1ninni

Di lavanda e di rane.


  Di passaggio. Sono stanca, mi fermo a riposare e mi siedo su un sasso all’inizio della strada. La casa c’è ancora, con le sue  persiane verdebosco ed il bianco dall’intonaco sbiadito dai tanti anni di pioggia e di  sole.Sento voci di ragazzi che si rincorrono,  giocano a nascondino. Il cespuglio di lavanda nell'aiuola di mattoni a forma di cuore, ora, si può considerare adulto. È diventato forte, rigoglioso e  profumato, ricordo quando  mia madre l’ha piantato, era il 1972, due giorni prima del 25 aprile. Il portoncino con il  battente di ottone brunito a forma di rana è chiuso, anche tutte le finestre sono sbarrate. Sembra tanto tempo che non vi abita più nessuno. Vorrei entrare, ma è così difficile. Mi piacerebbe vedere se c’è ancora il divano con la fodera a fiori gialli e il lavandino di pietra con sotto la tendina ricamata. Non so se voglio ricordare dov’è nascosta la chiave.  Ho paura che se entrassi  non troverei più il modo di andarmene.L’ultima volta che c’eravamo tutti,poteva essere un giorno di ferragosto. L’anguria nel cesto dentro al pozzo e quel vassoio di ferro  blu con dipinte le rane che mi è sempre piaciuto. Mi porgono spicchi tagliati con coltelli affilati, che volete che vi dica, mi ha sempre fatto una certa impressione.