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L'INTERVENTO DELLA POTENZA DIVINA

Post n°249 pubblicato il 30 Gennaio 2021 da sergiopaolo.65

L'INTERVENTO DELLA POTENZA DIVINA 


"Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come mai alcuni di voi dicono che no c'e la risurrezione dei morti? Ma se Cristo non è risuscitato, è dunque vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede. (I Corinti 15:13) 

Questo è ciò che l'apostolo Paolo scrisse nella prima lettera inviata ai Cristiani che abitavano nella città di Corinto.Se Iddio non avesse preso alcuna disposizione per la vita futura dell'uomo, per mezzo del riscatto e di una risurrezione promessa, la morte sarebbe stata la fine di ogni speranza.Ma Dio ha ben preso delle disposizione per assicurare il nostro ritorno alla vita e, dopo che ci ha fatto conoscere il Suo piano misericordioso, coloro che parlano e scrivono intelligentemente su tale soggetto, (come ad esempio gli autori delle Scritture,profeti e Apostoli ) descrivano in una maniera unanime lo stato d'incoscienza che corre nell'intervallo fra la morte ed il mattino della risurrezione, in cui la sensibilità (l'esistenza sensitiva) è sospesa come un (Sonno) in verità questa immagine è eccellente, poichè, il momento del risveglio, a loro sembrerà essere quello che seguì subito dopo l'istante della loro morte.Per esempio, parlando della morte di Lazzaro, noi leggiamo che Gesù disse; "Lazzaro il nostro amico s' è addormentato; ma io vado a svegliarlo." Siccome i discepoli erano lenti a comprendere, Egli aggiunse Lazzaro è morto. (Giovanni  11:11) Se la teoria, secondo la quale lo stato cosciente sussiste dopo la morte fosse esatta non sarebbe sorprendente che Lazzaro non raccontò nulla della sua esperienza nei quattro giorni? Nessuno pretenderà che egli era in un inferno di tormenti, poichè Gesù lo proclamava suo 'Amico', e, se fosse stato nella beatitudine celeste, Gesù non ponendolo in rilievo, avrebbe agito poco amichevolmente con lui. Ma, come Gesù dichiarò, Lazzaro dormiva ed Egli, lo risvegliò allo stato cosciente, ad una esistenza di un essere sensitivo, o di anima, rivenuta, o rivivificata; ed evidentemente, tale miracoloso favore fu molto apprezzato da Lazzaro, dalle  sue sorelle ed i suoi amici.L'idea predominante in tutte le Scritture è che noi attualmente siamo nella notte della morte e del sonno, che è messa in parallelo con il mattino del risveglio e della risurrezione: "La sera alberga da noi il pianto, ma la mattina viene il giubilo" (Salmo 30:5), il mattino della risurrezione in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative  usciranno da esse (Giovanni 5:28;Atti 24:15);E lo stesso afferma , Isaia  dicendo: "Rivivano i tuoi morti! Risorgano i miei cadaveri! Svegliatevi e giubilate, o voi che abitate nella polvere (della terra)."(Isaia 26:19).Gli Apostoli anche, molto frequentemente si sono serviti di questa figura retorica, appropriata, perché piena di pace e speranze. Per esempio Luca dice di Stefano, il primo martire, che "s'addormentò" e, riportando il discorso di Paolo ad Antiochia, adoperò la stessa espressione: 'Davide s'addormentò.' (Atti 7:60; 13:36) Pietro si serve della stessa espressione dicendo: 'i padri si sono addormentati.' (2 Pietro 3:4) E Paolo l'adoperò numerose volte, come si rileva dalle seguenti citazioni,addormentare e morire "Se suo marito e morto."(I Corinzi 7:39)"Di cui la maggior parte sono  ancora in vita e alcuni si sono morti "(I Corinzi. 15:6)"Ma, se non v'è risurrezione ... coloro che sono morti in Cristo, sono periti."(I Corinzi 15:13-18)"Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono."(I Corinzi 15:20)"Ecco io vi dico un mistero: noi tutti morremo."(I Corinzi 15:51)"Non vogliamo che siate in ignoranza circa quelli che dormono."(I Tessalonicesi. 4:13)"Quelli che si sono addormentati, Iddio, per mezzo di Gesù, li ricondurrà con Lui."