La Cerca di Erebor

Uhl Belk 


« Tutte le fate traevano la magia dagli elementi della terra. La forza di mio padre derivava dai fiumi e dai laghi, dalle acque che nutrono la terra. Costruì i Giardini per dare la vita e trarne a sua volta. Suo fratello, sopravvissuto come lui, quello di cui lui non sapeva nulla, coglieva la magia dalle pietre della terra. Mentre mio padre trovava forza nella fluidità e nel divenire, suo fratello trovava la sua nella stabilità e nell'immutabilità. Il suo nome è Uhl Belk. E' il Re della Pietra. Nei tempi antichi non aveva nome; nessuno della stirpe di mio padre aveva nome, non serviva. Uhl Belk si fece chiamare così per paura. Sentiva che avere un nome significava essere sicuro di sopravvivere. Pensava che avere un nome implicasse stabilità. La stabilità rappresentava tutto per lui. Intorno a lui il mondo cambiava, le cose antiche svanivano nel nulla, cedendo il posto alle nuove. Lui non poteva accettare di cambiare, era rigido come la pietra da cui traeva forza. Per sopravvivere si fuse con ciò che gli aveva fornito la forza così a lungo, rintanandosi nella terra da cui dipendeva. Scelse il suo nome e si ammantò di pietra. Il suo mondo, come quello di mio padre, era ormai ridotto a quasi niente, un sottile filo di vita protetto dalla sua magia. Vi si attaccò disperatamente, mentre le guerre degli uomini infuriavano nel corso dei secoli e attese che si ristabilisse l'equilibrio. Ma, a differenza di mio padre, Uhl Belk mise da parte la fiducia datagli dal Verbo. Lottando per la sopravvivenza perse di vista lo scopo per cui era stato creato, l'unica ragione di vita divenne per lui la sua esistenza, a qualsiasi costo. Dimenticò il giuramento che aveva fatto di preservare e proteggere la terra; la promessa di prendersi cura della vita della terra perse ogni significato. Custodì e rafforzò la sua magia, convinto che quando fosse stata sufficientemente forte, l'avrebbe tenuto in vita contro tutto e tutti. » Terry Brooks, Il Druido di Shannara