Ermes

Una percezione... differente?


Una favola antica.Tre uomini spaccano pietre in un luogo ove sorgerà una cattedrale.Passa un viandante e chiede al primo: " Cosa fai ? ".Risponde il primo: " Non lo vedi, spacco le pietre! ".Il viandante passa al secondo al quale rivolge più o meno la stessa domanda: " E tu?"questi risponde: " Mi procuro di che vivere per me e per la mia famiglia! "Al terzo, stessa domanda: " E tu, cosa fai?", " io - risponde - costruisco una cattedrale! ".Tra le tante interpretazioni, in fondo, guardando bene possiamo dire che tutti e tre fanno la stessa cosa.Si adoperano in un lavoro ma, in sostanza, ognuno, di quel che fa, ha una opinione propria, ovvero vi attribuisce un significato particolare o personale. Una utilità.Non è escluso, però, che le operazioni e il fine di queste possano, come dire, collimare o, quasi certamente, anche sovrapporsi. Un'unico lavoro ma che porta con se, tre diverse percezioni.Tutti e tre potrebbero, nell'evidenza, " lavorare" su e per tre piani differenti.Anche per chi guarda, in questo caso il viandante, tale lavoro potrebbe portar con se significati differenti.E se tutto questo lo portassimo nelle parole? In ciò che ci diciamo ogni giorno nella quotidianità ma anche in rete. Se lo portassimo nella percezione che abbiamo della realtà?Se Tizio scrive qualcosa, siamo disposti ad indagare quel che ha scritto o ci fermiamo soltanto alle parole " che vediamo", credendo, avendo la certezza, che quello, e solo quello, sia il pensiero.Pensiamo mai che ciò che leggiamo, anche in un libro, può portare con se, in contenuto, anche altro? E se lo pensiamo, poi riusciamo a vederlo e ad indagarlo? Ci viene il dubbio che oltre allo scritto, si voglia dire anche altro non perfettamente chiaro ma pur " perfettamente" presente? [ foto di Jan Bakker, licenza  ]