(I Tessalonicesi 4:14)Quando verrà il tempo della risurrezione, il tempo del Regno, "noi viventi i quali saremo rimasti sino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati."(I Tessalonicesi 4:15)Daniele espose lo stesso concetto, nel descrivere la risurrezione; "Moti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno," e la descrizione dimostra che questi che dormono  comprenderanno il bene ed il male. (Daniele. 12:2) Essi 's'addormentarono' in pace per attendere il giorno del Signore, il giorno di Cristo il giorno millenario, persuasi, in pieno, 'che Egli (il Cristo) è potente di custodire il mio deposito, fino a quel giorno.' (2 Timoteo. 1:12) Questi stessi pensieri sono espressi in tutti i capitoli del Vecchio Testamento, a partire dal momento in cui Iddio predicò ad Abrahamo l'Evangelo di una risurrezione: l'espressione 'egli si addormentò con i suoi padri' è assai frequente nel Vecchio Testamento.(Genesi 25:7-17;35:23;49:29-33; Numeri 20:24-26;27:13;31:2; Deutoronomio 31:16;32:50;Isaia 14:20) Ma Giobbe presenta un linguaggio assai incisivo, nel dire: 'Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorno dei morti, tenermi occultato sinché l'ira tua sia passata!' (Giobbe 14:13)Il tempo attuale, durante il quale regna la morte, è il tempo dell'ira di Dio, poiché la maledizione della morte infierisce su tutti, a causa della trasgressione originale(Romani 5:12). Tuttavia, ci è stato promesso che, al proprio tempo, la maledizione sarà tolta ed una benedizione sarà apportata dal Redentore a tutte le famiglie della terra, perciò, Giobbe continua ad invocare il Creatore, dicendo: 'Aspetterei tutti i giorni del mio duro servizio ... Tu mi chiameresti ed io risponderei tu avresti un grande desiderio per l'opera della tue mani' (Giobbe 14:14-15) Noi che viviamo nel tempo del Nuovo Testamento, leggiamo la risposta del nostro Signore: 'L'ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figliuolo di Dio (che li invita a svegliarsi, per acquistare una piena conoscenza di Dio, e cogliere l'opportunità d'ottenere la vita eterna). (Giovanni 5:25, 28, 29)Questo "sonno" della morte è un periodo d'incoscienza così assoluto che coloro i quali saranno risvegliati non avranno la minima conoscenza del tempo che è trascorso. In verità, 'sonno' è semplicemente un termine adattato in questo caso speciale, poiché, in realtà, i morti sono morti, interamente distrutti, eccetto che la saggezza di Dio conserverà la loro identità ed ha decretato che per Cristo essi saranno risvegliati, restaurati e rivivificati. In effetti, ciò costituirà una 'ri-creazione,' cioè, una manifestazione della potenza divina, ancora più grande di quella che fu la creazione di Adamo e d'Eva. Sarà la 'ri-creazione' di  miliardi, di persone una  riproduzione d'individualità infinitamente varie, Solo Iddio, l'Onnipotente, possiede una tale sapienza e potere; Egli è contemporaneamente desideroso ed in grado di compiere questa riproduzione. Uno dei risultati benefici, nell'aver permesso l'estrinsecarsi del male, sarà che la sua estirpazione renderà manifesto a tutti i tratti caratteristici del carattere divino, come non avrebbero potuto mai essere manifestati e conosciuti. La giustizia divina, l'amore divino e la potenza divina brilleranno davanti agli angeli e gli uomini, e finalmente la sapienza divina, nel permettere una tale dimostrazione del carattere di Dio, sarà manifestata e riconosciuta da tutte le sue creature, uniformemente.La testimonianza delle Scritture relativa alla necessità d'una risurrezione dei morti è molto chiara ed esplicita. Come si potrebbe avere una risurrezione dei morti se nessuno fosse morto. Ma, se come alcuni sostengono: "che tutti coloro i quali sembrano morire, sono più viventi di quanto lo siano mai stati" smentiscono, così, i cinque sensi di ogni essere intelligente, oltre ad invalidare la dichiarazione positiva della Scrittura, che dice: 'per colui che è associato a tutti gli altri viventi c'è speranza; perché un cane vivo val meglio di un leone morto.'