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Forse al di la, un biglietto per...

 

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ERMOPOLI, L'ANTICA CITTÀ DELLA CONOSCENZA

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L'importanza alle " parole "

Post n°8 pubblicato il 04 Aprile 2009 da jezebelius0
 
Foto di jezebelius0

Concedendo la giusta importanza alle parole, senza perderne il Senso,

Consacrando la giusta importanza ai gesti, senza perderne il Senso,

Forse sarei un Uomo.

Talvolta chi comunica o mi suggerisce qualcosa, anche se non posso avere la certezza matematica che lo faccia consapevolmente, mi da  quel che mi serve, in quel momento.

Non solo vuoti involucri allora, le parole ed i gesti, ma codice da decifrare, riconoscere, per la mia ragione, ponendo  attenzione a ciò che mi accade intorno, vivendo nell’interesse ed assorbendone la percezione, i mille sensi che in un gesto od una parola, indefinitamente, sopravvivono e che aspettano che io li prenda, li colga, come frutti da un albero che ahimè, dal basso, posso solo scorgere disordinatamente.

 Ho deciso di edificare il mezzo per arrivarvi, poiché questo è il fine.

Io sono il mezzo da organizzare, predisporre, imparare ad usare.

I frutti son li e l’albero ancora prima.

Non solo allora vuote forme e vani movimenti ma Vita che devo unicamente studiare e comprendere, da ciascuno e da tutto ciò che intorno a me accade.

Ne va della mia Vita.

Cominciare dal Risvegliare i sensi e di questi trascenderne il limite.

Perire forse ma a Vita nuova dirigere la mia vita. Contraddire la natura che vuole convincermi che non posso, che sono limitato in quanto uomo.

Disubbidirle, spezzando i lacci di una comune esistenza.

Ne va della mia Vita.

Per quanto dubbioso all’inizio sono approdato in un luogo dove il senso, i mille sensi parlano e di cui la mia curiosità giace Viva al di la di una natura immonda, edonistica , superficiale.

Ora So, Conosco, che c’è una regione accessibile, solo a chi, però, è disposto a separarsi dai suoi pregiudizi, dal suo scetticismo, dalle sue certezze.

 Il luogo che Esiste, pur ascoltandone da altri l’esistenza…è aperto ma ahimè, devo costruire il mezzo.

Ne va della mia Vita.

Niente parole allora ma solo Parole, niente gesti dunque ma solo Gesti. Oltre il silenzio comune ed al di la di una razionalità che talvolta mi oscura ma solo perché ne faccio poco utilizzo.

Ne va della mia Vita.

 

 
 
 

Flatlandia, Racconto fantastico a più dimensioni

Post n°7 pubblicato il 20 Marzo 2009 da jezebelius0
 
 
 
 

" Se " di Kipling

Post n°6 pubblicato il 27 Febbraio 2009 da jezebelius0
 
Foto di jezebelius0


Se puoi conservare la calma quando tutti intorno a te
la stanno perdendo e te ne danno la colpa;

se puoi aver fiducia in te quando tutti di te dubitano,

e trovare anche attenuanti al loro dubbio;

se puoi aspettare e non stancarti di aspettare;

o, essendo oggetto di menzogne, non mischiarti in menzogne;

o, essendo odiato, non abbandonarti all'odio,

e nondimeno non apparir troppo buono, né parlare troppo saggio;

se puoi sognare e non lasciarti dominare dai sogni;

se puoi pensare e non far dei pensieri i tuoi scopi;

se puoi incontrarti col trionfo e col disastro

e trattare allo stesso modo questi due impostori;

se puoi sopportare di udire la verità detta da te,

travisata da furfanti per farne trappole per gli sciocchi;

o veder distrutte le cose cui dedicasti la vita,

e chinarti a ricostruirle con logori arnesi;

se puoi fare un mucchio di tutte le tue vincite

e rischiarle d'un colpo a testa o croce,

e perdere, e ricominciare daccapo,

e mai mormorare una parola della tua perdita;

se puoi forzare cuore e nervi e muscoli

a servirti ancora a lungo dopo che sono esausti,

e così tener duro, anche se non vi sia altro in te

se non la volontà che comanda ad essi di resistere;

se puoi parlare alle folle e mantenere la tua virtù

o accompagnarti ai re senza perdere il senso umano;

se né i nemici né gli amici più cari possono ferirti;

se tutti gli uomini contano per te, ma nessuno troppo;

se puoi colmare l'inesorabile minuto

con sessanta secondi di lavoro compiuto,

tua è la terra e tutto ciò che in essa esiste,

e, ciò che più conta, tu sarai un uomo, figlio mio.


