cui si chiude l’Ulisse di James Joyce.
Lo scopo dell'artista in questo caso non è quello di insegnare ma di presentare la realtà in tutti i suoi aspetti nel modo più impersonale ed oggettivo possibile e di lasciare al lettore la possibilità di comprenderla attraverso la sua personale percezione.

 
 

IMMA-NU-EL

"Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emanuele" (Isaia)
Emanuele in ebraico è Imma-nu-El letteralmente "con noi Dio".
Il 6 gennaio la Chiesa commemora l'Epifania del Signore, ossia quando il Messia si è rivelato al mondo: quando "Dio è con noi".

 

BILLIE HOLIDAY - MY MAN



 

ELLA FITZGERALD - I LOVE PARIS



 

 

JUDY GARLAND - HAVE YOURSELF A MERRY LITTLE CHRI



 

JEAN ARTHUR CARY GRANT - ONLY ANGELS HAVE WINGS



 
 

 
 

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