(Ecclesiaste 9:4) Poiché i viventi, (anche i meno intelligenti,) sanno che morranno, ma i morti non sanno nulla di nulla e non c'è più per essi alcun salario, perché di loro nessuno ha più memoria. Il loro amore, l'odio l'invidia sono ormai periti ed essi non hanno più parte (interesse), (ebreo: olam: un periodo indefinito) di tutto ciò che si fa sotto il sole ... Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; perché nel soggiorno dei morti dove vai, non v'è più né lavoro, né pensiero, né scienza.(Ecclesiaste . 9:4-10; Isaia 26:14)"Tu distruggi la speranza dell'uomo (in lui stesso). Tu lo sopraffai per sempre ed egli se ne va; tu sfiguri il suo volto e lo mandi via. Se i suoi figli sono onorati, egli lo ignora; se sono disprezzati egli non lo vede."(Giobbe 14: 19-21; Isaia 63:16)Notate l'importanza delle parole dell'Apostolo intorno alla  risurrezione, in I Corinzi 12:54, dove dichiara: "Or se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come mai alcuni fra voi dicono che non v'è risurrezione dei morti?"Se i morti non sono morti, ma più viventi che mai, allora non essendo morto nessuno, non ci sarebbe da attendersi la risurrezione dei morti. L'Apostolo non sostiene tale teoria, ma ben il contrario, cioè, che i morti sono periti, come le bestie(Ecclesiaste 3:19-20), salvo che Iddio li risusciti, e che le nostre speranze per essi siano vane, se non sono speranze nella risurrezione da notare  attentamente ogni parola di questa possente argomentazione esposta da uno dei più grandi logici della terra. Egli dice:"Se non v'e risurrezione dai morti, neppure Cristo è risuscitato; e se Cristo non è risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione, e vana pure è la nostra fede (poiché un Cristo morto non potrebbe sapere nulla e nè potrebbe aiutare alcuno). E noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio (degli ingannatori malvagi in luogo di ambasciatori scelti divinamente), poiché abbiamo testimoniato di Dio, che Egli ha risuscitato il Cristo: il quale Egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano. Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è risuscitato; e se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra fede."(1Corinzi 15:13)Si dovrebbe osservare che l'Apostolo non appoggia il peso della sua argomentazione sulla risurrezione del corpo, ma sulla risurrezione dell'essere, o dell'anima: che la sua anima non sarebbe stata lasciata nell'Ades. (Atti 2:31,32) Se Paolo avesse condivisa l'opinione sulla teoria popolare della nostra epoca, sulla risurrezione, egli si sarebbe espresso presso a poco in questi termini: Alcuni fra voi parlano della risurrezione del corpo, come se ciò avesse qualche importanza, ma, realmente, il corpo è un 'ostacolo' un impiccio, una 'prigione' per l'anima che è ben più a suo agio, allorché se ne è 'liberata.' La risurrezione del corpo, a qualsiasi momento che avesse luogo, costituirebbe un'infelicità, per il nuovo 'legame' dell'anima ed una limitazione dei suoi poteri.L'Apostolo non esprime nulla di simile, poiché sarebbe stato contrario alla verità. Egli insegnava una risurrezione dell'anima o dell'essere sensitivo, uscente dallo stato d'incoscienza della morte, e negava la risurrezione del corpo che moriva, dicendo: "Tu non semini il corpo che sarà (alla risurrezione dell'anima o essere) ... Dio gli dà un corpo (nuovo) secondo che l'ha stabilito, e a ciascun (seme) il proprio (la specie appropriata) corpo. (I Corinzi 15:37,38) Le masse del genere umano, o dei 'semi' umani, riceveranno dei corpi umani, ma non quegli stessi che ritornarono alla polvere ed i cui frammenti, o atomi, sono passati a degli organismi animali o vegetali, infinitamente più piccoli. I membri della Chiesa riceveranno dei corpi in spirito (corpi spirituali), simile a quello del loro Signore, risuscitato ed interamente differente dei loro corpi terrestri. A tal proposito, Giovanni dichiara: 'Non è ancor reso manifesto quel che saremo; sappiamo che quand'egli sarà manifestato, saremo simili a Lui, perché lo vedremo com'egli è non come Egli fu.