Il Fornaio

Sie errichten dort das Pandämonium


Qui l’Angel tacque, e di sua voce il suonoNell’orecchia d’Adam restò sì dolceChe ancor d’udirla egli credeasi e intentoPendea dal muto labbro. Alfin riscosso5Con grato cor così rispose: - Oh! come,Istorico divin, render giammaiGrazie o mercè bastanti a te poss’io?Tu la mia di sapere ardente bramaLargamente appagasti, e arcane cose10E per me imperscrutabili degnatoTi se’ svelar che di stupor, di gioiaM’empiono insieme e di devoto affettoVêr l’alto Creator. Ma pur sospesaTien la mia mente un qualche dubbio ancora,15Che tu sol puoi discior. Quand’io rimiroQuesto del cielo e della terra immenso,Nobil teatro, e le diverse moliNe paragono insiem, null’altro io veggoEsser la terra che una macchia, un solo20Punto, un atomo sol fra tanti e tantiAstri ch’ardon lassuso. Eppur scorrendoDïurna immensa via questi sen vanno,Se a lor distanza e al rapido ritornoSi rivolga il pensier; ed altro intanto25Ministero non han, tranne sol quelloD’impartir luce a questa opaca terraLa notte e ’l giorno, a questo punto? E come(Spesso meravigliando in cor favello)Natura, in tutto così parca e saggia,30Qui non serbò misura, e a questo soloUso sì vaste e senza posa maiRotanti masse ha destinato, mentreQuesta picciola terra, atta con moltoPiù breve a raggirarsi e facil moto,35Ferma e ozïosa in mezzo a lor si giace;Ed esse, fatte di reïne ancelle,Per via sì lunga e con rattezza tantaChe nel notarla il numero vien meno,Di luce e di calor le invian tributo?40Così diceva Adamo, ed al sembianteVolgere in mente alti pensier mostrava.(John Milton/Paradiso Perduto. Libro Ottavo)Mi scostostupito e contrattomedito sul mondorappreso il mio corporimane di sfondo.