Se fosse una indicazione ovvero un programma di Lavoro su come fare determinate cose, questa poesia di Kipling? Che ne dite?

 
 
 

Una percezione... differente?

Post n°5 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da jezebelius0
 
Foto di jezebelius0

Una favola antica.

Tre uomini spaccano pietre in un luogo ove sorgerà una cattedrale.

Passa un viandante e chiede al primo: " Cosa fai ? ".

Risponde il primo: " Non lo vedi, spacco le pietre! ".

Il viandante passa al secondo al quale rivolge più o meno la stessa domanda: " E tu?"

questi risponde: " Mi procuro di che vivere per me e per la mia famiglia! "

Al terzo, stessa domanda: " E tu, cosa fai?", " io - risponde - costruisco una cattedrale! ".

Tra le tante interpretazioni, in fondo, guardando bene possiamo dire che tutti e tre fanno la stessa cosa.

Si adoperano in un lavoro ma, in sostanza, ognuno, di quel che fa, ha una opinione propria, ovvero vi attribuisce un significato particolare o personale. Una utilità.

Non è escluso, però, che le operazioni e il fine di queste possano, come dire, collimare o, quasi certamente, anche sovrapporsi. Un'unico lavoro ma che porta con se, tre diverse percezioni.

Tutti e tre potrebbero, nell'evidenza, " lavorare" su e per tre piani differenti.

Anche per chi guarda, in questo caso il viandante, tale lavoro potrebbe portar con se significati differenti.

E se tutto questo lo portassimo nelle parole? In ciò che ci diciamo ogni giorno nella quotidianità ma anche in rete. Se lo portassimo nella percezione che abbiamo della realtà?

Se Tizio scrive qualcosa, siamo disposti ad indagare quel che ha scritto o ci fermiamo soltanto alle parole " che vediamo", credendo, avendo la certezza, che quello, e solo quello, sia il pensiero.

Pensiamo mai che ciò che leggiamo, anche in un libro, può portare con se, in contenuto, anche altro? E se lo pensiamo, poi riusciamo a vederlo e ad indagarlo? Ci viene il dubbio che oltre allo scritto, si voglia dire anche altro non perfettamente chiaro ma pur " perfettamente" presente?

 

[ foto di Jan Bakker, licenza  ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Sono un mostro

Post n°4 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da monnalisa_e_nebbia

Per la prima volta scrivo su un blog non mio. A quanto leggo è concesso. So che comunque si può fare anche altrove.
Visto che il padrone di casa non si decide ad andare oltre il terzo post, provvedo io a scriverne un quarto.

Tema del post: i mostri.
Io sono un mostro, e non parlo di estetica, seppur ritenga di non essere una bellezza! Il mostro, in senso classico, è da intendersi come prodigio, qualcosa (o qualcuno) che vada al di là dell'ordinario. Quindi stra-ordinario. E' questo il punto: non ritengo di essere particolarmente normale. Il senso dato al termine normale, come al solito, è ancora tutto da chiarire o, meglio, ognuno considera normalità qualcosa di relativamente tale.
Ma torniamo ai mostri. Ne ho conosciuti diversi, per fortuna. Come li distinguo dal resto dei bipedi che popolano il mondo? Dalla forza del loro pensiero, in primis. Sono esseri fondamentalmente intelligenti e, spesso, alquanto bizzarri.
Ho riscontrato una sorta di inspiegabile comunanza tra me e loro. Evidentemente tra mostri ci si intende. Tutta colpa di qualche antico e primordiale istinto.

M.T.

 
 
 
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Un blog di: jezebelius0
Data di creazione: 22/08/2008
 

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