(I Giovanni. 3:2)Ma seguiamo l'argomentazione dell'Apostolo. Egli dichiara:"Se Cristo non è risuscitato, vana è la vostra fede, voi siete ancora nei vostri peccati. Anche quelli che dormono in Cristo sono dunque periti."(vv 17,18)Coloro i quali pretendono che l'anima non muore né può morire, negano, di fatto la risurrezione dell'anima, essere sensitivo, e sono così forzati dalle loro argomentazioni, che i passaggi delle Scritture che si riferiscono alla risurrezione, debbono attribuirsi alla risurrezione del corpo e, imbarazzati dalle parole dell'Apostolo, non sanno che dire. Se essi pretendono che Gesù era vivente, "più vivente che mai," durante i tre giorni in cui -secondo le Scritture-era morto, essi pensano che il suo corpo di risurrezione fosse quello deposto martirizzato e coperto di cicatrici nella tomba di Giuseppe, come potrebbero essi pretendere che la fede in un Cristo, che non mori (ma accantonò semplicemente per tre giorni) sia una fede "vana"? Come potrebbero essi non riconoscere che una tale fede non libera dalla condanna? Come potrebbero sostenere che il Cristo 'più vivente che mai,' 'liberato' del suo corpo carnale, non poteva salvare i peccatori e, quindi, tutti coloro che si sono addormentati in Cristo sono 'periti'?L'intera teoria è in contraddizione con la esposizione biblica dei fatti. Essi negano che l'anima possa perire (greco: appollumi-essere distrutta), mentre l'ApostoloPaolo  dichiara che essa lo può, lo stesso il profeta Ezechiele 18:20),e , anche  Gesù lo afferma dicendo anche: "Dio è capace di distruggere sia l'anima che il corpo." (Matteo10:28) Essi negano anche che alcuni si siano "addormentati" in Cristo, che la morte sia un sonno in attesa di un risveglio al mattino della risurrezione, (Salmo 17:15)sia Gesù che  gli Apostoli e tutti i profeti dichiarano all'unanimità che essa è un 'sonno,' dal quale solo la potenza di Dio può risvegliare, riportando allo stato cosciente l'anima, l'essere sensitivo, su qualsiasi piano d'esistenza ch'esso sia. (Giovanni 11:11;1Tessalonicesi 4:16; Deutoronomio 31:16; Daniele 12:2 ecc ).Poiché bisogna notare che le persone le quali sperimenteranno il 'cambiamento' nella prima risurrezione alla natura divina saranno delle anime tanto sicuramente, quanto lo furono nella loro natura terrestre. Dio lo ha dichiarato; un'anima, adoperando lo stesso termine 'psiché': 'Se si trae indietro, l'anima, mia (psiché: essere sensitivo) non lo gradisce.'(Ebrei 10:38)La filosofia di Platone espressa nella sua opera dal titolo FETONE- (secondo la quale l'uomo non muore, non può morire, ne ha solo l'apparenza) prevaleva in tutta la Grecia, ai giorni del primo avvento del Signore, e costituiva il grande ostacolo al progresso dell'Evangelo, fra i Gentili. Noi leggiamo, ad esempio, che allor'quando Paolo predicò ad Atene, egli fu ascoltato dai filosofi, come un gran dottore, sino al momento in cui trattò la risurrezione dei morti. Dopo fu troppo per loro e non se ne interessarono più, perché essi si stimavano più avanzati degli Ebrei i quali annunziavano che i morti non possono avere alcuna esistenza futura, se non per una risurrezione. 'Quando udirono menzionare la risurrezione dei morti, (e si accorsero che anche Paolo era in disaccordo con la loro teoria, secondo la quale i morti sono più viventi che mai) alcuni se ne facevano beffe; ed altri dicevano: su questo noi ti sentiremo un altra volta.'(Atti 17:32).La concezione pagana che la morte non è morte, ma una tappa verso migliori condizioni di vita, non aveva in alcun grado impregnato il pensiero ebreo fino al primo avvento. I Farisei formavano la setta principale degli Ebrei. Gesù  dichiarò che essi erano i successori ed i rappresentanti della legge mosaica, in questi termini: "Gli Scribi (scrivani) ed i Farisei seggono sulla cattedra di Mosè." (Matteo 23:2) I Sadducei, molto meno numerosi dei Farisei, venivano in secondo luogo, come rappresentanti di sette influenti ed erano dei miscredenti e degli increduli. Essi negavano interamente ogni vita futura, sostenendo che l'uomo muore esattamente come la bestia, e non vi sarà alcuna risurrezione dai morti. Essi non credevano a nessuna delle promesse messianiche e negavano anche l'esistenza di intelligenze sovrumane, quali quelle degli angeli. Giuseppe Flavio-lo storico Ebreo-richiama l'attenzione su d'una setta denominata gli Esseni, la quale sosteneva la teoria di Platone, in voga fra i Gentili, cioè che l'uomo non muore giammai realmente, ma supera solamente una tappa progressiva, nello sviluppo della vita, al momento della crisi, denominata morte. Intanto, noi dobbiamo ricordarci che Giuseppe Flavio scrisse la sua storia sugli Ebrei, mentre si trovava alla Corte di Roma e la scrisse nell'intento d'influenzare la disposizione di spirito dell'Imperatore e della sua Corte a favore degli Ebrei. I Romani avevano finito per considerare gli Ebrei, come le Scritture li descrivono, cioè, 'un popolo dal collo duro e di natura contraddicente" ed avevano concluso, naturalmente, che la causa di tale disposizione era, da attribuirsi, alla loro religione. Tale supposizione era esatta. In effetti, le verità della rivelazione divina tendono a produrre uno spirito di libertà, là dove sono applicate e sopprimono le distinzioni considerevoli, esistenti fra i preti e la gente del popolo, fra re e soggetti nell'insegnare che tutti sono sottomessi ad un unico grande Giudice e Re. Ma Giuseppe Flavio desiderava controbilanciare questa valutazione esatta del popolo Ebreo e della sua religione e, perciò, forzò la verità nel voler far trionfare la sua causa e dimostrare alla Corte romana che la religione ebrea era praticamente la stessa delle diverse religioni pagane: (1) in ciò che concerne lo stato cosciente dei morti, (2) la credenza del tormento eterno. Per puntellare la sua causa egli cita la setta degli Esseni, come se fosse la principale setta religiosa fra gli Ebrei. Al contrario, gli Esseni erano così insignificanti, che non sono nemmeno nominati nel Nuovo Testamento, e, indiscutibilmente, non entrarono mai in conflitto con Gesù, né con gli Apostoli, mentre costantemente e frequentemente è fatta allusione ai Farisei e ai Sadducei.(ANTICHITÀ GIUDAICHE libro XV )Dopo che Gesù ebbe risposto ai dottori della Legge, agli scribi ed ai Farisei, sbaragliandoli, i Sadducei fecero la loro apparizione, sperando di poter dimostrare la superiorità della loro posizione d'increduli, nel rifiutare le dottrine di nostro Signore. A questi Sadducei i quali pretendevano che i morti erano morti per sempre, Gesù rispose loro  : "Che poi i morti risuscitano (devono risuscitare) anche Mosè lo dichiarò, nel passo del 'rovo.' Quando chiama il Signore l'Iddio d'Abrahamo, l'Iddio d'Isacco e l'Iddio di Giacobbe. Or Egli non è un Dio dei morti, ma dei viventi; POICHÉ TUTTI VIVONO PER LUI.( Luca 20:37, 38)Gesù suggerisce che questa affermazione in se stessa costituisce una prova che i morti devono risuscitare poiché Iddio, contrariamente, non farebbe allusione a degli esseri cancellati totalmente e per sempre dall'esistenza. Egli mostra allora che il Piano di Dio, relativo ad una risurrezione è stabilito e che quelli, chiamati "morti" tra gli uomini, per Lui sono tutti viventi, dal punto di vista divino, 'essi dormono' solamente, La Parola di Dio parla di costoro, dunque, come degli 'addormentati' e non come dei distrutti. Per quanto la sentenza originale fu di distruzione, ora essa è stata corretta con il riscatto. Perciò Mosé dice: 'Tu fai ritornare i mortali in polvere (distruzione) e dici: ritornate, o figli degli uomini. (Salmo 90:3; 103:4) Nel dire: 'Io sono l'Iddio d'Abrahamo,' l'Eterno parla non solo delle cose passate, come se fossero ancora presenti, ma anche delle cose a venire, come se fossero già passate. ( Romani 4:1)

 

Prof: Paolo Palmieri

 

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